Davanti alla finestra, nel chiaroscuro del primo mattino, sento il freddo penetrare tra le mie vertebre. E sento il profondo desiderio di fare a pezzi questo diabolico cielo post industriale. Che annuncia, nell’assoluta indifferenza, l’inizio di un’altra giornata insignificante. Vorrei ridurlo a brandelli, tagliarlo in sottili strisce e arrotolarle sotto il mio collo. Per lenire il dolore e la pesantezza dei miei pensieri compressi. Per asciugare il sangue che mi esce dagli occhi con le nuvole inquinate. Prima che mi piangano di nuovo addosso la loro infinita solitudine. “Our thoughts compressed, which makes us blessed and makes for stormy weather”. In fondo, cosa sono io nei confronti del cielo? Solamente pelle strisciante sulla terra. Un serpente assetato di vita che corre inconsapevole verso l’ennesima morte. E ora sono costretto ad inseguire l’alba e ad attendere il tramonto. “Day's dawning, skins crawling”. E così sarà fino a che non potrò divenire cielo anche io. Oltre l’apocalisse della mia anima. Ma non è ancora tempo. Perché anche questo cielo grigio di fumo rappreso è puro. Immensamente più di quanto io non possa essere. “Pure morning”.
Le parti in inglese sono tratte da “Pure Morning” by Placebo
Il dipinto è “Industrial Sky at Nightfall” by Tom Wanless