giovedì 31 dicembre 2009

Zero


This year is going with an amount of pain
With this wet snow that is becoming rain
I take no pleasure in being me
It would be a treasure feeling a bit free

With you in the bed waiting for the day
Becoming night through the glasses blade
It’s not something that can go on this way
I’m leading bad and I’m going astray

Let me know if I was wrong
And if I deserve this bad
All is zero in my world
And I feel as I’d no hand

I am made of hot drops
That need to evaporate
Let me know if it’s my time
Or if I will go more late… than you


And in this cage there is a constant bleed
I do it with soul, you literally
I’d sell my voice to see you standing up
You know of me it’s all that I love

Let me know if I was wrong
And if I deserve this bad
All is zero in my world
And I feel as I’d no hand

I am made of hot drops
That need to evaporate
Let me know if it’s my time
Or if I will go more late… than you


At least a new summer
At least a new springtime
We have to live…
At least a new springtime
At least a new summer
We both have to see…

lunedì 28 dicembre 2009

Famelico inverno


Famelico inverno
che ingoi il dolore
come latte viscido
agnello degenere
di nascita ignota

Mi inganni col sole
e profumo di vento
ma congeli il cuore
nel vile disincanto
della luce promessa

Eppure il sentiero
oscuro della gnosi
nelle vie tue ombrose
attraverso la morte
cattura l’eternità

venerdì 25 dicembre 2009

God


God have pity to us
We are just crumbles in the dark
We fight everyday against us
And against misery

God Christmas is up
I lit a candle in the dark
To say my hope is not apart
Even if so weak

God I pray for her heart
But to pray is not enough
She needs the help of all the love
That there’s in the world

God please show me your star
So that I can look at its spark
Into this night the darkest one
I’ve ever lived


God I’m naked and wrong
I don’t deserve your help at all
No it’s not me the one to hold
I ask for her

giovedì 24 dicembre 2009

Disgelo di luce


Disgelo di luce:
l’inverno alterna il sorriso
ai denti stretti

Con la neve si scioglie
l’illusione immobile
dell’eternità

Vigilia di Natale:
debolezza di ricordi (grattati dal tempo)
e di paure vive (brucianti sul cuore)

Altalena archetipica
fra l’abisso e la vita:
atto di magia
-------------------
Buon Natale a tutti
Daniel

lunedì 21 dicembre 2009

Shortest sun


Outside to walk under the shortest sun
My mind into my heart is almost sunk
And the life seems so clear and then so mysterious
They are so few the things I’ve realized

The darkest point has got a ritual sense
From now the light starts to increase again
A seed of light is sown in the womb of the dark
The cold it’s not a fear for it

But while the light calls
The darkness has its triumph
I try to have a dialogue
With it to find my home

And in my hands I hold
A moment of true silence
The snow gives the desire
To purify myself


Beside the fireplace I’ve got my faith
And all the stories no one could erase
With my illusions I lit sacred new bonfires
To say welcome white winter

But while the light calls
The darkness has its triumph
I try to have a dialogue
With it to find my home

And in my hands I hold
A moment of true silence
The snow gives the desire
To purify myself

venerdì 11 dicembre 2009

Trasfusione


Trasfusione di cielo
nelle vene stanche
equazione ennesima
derivata di Dio

Misuro il tempo
con frammenti di luce
e le ombre oscene
dell’estasi sciocca

Brandelli di anima
nel roveto di sangue:
sordo stillicidio
realtà osmotica

giovedì 10 dicembre 2009

Placebo 29 novembre 2009, Bologna, Pala Future Show


Di nuovo qui a parlare di un concerto dei Placebo: per la seconda volta quest’anno! Raramente mi capita di rivedere lo stesso artista per due volte nello stesso anno, ma quando mi si è presentata l’occasione con loro, non ho avuto alcun dubbio: sono troppo bravi. Rispetto al concerto visto a luglio a Verona, ci sono state però due differenze: innanzitutto Brian si è tagliato i capelli (e allora??!!); in secondo luogo, se possibile, il concerto è stato anche più bello dell’altro. Sì, è stato proprio un concertone. Di quelli senza sosta e senza pause, in cui la musica è sparata a mille in vena, senza che nulla possa distrarti! Bei suoni potenti e ottima acustica nell’ultramoderno pala Future show (dall’ultima volta in cui ci sono entrato è completamente cambiato!). E loro che non si sono per niente risparmiati: mi piace quando la band si lascia assorbire del tutto dalla musica senza freni, perché lascia percepire al pubblico l’idea di essere al Concerto, non a una delle date, tra le tante del tour. Così deve essere! La scaletta è stata assolutamente all’insegna del nuovo album, “Battle for the sun”, album per altro splendido, a mio parere. Si è aperto con il singolone “For What It's Worth”, seguito immediatamente da “Ashtray Heart” e la titletrack “Battle For The Sun”. Poi più avanti hanno fatto anche “Devil in details” che secondo me è il pezzo migliore dell’album (c’è da dire che durante l’esecuzione di quel pezzo ho avuto l’impressione che si siano un po’ persi con il tempo, vero?). Poi c’è stato il super successo dal passato “Every me and every you” che ha scatenato quasi un’ovazione nel pubblico. Sempre bellissimi “Meds”, “Song To Say Goodbye” (ultimo pezzo prima dell’Encore) e “Special K”, forse i miei pezzi preferiti: dal vivo li sento sempre ancora di più! Mi è piaciuta molto la ricerca delle immagini che scorrevano dietro al palco, alcune davvero particolari e ricercate, tutte sicuramente non casuali. È piacevole assistere a uno spettacolo che cerca di coinvolgere tutti i sensi per poi convogliare tutte le percezioni da essi derivanti, verso l’emotività: dà una sensazione di completezza artistica molto intensa. Durante il concerto Brian ha tirato fuori Ramazzotti alcune volte… non ho ben compreso se ce l’avesse con lui oppure fosse un suo grande fan (!!??). Il concerto si è chiuso con la bella “Taste In Men”. Commento finale: hanno suonato 21 pezzi ma ne avrei ascoltati altrettanti!

martedì 8 dicembre 2009

Il tuo amore per le stelle


Il tuo ultimo sorriso
ha anticipato l’inverno,
lo osservo nello specchio
della mia anima triste

Tu mi raccontasti
del tuo amore per le stelle:
ora segui la loro scia
ora sei di nuovo luce
per perderti nel cosmo
per trovare la pace

La tua preghiera di vita
asciuga le lacrime calde
e il cupo dolore umano
d’eternità inconsapevole

lunedì 7 dicembre 2009

La finestra a ovest


Amo la dolcezza anche se fingo di odiarla
In fondo faccio parte di questa razza bugiarda
Che prima ti ama e dopo si guarda, da te

L’anima è una piccola goccia nell’aria
Evapora in un soffio se qualcuno la guarda
O se vuole allontanarla, da sé

E ho spalancato la finestra ad ovest
Dolce è il passato se il futuro non c’è
E ho mendicato un sorriso di rose
Donando in cambio le spine che ho in me
Non c’è
Nulla al di là del vento
Che possa stupire ancora
Vorrei credere di essere diverso
E cambiare tutto in una sola ora …


Facile è il percorso della muta ignoranza
Che rende inconsapevoli del tempo che passa
E rende superfluo ogni singolo dubbio sul sé

Non c’è direzione se ogni vento beffardo
Porta già a raggiungere quel fatuo traguardo
Che ti hanno imposto e che senti lontano, da te

E ho spalancato la finestra ad ovest
Dolce è il passato se il futuro non c’è
E ho mendicato un sorriso di rose
Donando in cambio le spine che ho in me
Non c’è
Nulla al di là del vento
Che possa stupire ancora
Vorrei credere di essere diverso
E cambiare tutto in una sola ora …

venerdì 4 dicembre 2009

E il golfo


La luna grida segreti
che nemmeno il vento
potrebbe sussurrare …

(il mistero arcano che sottende
all’apparente bisogno di vita!)

Poi il diluvio ha estinto
le tracce del suo respiro
e il golfo è scomparso nei flutti
marea silenziosa di Dio

Napoli 3-4 dicembre 2009

lunedì 30 novembre 2009

Sun of November


The Sun of November can still light the sky
It says that the Heaven may be nearby
I am a surrender towards my life
But there’s no matter can’t be melted by time

No I cannot live as a point in the life
Yes I have to build an increasing line

To introduce myself I used to speak about the west
Yes to explain myself I used to say I’m never glad

But now I’ve nothing to say
Now that I’m weak enough to pray
To pray so loud

The clouds on the Land renew my energy and head
I can be my friend even if I’m not an epic man

I needn’t to esc from my haze
Now that I’m weak enough to pray
To pray so loud

The sun of November’s a mirror I like
In which my reflection seems full of might
This sun is a miracle or it’s a crime
While I see some shadows and winter behind?

I look at the border between the two worlds
I’ve not understood while I’m not into yours

To introduce myself I used to speak about the west
Yes to explain myself I used to say I’m never glad

But now I’ve nothing to say
Now that I’m weak enough to pray
To pray so loud

The clouds on the Land renew my energy and head
I can be my friend even if I’m not an epic man

I needn’t to esc from my haze
Now that I’m weak enough to pray
To pray so loud


This sun of November is a test to me
To my mood that’s ever seems so strongly ill

domenica 29 novembre 2009

Paolo Nutini, 27 novembre 2009, Firenze - Teatro Sashall



Firenze rimane per me un luogo speciale. Pur se piena di ricordi inevitabilmente dolorosi, sa trasmettermi una sorta di vitalità interiore, un respiro che non mi dà nessun altro luogo in Italia. E non potevo mancare di andare ad ammirarla dalla Terrazza Michelangelo, prima del concerto: l’emozione non manca mai nell’osservare questo immenso monumento sotto un cielo squarciato dalle nuvole e dal sole.. specialmente dopo settimane di nebbia padana in cui il cielo è sparito completamente. Detto ciò, vengo subito alla musica! Il concerto di Paolo Nutini è stato una bella festa. Lui è l’enfant prodige del soul – pop britannico: a soli 22 anni ha una voce graffiante e rauca, dolce ma spigolosa, insomma perfetta. E poi sembra nato per stare sul palco: è a suo agio in maniera quasi imbarazzante e sorride continuamente al pubblico come a dire che è bello essere giovani, attraenti e straordinariamente talentuosi come lui! E devo ammettere che sa trasmettere buon umore con la sua voce davvero accattivante e il suono così eterogeneo e solare della band. Ha aperto con “10/10”, il primo singolo del nuovo album “Sunny side up” e chiuso col famoso singolo dal primo album “Last Request” e in mezzo ci sono stati momenti da ballare, quasi come a una festa sulla spiaggia, e momenti introspettivi e dolci, da lacrima sul viso. Tra i pezzi che amo di più: “These streets” e “Tricks of the trade” splendidamente eseguite solo chitarra e voce. Poi la simpatica “New Shoes” diventata l’inno degli adolescente spensierati! E ancora “Candy”, un pezzo d’amore così leggero da far sorridere il cuore. E “Coming up easy” con il pubblico che cantava assieme a lui la frase finale “..it was in love I was created and in love is how I hope I die!”. Trai suoi pezzi ci ha sorpreso con una performance quasi a cappella di “Caruso”: da brividi! Perché sì, Paolo ha origini italiane, per la precisione proprio toscane (provincia di Lucca), ma è nato e cresciuto in Scozia. E in italiano è riuscito a dire quasi solo “buonasera Firenze!”. Ma noi gli perdoniamo questa mancanza, vero? Se non si brucerà troppo presto Paolo saprà regalarci tante sorprese in futuro! Ne sono certo. This is just the beginning of the story.

sabato 28 novembre 2009

No one cares if you live or die


Se morissi ora tutto acquisterebbe un senso. Tra queste coperte calde e consolanti. Davanti alla luce decadente di questo autunno antibiotico. Finalmente finirebbe questa attesa inutile, fatta di aspettative suicide e lacrime secche sul viso. E tutte le mie parole, con le quali ho riempito il vuoto degli anni, troverebbero una coerenza. L’epilogo regalerebbe loro un nuovo valore agli occhi del mondo. E io sarei libero dai miei demoni ingordi e dal loro continuo sussurrarmi nelle orecchie la mia inutilità. Non sarebbe una fine mediocre la mia. E nemmeno gloriosa. Sarebbe il ragionevole termine di un dolore che sta assumendo toni troppo cupi. Se morissi ora non sarei morto invano. E nemmeno ingiustamente. Il semplice e agognato riposo che allieta il soldato alla fine di una guerra. Non ci sarebbe motivo per piangere. Sarebbe come tornare a casa dopo un viaggio faticoso. Sarebbe la mia poesia più bella. La vera eternità. “I can’t take the pressure, no one cares if you live or die, they just want me gone, they want me gone. And I'm coming home I'm coming home to make it all right so dry your eyes”.

Le parti in inglese sono tratte da “Harrowdown Hill” by Thom Yorke

lunedì 23 novembre 2009

I don't have the right

Perché continuo a rifugiarmi qui ogni volta che crollo? In questa musica perfetta. Sequenza di note indubbiamente divina. Pur se straordinariamente umana. Da sempre l’unico “luogo” in cui mi riconosco nella mia debolezza. Ma allora non è cambiato niente? Non c’è stata nessuna conquista negli anni. Se penso a tutta la strada percorsa inutilmente, sento le mie ginocchia spezzarsi. E l’anima liquefarsi come la nebbia nel sole di mezzogiorno. Come è possibile sentirsi così coraggiosi nell’apice dello sfinimento? Questa oscura sequenza di note rende le ore profondamente buie. E nell’oscurità più totale le ombre non hanno più alcun potere. Non fanno paura. Si dissolvono. Perché questo senso di colpa? Sono colpevole verso me stesso. Per lo spreco immenso che ho perpetuato. Per queste mie mani ancora troppo deboli: incapaci di creare. Per questa mia scrittura sempre troppo timida e fiacca: incapace di rendere la vita nelle sua famelica e forte complessità. Non c’è mai stato niente di giusto? Tutto è sbagliato perché non porta all’evoluzione. La perfetta ciclicità annulla la spirale ascendente. Le conquiste sono effimere come i fiori di pesco ad ottobre: destinati alla morte prematura. “What else should I write? I don’t have the right. What else should I be? All apologies”. E io sono sempre qui. Fermo. Senza sapere se questa feroce consapevolezza che ho di me stesso, mi salverà o mi dannerà per sempre. Chiedo perdono.

Le parti in inglese sono tratte da "All apologies" by Kurt Cobain
L'immagine è di Virginia Fagini " L’uomo nella spirale" (1969, linografia)

venerdì 20 novembre 2009

Disperso


Tutto il mio sangue
disperso nel cielo
(ore cannibali
mani orticanti)

Ogni mattina fine ultima
ogni sera principio nuovo:
labirinto onnipotente
della vita e della morte

Paura della quiete ostile
di un novembre omicida
di trascendentale attesa
trucidata dal quotidiano

(Eppure la luce
ancora respira
tra sensi spezzati
e voci sottili)

martedì 17 novembre 2009

Skunk Anansie, 15 novembre 2009, Milano - Palasharp


La mia serata Skunk Anansie è iniziata durante il viaggio verso Milano, ben prima dell’arrivo: ascoltando sul cd (e canticchiando!) “Hedonism”, mentre attraversavo il ponte sul Po tra Emilia e Lombardia, mi sono ricordato di quando cantavo questo meraviglioso pezzo col mio primo gruppo, ben 10 anni fa! Da allora è successo di tutto nella mia vita. Però loro, i mitici Skunk, non li avevo mai sentiti dal vivo. Questa è stata la prima volta! Ok, tralascio le file infinite lungo la tangenziale ovest, e il fatto che il Palasharp non è proprio il massimo. Il gruppo supporter non è stato male: sono i The Chemists e hanno un sound un po’ abusato ma comunque gradevole. Poi sono arrivati loro, i ragni (Anansie = dio ragno dei racconti popolari dell'Africa Occidentale) del rock inglese! Con una sempre più eccentrica Skin che ha saltato e si è arrampicata ovunque per tutto il concerto, regalandoci nel frattempo la sua incredibile voce. Unica perché sa essere sia sottile che potentissima, nello stesso pezzo. C’è qualcosa di splendidamente animale in questa donna, quasi come se avesse il sangue di una pantera della savana (ci sono le pantere nella savana?!) nel corpo, mentre si slancia adrenalinica e si infila in tutti gli angoli del palco (e non solo). Si è presentata sul palco con un “mantello” di fronzoli argentati che la faceva assomigliare a una specie di istrice post moderno. Poi ha lasciato la pelliccia sul palco, rimanendo con una sorta di tunica aderente, per scatenarsi liberamente. Ho perso il conto di quante volte Skin si è letteralmente buttata sul pubblico, continuando a cantare mentre le mani dei fans la trasportavano in giro. Il palco è il suo habitat ideale ed è stata perfettamente in grado di gestire ben due momenti di black out dell’impianto dei suoni (ma si può dico io??) senza spazientire il pubblico e senza arrabbiarsi tanto (ok, a parte un "fucking mixer!", che ci stava tutto). Ma dovrei parlare soprattutto di musica! Bei suoni, ottima scaletta, Skin canta da Dio e anche i musicisti davvero bravi. Sono prevedibile nel dire che i pezzi che mi hanno preso di più sono stati: “Charlie big potato”, fatto per secondo con una carica pazzesca, tanto per far capire subito al pubblico quale sarebbe stato il tenore del concerto!; “Hedonism” che mi riempie la testa di ricordi e – ahimè – gli occhi di lacrime; “Secretly”, che per me è il loro pezzo migliore in assoluto e raggiunge vette di lirismo da far paura; “Weak”, un pezzo davvero ma davvero potente che ti scuote da ogni torpore; e – neanche a dirlo – “You’ll follow me down”, che ti rende tristissimo e immensamente vivo nello stesso tempo. Ma anche i pezzi nuovi non mi dispiacciono affatto: “Because of you” è una bella canzone rock: non è scontato sentire un pezzo così di questi tempi! E speriamo che gli Skunk, ora che si sono riuniti, rimangano insieme ancora per molti anni.

martedì 10 novembre 2009

The winter feeds my heart


In notti come queste sembra che Dio si specchi sulle pozzanghere sporche delle strade. Calando lo sguardo dalle nuvole basse che quasi sfiorano l’asfalto. Come per sbirciare curioso la vita lungo queste strade infinite che tagliano la pianura emiliana come ferite putride. Muoversi diviene un obbligo per non perdersi per sempre in questa nebbia fradicia di spiriti trafitti. Lo spazio è un’ipotesi non convalidata. Il tempo una preda della notte lussuriosa. Bevo le ore scandite dal basso elettrico e cupo: le corde metalliche sembrano essere collegate direttamente al mio cuore. Le note attraversano le mie ossa come diapason emozionale. E sulle spalle sento la pesantezza del cielo. E l’angoscia della luna soffocata dalle nuvole. Stanotte la mia voce che ti parla non mi appartiene. La mia gola intontita dalla birra dolciastra sa mentire stupendamente. L’ennesima maschera che nasconde, ancora una volta, la decadenza inevitabile della mia giovinezza e le cicatrici di queste notti infinte dipinte sul mio volto. In attesa dell’alba mi nutro di questo autunno che si finge inverno. “Because of you the winter feeds my heart while summer blows and burns my disappearing youth”

Le parti in inglese sono tratte da “Because of you” by Skunk Anansie

venerdì 6 novembre 2009

Un anno eterno


Oggi la pioggia disegna la mia anima
curva sotto il peso del ricordo:
l’eclisse dei tuoi occhi di luna
dura da un anno eterno

Ora dei sogni sei divenuta l’angelo
sollievo onirico che mitiga
il dolore atroce dell’assenza
che rimbomba nell’autunno

domenica 1 novembre 2009

We are creators


I’ve got three melodies
I’ve got three melodies to write
Don’t know how to chose the better one

I can’t be everything
I can’t be everything I want
Enough it’s to chose the right way

‘cause we are creators
yes we are creators of reality
we’re our saviours
we are just sailors of the energy

(I lose myself and find it again,
throughout the ends and the beginnings
‘cause Samhain is the perfect point to turn)

I can’t change the rules
But even the rules can’t change me
The inner teaching is my light

I look at the wood
Today under the diamond breeze
Breaking continuity of time

‘cause we are creators
yes we are creators of reality
we’re our saviours
we are just sailors of the energy

(I lose myself and find it again,
throughout the ends and the beginnings
‘cause Samhain is the perfect point to turn)

venerdì 30 ottobre 2009

Presagio


Il tempo evapora
dalle crepe apocrife della Terra:
ventre malinconico dell’eternità

Come fumo m’accosto
al cielo, distratto e bianco amante
di questa gravida desolazione

È il presagio sottile
della fine
e del principio
di tutto.

giovedì 22 ottobre 2009

Il vento non aspetta


Il vento non aspetta l’inverno
per spegnere i colori
e rendere gotico
il cielo

E lavo le mie mani impure
in questa malinconia
apatica sovrana
d’autunno

domenica 18 ottobre 2009

Can't be skeptical


Today I am proud
Just because I found
In this autumn there is still some summer

Yes it’s cold around
But the sun is out
High there in the sky as in the summer

And I see the gods blow
And then suddenly fall
And I can make a knot
Between eternity and my hopes

I can’t be skeptical
I’m more than what I know
Time is not an assault
It’s just a lane to reach some growth.. inside our souls


To breath I’m allowed
Without any count
Consciousless my spirit can survive

And even if a cloud
Could cover the sky now
Anywhere my prayer would arrive

And I see the gods blow
And then suddenly fall
And I can make a knot
Between eternity and my hopes

I can’t be skeptical
I’m more than what I know
Time is not an assault
It’s just a lane to reach some growth.. inside our souls

lunedì 12 ottobre 2009

Alieno


E mi chiedo perché
Ogni sera è così
In attesa di me?
In attesa di chi?

Io mi esercito a mentire, più chi sono non so
Posso solo presagire, il futuro che avrò

E mi chiedo se è
Causa la società
O non so vivere
Non so come si fa

Otto ore di Passione, e nessuna Eternità
Deprimente conclusione, senza sesso né età

E mi racconterai di te?
Tu che hai messo a morte l’anima
Tu che hai oscurato il sole, in te
Non può esserci un perché
Per un mondo ostile e sterile
Per decidere di vendere, anche te

Ormai sono le 3,00
Quel che resta ora è qua
Qualche traccia di me
Che non ho perso già

Dopo mille sere aride, un alieno sarò
Un esecutore abile, senza più alcun “però”

E mi racconterai di te?
Tu che hai messo a morte l’anima
Tu che hai oscurato il sole, in te
Non può esserci un perché
Per un mondo ostile e sterile
Per decidere di vendere, anche te

(ma in fondo siamo tutti uguali, miseri ed eccezionali, nelle vite artificiali…)

mercoledì 7 ottobre 2009

Tori Amos, 30 settembre 2009, Roma, Auditorium Parco della Musica

Il concerto di Tori a Roma è stato certamente per me l’evento musicale dell’anno. Forse uno dei più bei concerti della mia vita. L’Auditorium Parco della Musica è un luogo strano, fuori dal tempo: le tre sale dall’esterno sembrano tre astronavi atterrate in mezzo al parco. Dentro, la Sala Santa Cecilia appare anche più anomala con questi enormi pannelli di legno che rivestono le pareti e il soffitto. Purtroppo sono arrivato troppo tardi per incontrarla al meet & greet , come avevo fatto a Firenze nel 2007. Peccato! Non avevo un posto molto vicino al palco (solo fila 18 della platea ahimè) ma in compenso in quel punto l’acustica era molto buona, anche se non perfetta. Tori è arrivata alla 9,30 p.m. in punto: splendida e in un look decisamente più sobrio rispetto al tour precedente, quello delle Posse Dolls. Ho apprezzato questo ritorno alla sobrietà estetica. Aveva una sorta di vestaglia con una fantasia a scacchi, aperta sulle gambe, coperte da pantaloni stretti madreperlati. Tori è naturalmente sensuale: non ha senso che si sforzi di apparire o di esserlo di più. Veniamo alla musica! L’ho trovata davvero in gran forma, sia vocalmente, sia al piano: nonostante si parli molto del calo delle sue performance negli ultimi anni, devo dire che a Roma ha dimostrato di non essere affatto da meno rispetto al suo glorioso passato, e soprattutto di essere pienamente cosciente delle sue capacità. La serata è partita con “Give” e la sua atmosfera un po’ cupa che mi piace moltissimo: solo dopo il pezzo ha salutato. Poi “Pancake”: non è il mio pezzo preferito da Skarlet’s Walk ma mi ha sorpreso live con un finale incredibile. Poi due dei singoli più conosciuti “Cornflake Girl” e “Crucify” che hanno infiammato il pubblico e che secondo me sono state eseguite con trasporto impeccabile. Crucify l’ha fatta in una versione molto particolare, tanto che all’inizio non l’avevo riconosciuta! Poi “Beauty of Speed” e “Jamaica Inn”, devo dire davvero piacevoli. “Concertina” è un pezzo che mi piace ma live, a mio modesto parere, non ha reso molto. Invece ho adorato “Your Cloud” che può sembrare un po’ soporifera in versione live, ma per me è una vera preghiera alla vita e alla serenità: sentirla dal vivo mi ha un po’ rimesso a posto l’anima e mi sono davvero sentito grato. “Fire to Your Plain”, dal nuovo album, non mi fa impazzire: live è meglio ma rimane il fatto che non mi colpisce molto. Poi ecco un terzetto di pezzi eccezionali dal mitico album del Choirgirl Hotel: mi ha stupito ed emozionato moltissimo con “Hotel” (live è una bomba!), “Spark” e “Playboy Mommy”. Cosa chiedere di più di pezzi splendidi interpretati splendidamente? Dopo la band è uscita e Mrs Amos è rimasta sola con il suo Bosendorf per il Lizard Lounge. Ed è arrivato il momento più bello della serata: Tori mi ha stupito con una eccezionale “Gold Dust” voce e piano e mi ha fatto piangere. Sì, mi è successo raramente di piangere a un concerto. Ma questo pezzo significa moltissimo per me e lei lo ha suonato e cantato in modo impeccabile e con una carica emotiva straordinaria. Un momento magico. Splendida anche “Cool on Your Island” appena dopo, sempre con solamente lei al piano. Appena dopo è tornata la band. Altri bei momenti con “Pretty Good Year” (ma quanto è bella?) e “Siren”. Poi “Fast Horse” dal nuovo album: dal vivo è molto più carina. E l’immancabile “Precious Things” che mi aspettavo ma che mi è piaciuta. Poi la baraonda musicale di “Strong Black Vine” che ha avuto un po’ il gusto della follia e quindi mi ha preso (nonostante il pezzo non sia niente di chè). Dopo 2 ore di musica senza pausa, Tori è uscita un minuto. Ma è tornata subito con due elettrizzanti encore e tutto il pubblico (io mi sono precipitato!) in delirio sotto il palco. “Raspberry Swirl” e “Big Wheel” si sono trasformati in una festa di chiusura in cui tutti si sono divertiti, lei in primis: da sotto il palco ho visto dalle sue espressioni, quanto lei stessa ami suonare questi pezzi apparentemente meno intensi! Peccato solo che sotto il palco ci sia un’acustica pessima. Da vicino Tori mi è sembrata ancora bellissima, ma del resto dopo un concerto così, non poteva essere altrimenti: i miei occhi non potevano vedere alcun difetto! Grazie Mrs Amos per questa splendida serata. Grazie Tori per emozionarmi ed ispirarmi ogni giorno.

martedì 29 settembre 2009

Trafigge il mattino


L’acciaio trafigge il mattino
(innocente d’ambrosia):
pezzi decomposti di pensieri
sugli occhi

L’abbraccio leucemico del sole
non sfiora il ghiaccio spalmato
sulla mia pelle
(ragnatela tormentata)

(On the train 3)

lunedì 28 settembre 2009

Banditi grigi


La distanza è il silenzio
delle parole morte
i binari banditi grigi
fuggiti dal mare

Per raggiungerti mistificherò il cielo:
le mie menzogne
cadranno oscene
sui vetri ipocriti

(On the train 2)

domenica 27 settembre 2009

Chirurgia dello spazio


La chirurgia dello spazio
assorbe asettica il tempo
con le rotaie affilate
del Demiurgo infinitesimo

(Dimensioni sbriciolate
di presunta Apocalisse:
sia benedetto il fuoco
dell’eretica velocità!)


Pensieri si fanno eolici:
sulle arterie di Acciaio
scorre il sangue Artificiale
dell’universo Alienato

(On the train 1)

giovedì 24 settembre 2009

Ogni bellezza


Raccolgo il fuoco con i palmi
stupiti di onnipotenza:
la morte accanto al mio ego
canticchia filastrocche sorde

Arranco di gioia e di bellezza
l’insulsa pretesa del dolore:
le dighe del mondo infrante
percezioni oltre l’estetica

I miasmi bianchi del futuro
intossicano ogni bellezza:
nel presente è sfigurato
il volto atroce della vita

(Considerazioni sulla bellezza 3)

mercoledì 23 settembre 2009

Sarah Jane Morris, 19 settembre 2009, Sassuolo (Mo), Festival della Filosofia


Solo due parole sul concerto di Sarah Jane Morris a cui sono stato sabato sera. Quando sento il nome “Sarah Jane” mi viene subito in mente la sua voce straordinaria che è la voce “jazz” per eccellenza: calda, graffiante, bassa e sensuale. E io l’ho già vista live un sacco di volte perché lei, inglese che più inglese non si può e con i suoi capelli color autunno, è molto spesso in Italia. Quasi sempre direi! Sarah Jane stavolta è stata invitata ad esibirsi sul palco del Festival della Filosofia. E devo dire che era proprio a suo agio in questo contesto. Ha aperto il concerto con un magnifico pezzo di Damien Rice “The blower’s daughter” che io amo profondamente: è un pezzo dolcissimo che lei ha reso ancora più caldo e quasi quasi mi ha fatto spuntare le lacrime al primo pezzo! Poi è partita con la sua ormai estesa discografia. Sarah sa spaziare da pezzi profondamente intimistici a pezzi che definirei tranquillamente “sociali” (il tema del festival quest’anno era “la comunità”); da pezzi lenti a pezzi frizzanti e scoppiettanti. Insomma dalle lacrime al divertimento da un pezzo all’altro! Una chicca è stato il pezzo sul suo ex marito (pare abbia appena divorziato): ironico e cattivo al punto giusto! E poi lei sa coinvolgere il pubblico.. come se tutti i presenti fossero invitati a una cena a casa sua! Insieme con i suoi due chitarristi (bravissimi) ha concesso un paio di bis a grandissima richiesta. Sarah forever!

lunedì 21 settembre 2009

Seasons have their way


In my life of sand
Believe me
Nothing to pretend
But being me

Summer at the end
It’s clear here
Autumn in the Land
Just a tear

Tell why it’s always too late
I’m a lover of my previous day
It’s not a matter of fate
Just the consequences of what I’ve prayed… for

It is so sad to fall
Again against the wall
Eternity’s a joke


No shape to create
With my hands
Many things to waste
Not to have

I need a new bay
A new faith
Seasons have their way
To melt hate

Tell why it’s always too late
I’m a lover of my previous day
It’s not a matter of fate
Just the consequences of what I’ve prayed… for

It is so sad to fall
Again against the wall
Eternity’s a joke

giovedì 17 settembre 2009

Diamanti sbriciolati


Il diavolo si nasconde
nella pioggia sonnolenta
di un pomeriggio vuoto

Nei suoi occhi la bellezza
dei diamanti sbriciolati:
lussuria delle iridi

Nella sua ombra oscura
il ricordo del tuo corpo:
desiderio apocrifo

Nel suo specchio l’apparenza
inadeguata del mondo:
il grido dell’uomo solo

(Considerazioni sulla bellezza 2)

mercoledì 16 settembre 2009

Dalla rupe del cielo


Dalla rupe del cielo
la bellezza suicida
sui tuoi occhi confusi

Il disegno di Dio
le trame degl’angeli:
soltanto ipotesi

Non serve l’ossigeno:
inspiro famelico
la grazia crocefissa

(Considerazioni sulla bellezza 1)

mercoledì 9 settembre 2009

Il tuo sonno


Il fuoco insegue l’autunno
tra i rami secchi del cielo
e il tuo sonno offuscato
dai ricami viola degl’anni

Le mani fredde e piccole
sulle mie vene impazzite
dal dolore inconsapevole
d’ogni nascita e morte

In una lacrima il senso
dell’insensata involuzione
l’umile sentiero di luce
diretto verso la tenebra

Il tempo languido del sole
trafigge il respiro sottile:
la mia anima non merita
d’intuire un tuo sorriso

venerdì 4 settembre 2009

Respiro gotico di Dio


In questo inferno
respiro gotico di Dio
distinguo ancora le lacrime
dallo sterco putrescente del perdono.
(I sogni cadono sugl’occhi stanchi di vita
La notte è solo una fessura nella finestra)

lunedì 31 agosto 2009

I never meant to do you harm


Il dolore è l’ipotesi errata della vita. È la rottura dell’equilibrio. Il labirinto del male. Il fallimento dell’io. Lo sento nascere all’ombra della scapola e penetrarmi nella spalla, espandendosi nelle caverne dei muscoli e nei tunnel delle ossa. Poi lo sento puntare deciso al collo, risalire vertebra dopo vertebra, conquistando senza esclusione ognuna di esse. La marea spigolosa corrode la nuca e trafigge il cranio. La sconfitta è totale. Il dolore vince ogni cosa e io posso solo rannicchiarmi nell’angolo di questa ragnatela. La sofferenza è il ragno che mi ha catturato. “Oh no, I see, a spider web is tangled up with me, and I lost my head.. the thought of all the stupid things I'd say”. Non ho armi con cui difendermi. Sono uno stupido e debole essere ingarbugliato nel mezzo della rete. Girarmi mi aggroviglia solo ancora di più, sempre di più nel dolore. Qualsiasi parola e qualsiasi movimento paiono solo sciocche menzogne, dinnanzi all’unica grande verità: il dolore. “Oh no, what's this? A spider web, and I'm caught in the middle. So I turn to run the thought of all the stupid things I've done”. Davanti al dolore non sono niente. Sono completamente nudo e le mie certezze sono ghiaia disordinata sparpagliata sul tempo che scorre. Di me rimane solo una misera pozzanghera di confusione e dubbi. “Oh no, I see, a spider web and it's me in the middle, so I twist and turn, here am I in my little bubble”. Eppure in fondo al dolore scorgo me stesso capovolto. Un piccolo specchio che riflette la mia anima spaventata da un corpo che richiede così tanta attenzione. Perché il dolore è totalizzante. Non lascia spazio per altro. E mi chiedo perché senza avere risposta. Come se fosse arrivato il conto da pagare per tutti i miei sbagli. Come se un dio avesse deciso di punirmi. Oppure di mettermi alla prova. Vorrei dimostrare a me stesso e al mondo di essere puro. Di non avere mai causato a nessuno il dolore che sto provando. Di non meritare tutto ciò. Ma non c’è nessuno che possa assolvermi. Il dolore muto non ha risposte e neppure domande. “And I never meant to cause you trouble, I never meant to do you wrong. And I, well if I ever caused you trouble, And oh no, I never meant to do you harm”. Se nel dolore c’è qualcosa di giusto sono pronto per scoprirlo. Se è solamente l’errore di un dio distratto, trasformerò questa sofferenza in una preghiera senza nome e senza meta. Nell’attesa di un nuovo equilibrio.

La parti in inglese sono tratte da “Trouble” by Coldplay

mercoledì 26 agosto 2009

Argine d’occidente


Cielo d’agosto
infinito convesso
le grida lontane del sole:
sull’argine d’occidente del tempo
dove tutto perde il senso
osservo la cenere
tornare verbo
….
(Le menzogne dei profeti
saranno lievi sussurri
..il mare un’ipotesi
al di là delle montagne)

domenica 23 agosto 2009

English Sunday


English Sunday
The sun I bite
I’m exactly where I need (to be)
Water effects
Beside the edge
Between geography and my feet
… on the river float my thoughts ..

Skyline covers my brain
And my confusion gains a sense
Here I can take my shape
And change it and then erase

Many things I’ve lost
Many men I was
Here all seems a whole…


London calling
Floating floating
It’s the way I need to be
East and west
Take embrace
And all numbers are the same
...on the river float my thoughts ..

Skyline covers my brain
And my confusion gains a sense
Here I can take my shape
And change it and then erase

Many things I’ve lost
Many men I was
Here all seems a whole…


London, On the river Thames – Tower Bridge Gardens 16th august 2009

mercoledì 19 agosto 2009

After ten years


After ten years I am here
Melting the pieces of fear
I was here to fight the tears
Now all it seems so clear…

Eagles there still on the trees
Say I’m the only gift to me
My name can make me still bleed
Even if I’ve lost my greed

I started to look at all in a new way
From my childhood to the Milky Way
Inside my wood I have still my prayers
And also roots in the soil as veins

What I really miss is a new lesson
May be it’s for me another rapture
Nothing has the taste of the past
Everything still stays in my heart


May be I didn’t deserve
All the anxiety of my nerves
But I’ve got here in my hands
All the beginnings and ends

Ten years are both long and short
As the life into its whole
Sacred Calendar’s my home
Along this travel of souls

I started to look at all in a new way
From my childhood to the Milky Way
Inside my wood I have still my prayers
And also roots in the soil as veins

What I really miss is a new lesson
May be it’s for me another rapture
Nothing has the taste of the past
Everything still stays in my heart

giovedì 13 agosto 2009

All the rooms were numbered and the losers turned away


In fondo l’ho sempre saputo. Di non avere bisogno di altro. Di nulla di più che queste quattro mura. E questi pochi metri di aria. In cui respirare questa solitudine di specchi infranti. Ogni frammento riflette un viso capovolto. Nessuno mi guarda ma io posso guardare tutti. E poi fuori dalla finestra posso vedere il cielo dell’est. E questa notte anche un stella suicida sulla pianura. E un aereo che passa dietro al grande olmo. Cosa mi manca? Vorrei non uscire mai più di qui. Morire d’inedia su questo letto troppo morbido. Guardando il soffitto tentare di sostituire il cielo. Senza riuscirci. Lasciare che i miei occhi pian piano si chiudano. Nel silenzio cosmico della notte. Ogni parola scompare quando il pensiero diviene carne. “No more conversation. No more conversation”. Questa stanza ha un numero che solo io conosco. Solo chi perde conosce davvero l’entità delle sconfitta. “All the rooms were numbered and the losers turned away”….. Ma domani di nuovo fuggirò da questa gabbia. Da questo rifugio. Da questa certezza che acceca. Fuggirò senza sapere perché. Ma sapendo che in nessun altro luogo potrò essere così vicino a me. Nemmeno su quelle colline verso cui sto correndo. Per l’ennesima volta tentando di salvarmi. Ma questo pensiero mi seguirà ovunque. “Try to save your house Try to save your songs Try to run.. but it follows you up a hill”.

Le parti in inglese sono tratte da “Cymbal Rush” by Thom Yorke

martedì 11 agosto 2009

Lontanissimo


L’inchiostro cola dai miei occhi
traccia altrove d’esistenza:
la piazza è colma di voci
ma io sono lontanissimo...

venerdì 7 agosto 2009

Have you something to ask to the sea?

Have you something to ask
to the sea?
In the name of the years
it exists…

There are so many answer just hidden there
Where does the pure horizon take its breath

Do you know where the heart
steals its beat?
May be in the depth far
of the sea…

As the waves are the lovers of the ancient wind
We are flames of an Owner we cannot see

Sea is the emblem of the Choice
I’ve just to listen to its voice
To understand there is no noise
Can really our soul destroy

What are you waiting on the edge
between certitude and doubt ?
Nothing is more than a reflex
over the water here around…


Taste the gravelly soil
with your feet
Think the pain as a toy
as a gift…

Body is just a medium to learn something
We are children especially near the sea…

Sea is the emblem of the Choice
I’ve just to listen to its voice
To understand there is no noise
Can really our soul destroy

What are you waiting on the edge
between certitude and doubt ?
Nothing is more than a reflex
over the water here around…


(Spiaggia di Mezzavalle – Riviera del Conero – Ancona)

venerdì 31 luglio 2009

Capovolti d’estate


E quando la stilla d’Acqua
- lacrima aspra e benedetta –
accenderà il Fuoco Sacro
sui campi capovolti d’estate

Le nuove anime danzeranno
sul respiro lontano di Dio
come bambini metafisici
sperduti su nuvole antiche

E il cielo piangerà vento
sulle mie braccia spalancate:
nella luce non avrò paura
di raccogliere i tuoi occhi

martedì 28 luglio 2009

With the evening on my tail


A volte, la cruda certezza della tua assenza, mi coglie impreparato. E precipito nel baratro dell’angoscia. Sento il mio cuore staccarsi dalla sua alcova naturale e risalire tra i polmoni. Poi nel collo. Le vene si gonfiano fino a scoppiare e mi impediscono anche di deglutire. Fino a che il cuore si posiziona nel retro del cranio e da lì inizia a battere in modo profondo e accelerato. E allora mi sento esplodere e il rumore diviene assordante. Mi alzo dal letto e spalanco la finestra. Fuori è un’amabile serata estiva. Una leggera brezza trasporta profumi e cicaleggi. Qualche stella si affaccia indifferente. Io ti cerco fra gli arbusti del giardino. Fra i muretti corrosi dal tempo. Tra i fiori notturni. Ma non ti vedo. Nemmeno la tua ombra che ogni giorno ancora credo di percepire. Inutilmente. Da quando non ci sei più la quiete dei giardini d’estate mi infastidisce. Invece di accarezzare la mia anima la gratta e la corrode impietosamente. Non sopporto le sottili voci trasportate dal vento. Né gli alberi frondosi che sfiorano le mura della casa. Tutto questo non ha più senso. L’assenza ha divorato tutto. Chiudo la finestra. Mi sdraio e attendo che il mio cuore smetta, con il suo frastuono, di ricordarmi che la vita è sempre più potente di ogni altra cosa. Ben sapendo che una sera d’estate, una qualunque sera come questa, fluttuerò da te. “I was perched outside in the pouring rain trying to make myself a sail, then I’ll float to you my darlin’, with the evening on my tail”.

Le parti in inglese sono tratte da “Candy” by Paolo Nutini

giovedì 23 luglio 2009

All'Assenza


Il buio è uno specchio
L’unico senza ombre

Obbedisco all’Assenza…

I colori e la vita?
Soltanto sfumature

martedì 21 luglio 2009

Placebo, 18 Luglio 2009, Villafranca (Vr) – Castello Scaligero


Il mio primo concerto dei Placebo. Ma in compagnia di due veterani ;-) . Durante il viaggio verso Verona ho ascoltato per la prima volta il nuovo album (che vergognosamente ancora non avevo sentito: sono troppo “Abnormally attracted to sin” in questo momento per volgermi altrove!) con il risultato di un vertiginoso aumento del desiderio di vedere Brian e soci dal vivo. Bella la cornice: il Castello Scaligero di Villafranca sembra il luogo ideale per un concerto; alte mura che racchiudono un vasto prato interno.. What can we ask for more? Il concerto l'ha aperto il nuovo batterista Steve - ciuffo biondo al vento - che ha eseguito solo voce e chitarra acustica una serie di canzoni, dicendo che Brian gli aveva chiesto esplicitamente di fare anche da gruppo spalla: poliedrico il ragazzo! Alcune cose interessanti ma niente di esaltante a dire la verità. Il concerto vero e proprio è iniziato alle 9,30 p.m. precise: non si sono fatti desiderare.. questi Placebo che dopo quasi 10 milioni di copie vendute sono – a mio parere – ancora umili… e soprattutto suonano davvero (cosa niente affatto scontata)! Brian e soci infatti hanno iniziato a pestare da subito sugli strumenti e il pubblico è andato immediatamente in visibilio. Dietro il palco si apre la luminosa scritta “PLACEBO” pixelata in stile insegna di Las Vegas; poi sullo schermo si susseguono filmati. Sul palco: grande Brian Molko, capelli lunghi raccolti in una coda, voce e chitarra; Stefan, molto fashion, altissimo.. ma al basso; Steve, coperto di tatuaggi, alla batteria; una donzella di bianco vestita alle tastiere e al violino (bianchi anche gli strumenti!); poi una seconda chitarra e un uomo al mixer. Direi sia tutto! L’acustica non male! Forse la batteria un po’ alta e strumenti secondari (tastiera, violino, ecc) un po’ troppo nascosti dal sound. La Scaletta è stata molto fedele al nuovo album e devo dire che è molto bello anche conoscere un nuovo album live. I primi 4 pezzi tutti tratti dall’ultimo lavoro, compresa la title track “Battle for the sun” che mi piace molto: in fondo cosa siamo noi su questa terra se non creature in lotta per avere il loro raggio di sole? Poi il singolo che mi è piaciuto fin dall’inizio: “For what is worth”. Dopo pochi pezzi, colpo di scena: Brian minaccia di sospendere il concerto causa disordini nelle prime file: “No violence at Placebo Show!”; non essendo molto vicino al palco non mi sono reso conto di cosa esattamente fosse successo ma credo che per arrivare a ciò Molko abbia avuto le sue buone ragioni.. non mi era mai successo ad un concerto e sinceramente lo ritengo un segno di grande civiltà e professionalità. Comunque il frontman invita le persone a fare due passi indietro per evitare che le prime file possano farsi male e incita alla calma. Poi riprende il concerto. “Soulmates never die”.. “….Damn the government, damn their killing, damn their lies..!!” .. direi ogni commento sia superfluo! Ma c’è una nuova interruzione: stavolta per problemi tecnici. Questo dà un po’ fastidio a dirla tutta. Non si capisce bene cosa sia successo: a me pareva il basso ma i tecnici lavorano sulla batteria. Ma poi i ragazzi tornano con il pubblico che li chiama in adorazione! E piazzano il best del concerto. “Every You Every Me” è un pezzo che mi dà da sempre una carica pazzesca: live è esaltante! L’ho cantato a squarciagola. Poi la sorpresa di uno “Special Needs” versione live.. e quasi più bello che sul cd: forse uno dei più bei pezzi dei Placebo. Stessa cosa si può dire per “Special K”: gli amici che erano con me mi avevano avvertito che il Placebo amano creare versioni alternative dei pezzi per i live.. e devo dire che ci riescono davvero bene! Poi qualcosa da “Meds”: la titletrack e “Song to say goodbye” che mi colpisce sempre a fondo (come evitarlo!?) con cui i ragazzi dicono effettivamente “Goodbye!” e se ne vanno. Salvo ritornare poco dopo per un encore di tre pezzi. Il concerto di chiude con “The bitter end” e “Taste in man”. Unica piccola osservazione: è durato un po’ poco.. ma grandi Placebo!

domenica 19 luglio 2009

Nei giorni del Vento


Nei giorni del Vento
Appollaiato sul mondo
Spezzo trespoli di pensieri
E li lascio
Vorticare in cielo
Schiantare a terra
Affogare in mare
...
Ma nell’anima
(antro protetto)
rimane l’Eco
dei secoli

(L’immagine è “Vento” di Vincent Van Gogh)

venerdì 17 luglio 2009

Rose di luglio


Rose di luglio
lacrime del sole
sul mio viso sterile
scherzi distillati
dal dio d‘estate

Parole antiche intrappolate
nella siepe sottile delle ombre

Sulla riva dell’Adda (Lecco/Bergamo) – 16 luglio 2009

domenica 12 luglio 2009

Was it love or recognition?


In fondo rivederti è stato bello. Bello come rivedere dopo tanto tempo un vecchio film che ti aveva profondamente commosso. E capire che ancora ti colpisce il cuore. Bello come smettere di piangere e vedere che il mondo intorno non è poi così terribile come sembrava. Tu che non hai paura di guardare direttamente il sole del tardo pomeriggio, ancora alto dietro le colline. Con quello sguardo sicuro e disteso di chi non teme il futuro. Io che invece guardo verso il basso, per non rimanere ferito dalla troppa luce. Perché io ho paura del futuro: una paura che non ha ancora trovato le parole giuste per essere definita. E poi ti ascolto raccontare di te. Di lui. Rimanendo in un silenzio perplesso che finge di essere sereno. E riconosco che la tua voglia di vita non si è affievolita. Provo una sorta di ammirazione mista a disillusione per questa tua instancabile necessità di cercare e trovare sempre. Io non sono che le briciole di ciò che hai lasciato lungo la strada. E guardandoti sono di nuovo confuso. Ma non sono più nostalgico di ciò che è stato. Quella che mi rimbomba dentro è l’amarezza per tutto lo spreco e gli errori lasciati lungo la strada. E quel senso di inettitudine di chi non ha imparato nulla. “And oh, how our glory may fade, at least we've learned some things along the way”. Forse è proprio nella tua apparentemente ingenua ricerca di nuova vita che sta la lezione da imparare. “We'll savour everyday”. Questi luoghi sono gli stessi. Noi siamo cambiati. Tu hai sconfitto i tuoi demoni. Mentre i miei rimangono. “And I fear only a hero can defeat these demons now”. Le tue mani sono lontanissime dalle mie anche se ci sfioriamo. Eppure stasera per la prima volta dopo più di un anno ti riconosco. Ed è come scoprire che c’è un modo per guarire. “Was it love or recognition that has healed this man's condition?”. Ed è chiaro che da stasera qualcosa deve cambiare. “And as time shall inevitably move on”.

Le parti in inglese sono tratte da “Tricks of the Trade” by Paolo Nutini

mercoledì 8 luglio 2009

Building tumbling down


Dall’ottavo piano di questo palazzo, basterebbe un balzo per non esistere più. Soltanto pochi secondi per sapere se c’è un altro luogo per noi. Osserviamo la città bollente dall’alto. I palazzi più alti che vogliono trafiggere le nuvole. Utopica vanità umana. Il pomeriggio scosceso che diventa piano in queste ore di stasi. I corpi immobili. Solo i pensieri si srotolano come tappeti polverosi dalle nostre teste fino all’asfalto infuocato. Indaghiamo verità presunte e sezioniamo le idee. Autopsie emotive. Ogni fatto da quassù ha mille diversi punti di vista. Tutto è vero, anche le menzogne. Anche mentire è costruire verità. Che col tempo si innalzano verso il cielo e possono sembrare vere. Ma noi possiamo ancora distruggere tutto e ripartire dalla terra. Da dove tutto ha origine. “Building, tumbling down”. Noi abbiamo imparato tante cose. Eppure non sappiamo niente. La nostra splendida innocenza è ferita da mille frecce di consapevolezza. E sanguina. Gocce di sangue precipitano dall’ottavo piano. Ma nessun passante le noterà. Sono tutti ciechi al dolore. E noi siamo così abili a nasconderlo. “I'm hiding it well”. Il tuo amore era gigante. E ancora rifiuta di apparire così piccolo. Nessuna evidenza può illuminare le segrete celle dove nascono i sentimenti. Umide e buie distese di passione. Dove le potenti maree regnano sovrane. “Didn't know our love was so small.. Couldn't stand at all”. Ma qui, dall’ottavo piano, c’è solo una leggera brezza ad accarezzarci il viso. E i rumori della gente per noi sembrano soltanto starnuti lontani… “Caught a lite sneeze caught a lite breeze”.

Bologna, 5th July 2009
Le parti in inglese sono tratte da "Caught A Lite Sneeze" by Tori Amos

lunedì 6 luglio 2009

My own star


Just little sheets of fog
On the valley
I’ve got water in my veins
I watch what I have locked
In my hiding
There exposed under the rain

I own a liquid soul
Made by drops
It can fall or evaporate
My path is a long road
Among rocks
Many things to be afraid

My own star
Is reaction to the sorrow
When I laugh
Even if I have no tomorrow

I am a lie, I am a name
And so fragile, it is my Faith

But this rain… cradles my soul…

I recommend to hold
Into memory
All the things have made you light
May be a landscape or
Just a melody
But they help you to be alive

My own star
Is reaction to the sorrow
When I laugh
Even if I have no tomorrow

I am a lie, I am a name
And so fragile, it is my Faith

But this rain… cradles my soul…