sabato 31 gennaio 2009

Kylkhor*


Sotto gl’occhi del tempo
accendiamo ancora
la sacra fiamma bianca

Nel disprezzo splendido
nel fradicio amore
per l’orgogliosa vita

Come un barlume bianco di ossa
che acceca le tenebre occulte

Acqua immobile, grigia, opaca

L’ombra degli alberi spogli sul nulla
indica la via per l’assoluto


* Nell’occultismo tibetano “Kylkhor” indica la proiezione psichica di un’idea, un’entità simbolica nata dalla volontà, più o meno cosciente, di una mente. Nell’accezione più blanda il Kylkhor è un cerchio di protezione aperto prima della preghiera, il luogo del mandala, la forma del pensiero sacro . Per questo Imbolc, vorrei creare un Kylkhor dentro di me, una luce bianca e sempre accesa.

(Imbolc è una delle quattro feste celtiche più importanti, si trova esattamente a metà fra il solstizio di inverno e l’equinozio di primavera e apre il secondo quarto dell’anno sacro. In gaelico, Imbolc significa “in grembo”: la Natura è gravida della rinascita primaverile. Buon Imbolc a tutti).

giovedì 29 gennaio 2009

Latitude


Out the snow
It is a long time
I don’t write

Music is
My own Confessor
I can’t lie

And my soul just seems a desert, on my knees
And no one can say if ever, I’ll be free

There’s a Law
It is so clear
In my mind

It’s not love
But nor fear
As the Time

And my world’s only a crumble, in the mist
As my breath is like a candle, a small gift

Absolute Absence
Absolute Presence
The stars are the mirror
For all my demons

The Latitude
Of the truth
Is the age of
All the sad loss

That’s what I mean when I say I am lost

It is cold
And I am father
Of my doubts

I can’t know
If I’m another
Son of chaos

No protection can be proper, for this war
To renew over and over, I’ve to fall

Absolute Absence
Absolute Presence
The stars are the mirror
For all my demons

The Latitude
Of the truth
Is the age of
All the sad loss

That’s what I mean when I say I am lost

giovedì 22 gennaio 2009

Dingir


Nel silenzio scarno della sera
il mio corpo inutile s’annulla:
l’insensatezza di una vita

Ombre decomposte nella nebbia
come i chierici disperati
in attesa d’un sole lontano

Ecco la incessante caduta
e l’infinita elevazione:
la gioia disperata dell’uomo

* "Dingir" significa “dio” nell'antica lingua sumerica

lunedì 19 gennaio 2009

Fenomenologia del colore



È candido equinozio dei sensi
o crepuscolo d’allucinazione?

Il colore vermiglio dell’incubo
ancora trafigge le mie pupille

La solitudine è verde d’erba
soffocato dalla neve fossile

I sussurri della luna tacciono
nell’assenza oscura della luce

lunedì 12 gennaio 2009

Are we human or are we dancer?


Puoi vedere il mio viso riflesso sull’acqua tiepida. Soltanto grazie alla luce di questa enorme luna che come un gigantesco occhio ci osserva da altre dimensioni. Siamo cristalli puri come le anime dei martiri dopo la morte. Ma solo per questa notte. Il mio corpo è il mezzo con cui tocco il piacere e la mia mente lo esalta all’infinito, come potessi sfiorare l’eternità filosofale. La neve bianca mi accarezza ma non ne sento il freddo. Posso però percepirne il candore. Fino alle profondità insondabili della mia anima. Ti chiedo di ascoltare questa chiamata che viene da una galassia lontana. Prima di arrenderti. Chiudi gli occhi e lava via ogni pensiero. “I did my best to notice when the call came down the line up to the platform of surrender… close your eyes, clear your heart cut the cord”. Cosa siamo stasera? E cosa possiamo essere? Vorrei imparare a guardarmi non più per il misero uomo che sono, ma per ciò che posso essere. Sono energia potenziale. E posso qualunque cosa. Posso danzare fra le stelle come un dio. E poi tuffarmi di nuovo in questo paradiso congelato e fumante. Dobbiamo perdere la cognizione di noi stessi. Smettere di definirci. Siamo solo vita. E mani fredde pronte a scaldarsi nel fuoco del cosmo. In ginocchio davanti al cielo stellato posso avere tutte le risposte che desidero senza nemmeno cercarle. “Are we human or are we dancer? My sign is vital, my hands are cold and I'm on my knees looking for the answer. Are we human or are we dancer?”. E non ho più bisogno di grazia e virtù. Ora che la mia anima e il mio corpo sono la stessa cosa. Qualunque metamorfosi è perfetta. Possiamo evaporare ed unirci all’universo. Semplicemente danzando sull’acqua. “Pay my respects to grace and virtue send my condolences to good give my regards to soul and romance, they always did the best they could and so long to devotion..”. Non c’è più nulla di sbagliato. Ogni strada non può che portarci qui. In questa serata celeste. E l’unica saggezza sarà quelle di ascoltare il cuore battere ancora. “Will your system be all right .. there is no message we're receiving let me know is your heart still beating .. are we human or are we dancer?”.

Le parti in inglese sono tratte da “Human” by The Killers

mercoledì 7 gennaio 2009

The cross upon the pure snow


I
Should have been water
Should have been fire
Should have been air
But I
Am only brown soil
Polluted by my
My old old dream

I
Should have been the cross
Upon the pure snow
Of this new year
Yes I
Shouldn’t be, no more,
The one refused
The one so poor

I will not die
I will not cry
Thousands of reasons to be alive
No I don’t mind
The screams the lies
They are only slaves of the life

My bones are fragile my soul is strong
Nothing is real as I have thought
I am a liar but the truth is all
Nothing is real as I have thought

I
Can burn calendar
As it was the real
Culprit of all
Oh I
Look at the hours
Just disappearing
With all my pain

I will not die
I will not cry
Thousands of reasons to be alive
No I don’t mind
The screams the lies
They are only slaves of the life

My bones are fragile my soul is strong
Nothing is real as I have thought
I am a liar but the truth is all
Nothing is real as I have thought

domenica 4 gennaio 2009

Sono un pensiero sono musica


L’anno purtroppo si apre in modo tragico. Solo con il termine tragedia può essere descritto ciò che è avvenuto a Valentina Giovagnini, artista che amavo molto fin dalla sua comparsa nel Sanremo del 2002. Valentina è morta a soli 28 anni in un incidente stradale nella notte fra il 2 e il 3 gennaio: la sua macchina si è schiantata nel pomeriggio del 2 contro un albero, lungo la strada fra Pozzo della Chiana e Foiano (AR), vicinissima a casa. Una beffa del destino che spezza una vita giovane e un grande talento. Valentina aveva portato sul palco dell’Ariston un modo di fare musica che sorrideva al sound celtico e, cosa ancora più straordinaria, lo aveva fatto cantando in italiano. Non solo la voce dolcissima con un’intonazione leggermente drammatica e folk, ricordava le voci delle cantautrici celtiche più famose, ma aveva portato anche uno strumento celtico per eccellenza, sul palco della più grande manifestazione canora italiana: la cornamusa. Già dalla sua esibizione sanremese mi aveva colpito molto, e mi ero subito procurato il cd (cosa rara per uno come me che non segue quasi per niente la musica italiana). E quel cd, “Creatura nuda”, mi era piaciuto moltissimo. Perché oltre ad apprezzarne l’aspetto musicale, la sua voce e gli arrangiamenti, mi avevano colpito i testi che suggerivano anche un percorso spirituale di ispirazione celtica, che sento molto vicino. Tra tutti i pezzi, cito alcune parti di “Metamorfosi”: “Non esisto solo qui l'universo è in me come un fiore all'innocenza tornerò, la mia linfa salirà fino al cuore e poi dalle braccia rami nuovi allungherò … mi libererò falco io sarò la natura che si risveglia per l’eternità mi trasformerò…. quanti volti avrò quante verità prima di incontrarmi con me”. Per questo ho ascoltato quel cd fino a consumarlo… e la sua voce, dolce e carica di emotività crepuscolare, mi è divenuta famigliare. Le sue parole si sono fuse con la mia personale consapevolezza. Dopo Sanremo c’è stato un singolo, nel 2003, e concerti in giro per l’Italia, con un gruppo che aveva chiamato “Ogham”, il nome dell’alfabeto celtico degli alberi, il linguaggio del bosco. Aveva imparato bene a suonare la cornamusa e accostava lo strumento alla sua voce. Purtroppo non era più riuscita a tornare a Sanremo e, per sua stessa ammissione, aveva incontrato persone sbagliate, che le avevano fatto perdere molto tempo. Come al solito, il pessimo mondo della discografia italiana non permette ai veri talenti di uscire davvero. Poi finalmente a novembre l’annuncio: nei primi mesi del 2009 sarebbe finalmente uscito il nuovo album. Ma ora la cronaca atroce parla da sé. Purtroppo non ho avuto la fortuna di conoscere Valentina, né di assistere a un suo concerto, e oggi questa cosa mi brucia ovviamente molto. Le affinità musicali e non solo avrebbero certamente creato i presupposti per uno splendido incontro. Ho così vissuto la musica di Valentina solo nell’intimo del mio ascolto, in solitudine. Senza condividere le emozioni che mi ha dato con nessuno. Solo ora ne parlo. In sua memoria. Con questo dolore e senso di ingiustizia dentro. Ma anche con un grande grazie per lei e la sua anima meravigliosa che mi nasce direttamente dal cuore. La sua voce sarà immortale dentro di me, come il suo ricordo. Voglio pensare che Valentina non sia morta proprio perché sopravvive come il fuoco senza fine dello spirito celtico in cui la sua anima aveva trovato conforto. Citando Yeats dal suo “Crepuscolo celtico”, lascio una dedica a Valentina: “Time drops in decay, like a candle burns out, and the mountains and the woods have their days have their days, but kindly old roots of the fire burn moods, you pass not away”. Valentina, io ti penso ora come le tue stesse parole mi suggeriscono: “Io sono in volo sono libera non ho confini intorno a me sono un pensiero sono musica” (da “Libera”); come uno splendido angelo: “Mi vesto come un angelo che sa che nelle ali ha nuove libertà e mi abbandono al gesto di volare via” (da “Il passo silenzioso della neve”). E ti mando il mio ringraziamento, ovunque tu sia.