venerdì 31 luglio 2009

Capovolti d’estate


E quando la stilla d’Acqua
- lacrima aspra e benedetta –
accenderà il Fuoco Sacro
sui campi capovolti d’estate

Le nuove anime danzeranno
sul respiro lontano di Dio
come bambini metafisici
sperduti su nuvole antiche

E il cielo piangerà vento
sulle mie braccia spalancate:
nella luce non avrò paura
di raccogliere i tuoi occhi

martedì 28 luglio 2009

With the evening on my tail


A volte, la cruda certezza della tua assenza, mi coglie impreparato. E precipito nel baratro dell’angoscia. Sento il mio cuore staccarsi dalla sua alcova naturale e risalire tra i polmoni. Poi nel collo. Le vene si gonfiano fino a scoppiare e mi impediscono anche di deglutire. Fino a che il cuore si posiziona nel retro del cranio e da lì inizia a battere in modo profondo e accelerato. E allora mi sento esplodere e il rumore diviene assordante. Mi alzo dal letto e spalanco la finestra. Fuori è un’amabile serata estiva. Una leggera brezza trasporta profumi e cicaleggi. Qualche stella si affaccia indifferente. Io ti cerco fra gli arbusti del giardino. Fra i muretti corrosi dal tempo. Tra i fiori notturni. Ma non ti vedo. Nemmeno la tua ombra che ogni giorno ancora credo di percepire. Inutilmente. Da quando non ci sei più la quiete dei giardini d’estate mi infastidisce. Invece di accarezzare la mia anima la gratta e la corrode impietosamente. Non sopporto le sottili voci trasportate dal vento. Né gli alberi frondosi che sfiorano le mura della casa. Tutto questo non ha più senso. L’assenza ha divorato tutto. Chiudo la finestra. Mi sdraio e attendo che il mio cuore smetta, con il suo frastuono, di ricordarmi che la vita è sempre più potente di ogni altra cosa. Ben sapendo che una sera d’estate, una qualunque sera come questa, fluttuerò da te. “I was perched outside in the pouring rain trying to make myself a sail, then I’ll float to you my darlin’, with the evening on my tail”.

Le parti in inglese sono tratte da “Candy” by Paolo Nutini

giovedì 23 luglio 2009

All'Assenza


Il buio è uno specchio
L’unico senza ombre

Obbedisco all’Assenza…

I colori e la vita?
Soltanto sfumature

martedì 21 luglio 2009

Placebo, 18 Luglio 2009, Villafranca (Vr) – Castello Scaligero


Il mio primo concerto dei Placebo. Ma in compagnia di due veterani ;-) . Durante il viaggio verso Verona ho ascoltato per la prima volta il nuovo album (che vergognosamente ancora non avevo sentito: sono troppo “Abnormally attracted to sin” in questo momento per volgermi altrove!) con il risultato di un vertiginoso aumento del desiderio di vedere Brian e soci dal vivo. Bella la cornice: il Castello Scaligero di Villafranca sembra il luogo ideale per un concerto; alte mura che racchiudono un vasto prato interno.. What can we ask for more? Il concerto l'ha aperto il nuovo batterista Steve - ciuffo biondo al vento - che ha eseguito solo voce e chitarra acustica una serie di canzoni, dicendo che Brian gli aveva chiesto esplicitamente di fare anche da gruppo spalla: poliedrico il ragazzo! Alcune cose interessanti ma niente di esaltante a dire la verità. Il concerto vero e proprio è iniziato alle 9,30 p.m. precise: non si sono fatti desiderare.. questi Placebo che dopo quasi 10 milioni di copie vendute sono – a mio parere – ancora umili… e soprattutto suonano davvero (cosa niente affatto scontata)! Brian e soci infatti hanno iniziato a pestare da subito sugli strumenti e il pubblico è andato immediatamente in visibilio. Dietro il palco si apre la luminosa scritta “PLACEBO” pixelata in stile insegna di Las Vegas; poi sullo schermo si susseguono filmati. Sul palco: grande Brian Molko, capelli lunghi raccolti in una coda, voce e chitarra; Stefan, molto fashion, altissimo.. ma al basso; Steve, coperto di tatuaggi, alla batteria; una donzella di bianco vestita alle tastiere e al violino (bianchi anche gli strumenti!); poi una seconda chitarra e un uomo al mixer. Direi sia tutto! L’acustica non male! Forse la batteria un po’ alta e strumenti secondari (tastiera, violino, ecc) un po’ troppo nascosti dal sound. La Scaletta è stata molto fedele al nuovo album e devo dire che è molto bello anche conoscere un nuovo album live. I primi 4 pezzi tutti tratti dall’ultimo lavoro, compresa la title track “Battle for the sun” che mi piace molto: in fondo cosa siamo noi su questa terra se non creature in lotta per avere il loro raggio di sole? Poi il singolo che mi è piaciuto fin dall’inizio: “For what is worth”. Dopo pochi pezzi, colpo di scena: Brian minaccia di sospendere il concerto causa disordini nelle prime file: “No violence at Placebo Show!”; non essendo molto vicino al palco non mi sono reso conto di cosa esattamente fosse successo ma credo che per arrivare a ciò Molko abbia avuto le sue buone ragioni.. non mi era mai successo ad un concerto e sinceramente lo ritengo un segno di grande civiltà e professionalità. Comunque il frontman invita le persone a fare due passi indietro per evitare che le prime file possano farsi male e incita alla calma. Poi riprende il concerto. “Soulmates never die”.. “….Damn the government, damn their killing, damn their lies..!!” .. direi ogni commento sia superfluo! Ma c’è una nuova interruzione: stavolta per problemi tecnici. Questo dà un po’ fastidio a dirla tutta. Non si capisce bene cosa sia successo: a me pareva il basso ma i tecnici lavorano sulla batteria. Ma poi i ragazzi tornano con il pubblico che li chiama in adorazione! E piazzano il best del concerto. “Every You Every Me” è un pezzo che mi dà da sempre una carica pazzesca: live è esaltante! L’ho cantato a squarciagola. Poi la sorpresa di uno “Special Needs” versione live.. e quasi più bello che sul cd: forse uno dei più bei pezzi dei Placebo. Stessa cosa si può dire per “Special K”: gli amici che erano con me mi avevano avvertito che il Placebo amano creare versioni alternative dei pezzi per i live.. e devo dire che ci riescono davvero bene! Poi qualcosa da “Meds”: la titletrack e “Song to say goodbye” che mi colpisce sempre a fondo (come evitarlo!?) con cui i ragazzi dicono effettivamente “Goodbye!” e se ne vanno. Salvo ritornare poco dopo per un encore di tre pezzi. Il concerto di chiude con “The bitter end” e “Taste in man”. Unica piccola osservazione: è durato un po’ poco.. ma grandi Placebo!

domenica 19 luglio 2009

Nei giorni del Vento


Nei giorni del Vento
Appollaiato sul mondo
Spezzo trespoli di pensieri
E li lascio
Vorticare in cielo
Schiantare a terra
Affogare in mare
...
Ma nell’anima
(antro protetto)
rimane l’Eco
dei secoli

(L’immagine è “Vento” di Vincent Van Gogh)

venerdì 17 luglio 2009

Rose di luglio


Rose di luglio
lacrime del sole
sul mio viso sterile
scherzi distillati
dal dio d‘estate

Parole antiche intrappolate
nella siepe sottile delle ombre

Sulla riva dell’Adda (Lecco/Bergamo) – 16 luglio 2009

domenica 12 luglio 2009

Was it love or recognition?


In fondo rivederti è stato bello. Bello come rivedere dopo tanto tempo un vecchio film che ti aveva profondamente commosso. E capire che ancora ti colpisce il cuore. Bello come smettere di piangere e vedere che il mondo intorno non è poi così terribile come sembrava. Tu che non hai paura di guardare direttamente il sole del tardo pomeriggio, ancora alto dietro le colline. Con quello sguardo sicuro e disteso di chi non teme il futuro. Io che invece guardo verso il basso, per non rimanere ferito dalla troppa luce. Perché io ho paura del futuro: una paura che non ha ancora trovato le parole giuste per essere definita. E poi ti ascolto raccontare di te. Di lui. Rimanendo in un silenzio perplesso che finge di essere sereno. E riconosco che la tua voglia di vita non si è affievolita. Provo una sorta di ammirazione mista a disillusione per questa tua instancabile necessità di cercare e trovare sempre. Io non sono che le briciole di ciò che hai lasciato lungo la strada. E guardandoti sono di nuovo confuso. Ma non sono più nostalgico di ciò che è stato. Quella che mi rimbomba dentro è l’amarezza per tutto lo spreco e gli errori lasciati lungo la strada. E quel senso di inettitudine di chi non ha imparato nulla. “And oh, how our glory may fade, at least we've learned some things along the way”. Forse è proprio nella tua apparentemente ingenua ricerca di nuova vita che sta la lezione da imparare. “We'll savour everyday”. Questi luoghi sono gli stessi. Noi siamo cambiati. Tu hai sconfitto i tuoi demoni. Mentre i miei rimangono. “And I fear only a hero can defeat these demons now”. Le tue mani sono lontanissime dalle mie anche se ci sfioriamo. Eppure stasera per la prima volta dopo più di un anno ti riconosco. Ed è come scoprire che c’è un modo per guarire. “Was it love or recognition that has healed this man's condition?”. Ed è chiaro che da stasera qualcosa deve cambiare. “And as time shall inevitably move on”.

Le parti in inglese sono tratte da “Tricks of the Trade” by Paolo Nutini

mercoledì 8 luglio 2009

Building tumbling down


Dall’ottavo piano di questo palazzo, basterebbe un balzo per non esistere più. Soltanto pochi secondi per sapere se c’è un altro luogo per noi. Osserviamo la città bollente dall’alto. I palazzi più alti che vogliono trafiggere le nuvole. Utopica vanità umana. Il pomeriggio scosceso che diventa piano in queste ore di stasi. I corpi immobili. Solo i pensieri si srotolano come tappeti polverosi dalle nostre teste fino all’asfalto infuocato. Indaghiamo verità presunte e sezioniamo le idee. Autopsie emotive. Ogni fatto da quassù ha mille diversi punti di vista. Tutto è vero, anche le menzogne. Anche mentire è costruire verità. Che col tempo si innalzano verso il cielo e possono sembrare vere. Ma noi possiamo ancora distruggere tutto e ripartire dalla terra. Da dove tutto ha origine. “Building, tumbling down”. Noi abbiamo imparato tante cose. Eppure non sappiamo niente. La nostra splendida innocenza è ferita da mille frecce di consapevolezza. E sanguina. Gocce di sangue precipitano dall’ottavo piano. Ma nessun passante le noterà. Sono tutti ciechi al dolore. E noi siamo così abili a nasconderlo. “I'm hiding it well”. Il tuo amore era gigante. E ancora rifiuta di apparire così piccolo. Nessuna evidenza può illuminare le segrete celle dove nascono i sentimenti. Umide e buie distese di passione. Dove le potenti maree regnano sovrane. “Didn't know our love was so small.. Couldn't stand at all”. Ma qui, dall’ottavo piano, c’è solo una leggera brezza ad accarezzarci il viso. E i rumori della gente per noi sembrano soltanto starnuti lontani… “Caught a lite sneeze caught a lite breeze”.

Bologna, 5th July 2009
Le parti in inglese sono tratte da "Caught A Lite Sneeze" by Tori Amos

lunedì 6 luglio 2009

My own star


Just little sheets of fog
On the valley
I’ve got water in my veins
I watch what I have locked
In my hiding
There exposed under the rain

I own a liquid soul
Made by drops
It can fall or evaporate
My path is a long road
Among rocks
Many things to be afraid

My own star
Is reaction to the sorrow
When I laugh
Even if I have no tomorrow

I am a lie, I am a name
And so fragile, it is my Faith

But this rain… cradles my soul…

I recommend to hold
Into memory
All the things have made you light
May be a landscape or
Just a melody
But they help you to be alive

My own star
Is reaction to the sorrow
When I laugh
Even if I have no tomorrow

I am a lie, I am a name
And so fragile, it is my Faith

But this rain… cradles my soul…