Ho scritto così tante cose su questo taccuino di pelle rossa che si usa chiamare cuore. Le ho scritte con l’incuranza di chi non sa che il tempo e lo spazio non sono infiniti e che non si può donare a tutto l’effimera immortalità del ricordo. Ora che il mio cuore tenta disperatamente di battere al di fuori della sua alcova naturale, posso osservarlo qui, davanti ai miei occhi, sui palmi aperti delle mie mani. Vedo il sangue grondare tra le dita e portare con sé le vite e le morti dei miei giorni. E sento che questa sarà una nuova morte. La più grande e celebrata. Di quelle che non prevedono nessun tipo di rinascita. Assolute e infime allo stesso tempo. Ma basterebbe stringere forte le mani per distruggere questo vecchio muscolo e ricominciare. A scrivere.
Mi chiedo se sia possibile riuscire a controllare la muscolatura involontaria. Qui in questo buio ascolto il respiro riempire l’addome e i polmoni. Poi lo sento uscire, esattamente con la stessa indifferenza con cui era entrato. Desidero impedire all’aria di rientrare. Mi concentro. Ascolto solo quel pensiero. La mia mente deve potere disporre del mio corpo fino in fondo. Fino al controllo totale, ultimo, definitivo. Sento i battiti del mio cuore rimbombare sempre più forte dentro questa stanza di carne. Dalle orecchie all’inguine. Come per negare la possibilità di una sconfitta. Sono solo con il mio corpo. Desidero possederlo tanto quanto desidero distruggerlo. Ma presto, molto presto, ammetterò la mia nuova immensa sconfitta.
Nella penombra luminosa le mie spalle sembrano ammassi di cotone pronti per essere filati. Penso che potrei iniziare da qui, da queste spalle: tutto quello che ho. Allargo le braccia e mi vedo impercettibilmente sorridere. Un sorriso assurdo e disperato. Ma sorrido. Davanti al rifiuto, all’abbandono, alla nullità di questa angoscia cannibale. In fondo sono soltanto un bambino anziano, che canta silenziosamente la sua decrepitezza. Cosa importa se nessuno mi ascolta piangere? Ho le mie spalle per appoggiare i miei pensieri di piombo. Ho le mie braccia per abbracciarmi. E posso cominciare di nuovo a comporre il mio infinito requiem. Ora lo so: soltanto la rinuncia potrà restituirmi un frammento di anima.
“Something got a hold on me
And I don’t know what
Something got a hold on me
And I don’t know what
It’s the beginning of a new age
It’s the beginning of a new age
It’s new age”
“New Age” by Lou Reed