giovedì 8 novembre 2007

Like getting blood out of a stone



Così domani sarò di nuovo da te. Londra. Per l’ennesima volta. Senza stancarmi mai di capirti e di ritrovarmi in te. Tu con le brume di Kensington Garden del mattino e del jogging. Tu con i pub dalle mille birre e dalle mille lingue. Tu con le acque che cambiano sfumature con lo scorrere delle ore. Tu con la pazzia calcolata tra i vetri e l’acciaio. Tu con l’inferno sotterraneo e colorato, in fondo gradevole. Tu con le parole infinite che scorrono dalle strade agli occhi in un flusso continuo. Tu con il vento che solletica il muschio nei cimiteri di pietra antica. Tu con la Musica che non si spegne mai, perché anche il tuo silenzio è musica. Tu con gli oggetti assurdi che fanno tornare gli adulti bambini e che fanno diventare grandi in fretta i bambini. Tu con i portoni immensi, sempre chiusi eppure spalancati. Tu con il nero della pelle e il bianco delle rose. Tu con le nuvole discendenti dalla Primerose Hill. Io? Io cosa ho ancora da imparare da te? Tutto. O forse nulla. Credo tu scorra nel mio sangue. “Like getting blood out of a stone, the City left you lost and gone”. Ma so che tu avrai sempre nuove domande per me. “Are you happy with yourself? Are you talking to yourself?”. Cercherò ancora le risposte nelle luci riflesse sul Tamigi, così silenzioso nel suo fragore millenario. Ancora ferito dalle navi e dai battelli, senza sosta. Le cercherò nella vita dei docks di Saint Catherine dove tutto sembra finire e invece inizia soltanto. Cosa c’è di diverso stavolta? Perché quest’ansia, la notte prima di rincontrarti, dopo quasi un anno? Forse è questa nuova consapevolezza, così indispensabile, eppure così fastidiosa e scomoda come un cuscino di aghi. Cosa mi dirai di essa? Ho paura delle tue risposte. Ma ti ascolterò di nuovo, Londra. Domani. E fino a quando gli occhi mi resteranno aperti. “You’re always looking for a sign but boy you blow it every time. You hear a voice begin to speak. You ignore it and go softly to sleep”.

Le parti in inglese sono tratte da “Put the book back on the shelf” by Belle&Sebastian
Il dipinto è “Sunset over Westminster, London” by David Welsh

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Aspetto il tuo ritorno. Non vedo l'ora di leggere quello che avrai da raccontarci. Se l'ansia, alla fine si è dissolta nelle nuvole, se la tua consapevolezza si è trasformata in un cuscino di rose...se le risposte che hai avuto hanno sconfitto la tua paura...Ti abbraccio. Fenice

quetar ha detto...

allora buon viaggio, si legge tutta l'empatia sai?
invidiabile, io oltre un quartiere non riesco quasi ad andare, i viaggi poi ,da qua volo alto, che dovrò ringraziare prima o poi.
un saluto .

Anonimo ha detto...

Allora buon viaggio... Un bacio.

Anonimo ha detto...

Le avrai trovate quelle risposte, Dani? Io lo spero.. E se così non sarà stato, potrai tentare ancora e magari cercarle altrove.. trovandole, forse, in un abbraccio caldo.

Ti aspettiamo. Presto.

Anonimo ha detto...

Come scrivi bene... mi incanti... tutto si anima... ho ascoltato l'anima di Londra attraverso la tua... Nessuna delle volte che ho visitato Londra, l'ho sentita così dentro, come in questo momento...
Ti aspetto ed ascolterò di Lei...
di Te...

Anonimo ha detto...

Sei stato a Londra Dan? Sei tornato nel tuo elemento naturale anche se credo tu preferisca luoghi più tranquilli. Come stai?

Anonimo ha detto...

Ed ora il tuo ultimo post, pur bellissimo, bisogna sostituirlo, rinnovarlo. Non posso più leggere "così domani sarò da te". No, Dani, domani, come oggi, sarai qui, da noi, da me.. e non sai la gioia provata nel tornare a leggerti, poco fa. Il dolce Daniiii!
Mi sei mancato!
Ed ora raccontami di Londra...
(e intanto pensa pensa pensa. Roma è bellissima con le lucine colorate)
Ti abbraccio. Fortissimo.

quetar ha detto...

allora pare tu abbia ricevuto un invito, beh, che ne so, a me fanno tristezza un pò i matrimoni, meglio gli addii ai cosi la,come si chiamano, magari passiamo da la, ok ok
a presto.

Anonimo ha detto...

azz, quetar, è questo il modo per aiutarmi a portare il daniel a Roma?
Non è un matrimonio qualsiasi, questo. E' l'unione non fisica di due belle menti pensanti. E' il coronamento nella realtà di un legame virtuale. E' unire due anime senza capanna. E' festeggiare con delle persone che tolgono i vestiti un po' polverosi rappresentati dai nicknames. E' ridere e guardarsi negli occhi. E' respirarsi dal vivo. E' notare le fossette sul viso, lo scintillio nelle pupille, è potersi sfiorare percependo l'altro/a. E' vivere una piccola follia.
Noi, quelli che... tutti insieme.. a Roma.. Non troppi, ma quelli giusti...
E Daniel... leggo in giro che ci stai pensando. Leggo dentro me che ti vorrei lì. Insieme a quetar, insieme a me, insieme a Sabi che ancora non c'è.. ma che spero ci sia!

digito ergo sum ha detto...

Buon viaggio, salutami Kensington Garden e le mille birre.

"We are all looking for a sign..."

Anonimo ha detto...

Ciao carissimo,
ti ringrazio di avermi concesso la possibilità di leggere il tuo blog, che è riduttivo chiamarlo così perché è un vero e proprio diario personale. La grafica e le foto che inserisci periodicamente sono molto eleganti. Vorrei commentare questo pezzo:
Ho visto la folla, il traffico, gli angoli senza tempo e l’architettura moderna di una metropoli di cui non ho mai avuto la fortuna di visitare. È sempre bello “viaggiare” tra le righe degli altri, per un attimo mi sono illusa di esserci stata anch’io…

Elyse

Daniel ha detto...

Carissima Elyse,

mi fa davvero piacere tu sia passata a trovarmi fra i miei rovi.
Grazie per quello che dici..
Spero tanto tu possa stare presto meglio e intanto ti abbraccio..
Daniel