Stasera davanti allo specchio non mi riconosco. Non si tratta solamente del mio viso che sta cambiando velocemente. Le prime rughe. La luce degli occhi sempre più fioca. La curva delle labbra discendente. C’è qualcosa di più profondo. Qualcosa che sta al di sotto della pelle. E oltre la superficie dello specchio. Davvero mi rendo conto che non so più chi sono. Non so più da dove sono partito e dove voglio andare. Utilizzare la parola “fallimento” è un eufemismo. Anzi è improprio nella mia situazione. Non ho raggiunto grandi obiettivi nella mia vita. Ma davvero desideravo raggiungerli? Spesso mi perdo in confronti inutili con gli altri. Ma che senso ha paragonarmi ad altri mondi così distanti dal mio? Mi sento completamente perso. Mi osservo nella penombra sullo specchio mentre corrugo la fronte. Mi invade un freddo interiore che si trasforma in un brivido lungo la schiena. Sento che dovrei piangere ma lo specchio tradisce questa mia aspettativa. Non ci sono lacrime nei miei occhi. “You don’t, you don’t need to cry. There are no tears in my eyes”. Riflettere davanti allo specchio sulla progressiva decadenza in cui versa la propria vita. È una filosofia. Mi piace chiamarla “la filosofia dello specchio”. Studiare come il proprio viso si modifica in base ai pensieri. Con il susseguirsi dei pensieri gli occhi si chiudono e poi si aprono leggermente. Poi d’un tratto non riesco più a guardarmi nello specchio e chiudo gli occhi. Quando un ragionamento arriva al culmine, quando una risposta sembra giungere d’un tratto, si sente quel senso di pericolo, di terrore. È come se un missile arrivasse a distruggere un altro piccolo pezzetto di se stessi. Ma non si può fare altro che accoglierlo. “If Danger wants to find me, I’ll let him in, he can find me. Trouble needs a home ….will you give her one”. Ecco che raccolgo davanti allo specchio stasera un piccolo pezzetto di verità. Il motivo del mio fallimento sta nel non avere capito ancora che cosa voglio fare della mia vita. Sto inseguendo mille strade solo perché non conosco la mia.
Le parti in inglese sono tratte da “Trouble's Lament” di Tori Amos
Nell’immagine “Uomo allo specchio” di Magritte