martedì 28 giugno 2011

Sacàr *

Ogni cosa si paga
ogni piccolo gesto
ogni sorriso ingenuo
ogni serata leggera di vento
ogni carezza del cielo sull'anima.

Il ciclo cieco del tempo
non bada ai cuori tristi
né alle squallide vite
degli umani impauriti
dalla speranza inconfessata
di un Dio incombente.

Solo la ricerca spietata
dell'equilibrio nascosto
è argine verso il nulla:
il sacro bilanciamento
dello spreco con la gnosi
del debito con la ricompensa
del pianto con la consolazione.

Il candeliere antico
della mia colonna vertebrale
si muove all'unisono
con l'asse terrestre
la mia mente come fiamma accesa
che punta al centro del cosmo.

* In ebraico “ricompensa”

sabato 25 giugno 2011

Ahàv *


A voi che piantate questa vigna dolce
sul pendio scosceso del futuro
e guardate il sole negli occhi
come il cielo impavido di giugno

Per voi ch’avete saputo attendere
che il grano divenisse oro
sciogliendo i chicchi di grandine
col calore delle mani strette

A voi ch’avete impiegato i giorni
come un telaio pitagorico
per trasformare sogni iridescenti
in sorrisi di occhi e di labbra

In voi la coerenza prospettica
del futuro prossimo atteso
che vi guida come stella polare
nel naufragio perenne della vita

In voi la forza benedetta
del quotidiano ritrovarsi
nel nido del vostro abbraccio
come rondini tornate in Africa
fuggite dal cieco inverno russo.

* In ebraico “Amare”.
25 giugno 2011
Auguri a Marco ed Emanuela per il loro matrimonio.

martedì 21 giugno 2011

Ka'eetz *













Mi abbraccerai ancora
con le tue nuvole sante
gomitoli arrotolati sul sole
incandescente per la vita
resuscitata?

Mi asciugherai ancora
col vento tuo aromatico
che fugge dalla morte fredda
e incontra i miei occhi bui
ancora umidi?

Mi proteggerai ancora
dalle bombe rampicanti
che strozzano i miei sogni
distesi su campi appuntiti
di paglia gialla?

* “Estate" in ebraico
Buona nuova estate

domenica 19 giugno 2011

Invent a prayer


I really don’t know what
Is going on to fall
From the sky of the summer

My life seems a sad plot
Am I becoming old?
Will I lose all my power?

The wind is knocking weaker
Than the years before
It doesn’t lift a feather
Against my sacred door

Why not to try
To keep the silence of the soul?
Burning the time
Inside bonfires lit by ghosts?

‘cause there’s no true reason to cry
‘cause there’s a million ways to play
To invent a prayer

Love me only if you want
We don’t need any word
It is enough the fire

Don’t be a slave of God
But be its bitter son
That speaks only with the breath

‘Cause there’s no biggest strength
Than the life itself
From the birth to the end
We can be who we bet

Why not to try
To keep the silence of the soul?
Burning the time
Inside bonfires lit by ghosts?

‘cause there’s no true reason to cry
‘cause there’s a million ways to play
To invent a prayer

venerdì 17 giugno 2011

Mosa *


In questa pianura belga
ondulata di luci
e di ombre umide
la babele delle parole
confonde il mio giorno

La luce non sembra cedere
il tempo alla notte
che si raggomitola timida
nel più remoto angolo
dei miei sogni stanchi

E stendo la mia pelle
sul bordo della Mosa
le acque scure cingono
il mio futuro incerto
e lo conducono solo
verso un nord muto

* Il fiume che attraversa la citta’ di Liège in Belgio
Liège, Belgio, 16 Giugno 2011

sabato 11 giugno 2011

Out of the depths


I tuoi ultimi anni sono state come le schegge della Croce Santa nelle tue mani stanche: ti ho immaginato tentare di risalirne il tronco principale, nel tentativo di raggiungere una cima ideale, sperata, dove porre fine al tuo immenso dolore e alla sconfinata solitudine. Eppure mi ricordo con gioia immensa le estati belle trascorse sulla panchina di quercia, accanto alla tua casa sul limitare del bosco. Sento ancora il palpitare del mio cuore adolescente e il crepitio del sale sulla mia mente vergine, ansiosa di apprendere ogni cosa su quelle valli che mi apparivano fatate. Ricordo ancora la tua voce e i tuoi racconti: spero di non perderli mai nei labirinti grigi della memoria e spero arriverà il giorno in cui potrò donarli anche io. Ma ora rimbalzo nei ricordi e nel dolore: il tuo dolore, quello della solitudine e della paura del futuro; quello della ferita incolmabile per non essere mai stata mamma come avresti tanto voluto. Il dolore è stata sempre la tua ombra, anche sotto il sole più alto. Io pensavo di capirti e forse è stato davvero così. Poi sono cresciuto e il dolore ha colpito con forza anche la mia vita. E non ti ho sentito vicina in quei momenti neri di ossidiana. Così è iniziato il distacco degli ultimi anni. La decadenza e la lontananza. Che ora vivo con tutto l’umano rimorso di cui un uomo può essere capace. Avrei voluto esserci ma qualcosa mi teneva lontano. Sapevo che la tua sofferenza stava diventando più grande del cielo e che te ne oscurava la vista. Sapevo che il dolore stava intaccando anche il tuo corpo non più giovane. E tentai di allungarti una mano. Ma già mi pareva si fosse innalzato un muro fra di noi. Di cui non comprendevo l’origine. E mi sono sentito abbandonato. E ti ho abbandonato. Ho seguito il declino costante delle tua vita da lontano. Come una vedetta su un faro che osserva da riva il naufragio di una nave. Senza fare nulla. Mi chiedo se tu abbia pensato, negli ultimi mesi, a me. Se tu abbia vissuto con dolore il mio abbandono. Se ti sia chiesta il perché o se tu abbia avuto ben presente il motivo. Io ho cercato di seppellire il rimorso fino alla fine. Finché ho saputo che ce l’avevi fatta. Il dolore era finalmente finito. E il mio rimorso è esploso nel dolore acuto della perdita. Ora che ti ho visto addormentata nel tuo ultimo sonno e mi sei sembrata così serena sul tuo volto diamantino, voglio credere che abbia trovato la tua dimensione. Voglio credere tu abbia raggiunto uno Sheòl * di pace e di spiriti buoni. Voglio credere che questa tua morte sia riemergere dalle profondità del dolore. A me non rimane che lasciarmi morire in bocca una preghiera e augurarti un buon viaggio. “Out of the depths I cry to you oh Lord, don’t let my cries for mercy be ignored.. And I’m wondering will you ever get yourself free. Is it bad to think you might like help from me?”. Se mai potrai perdonare la mia assenza, vorrei che tu sapessi che tutto quello che mi hai lasciato nel cuore e nella mente, non sarà solamente spreco sotto il sole. Se il salario dei morti è il ricordo dei vivi **, tu sarai ricompensata. Addio Vilma. (7 giugno 2011).

* Sheòl in ebraico è “Il luogo dei morti”, collocato negli abissi del sottosuolo. La stessa parola, con la medesima grafia, in gaelico significa “Navigare/Veleggiare”.
** “Kohèlet” 9.5
Le parti in inglese sono tratte da “Out of the depths” di Sinead O’Connor.