Mentre la luce continua a cadere dal cielo e a finire sepolta sotto terra, ogni giorno di più, io sento forte come non mai il tempo stringermi intorno al collo. Sento le sue dita lunghe e fredde sulla pelle. Prima le sento appoggiarsi, poi premere e poi stringere. Fino a che faccio fatica a deglutire e la stretta di ripercuote simmetricamente e magicamente sullo stomaco. È la stretta del tempo che ho perso e che non tornerà. La stretta dei fallimenti figli del tempo sprecato. La stretta di tutto ciò che sarei potuto essere e che invece non sono. A tratti questa sensazione si trasforma in angoscia e non sempre ho la forza per gestirla. E quando anche ci riesco, mi rendo conto di essere in mezzo ad una guerra. Una guerra contro me stesso, pur essendo apparentemente contro gli altri. Una guerra di domande senza risposta. Senza mai una sola risposta decente. Cosa farò? Dove andrò? Non conosco la via, non conosco la verità. Conosco purtroppo la collera, ora. Ma non ho più una regola empirica con cui affrontare le anomalie che stanno distruggendo il mio paradigma. “What will I do? Where will I go? Show me the way, the truth, the anger. Show me rules of thumb. Show the way to grow old”. E allora mi torna in mente la morte. Come sempre. Mi suggerisce che c’è una via di uscita. Veloce, dolce, senza conseguenze. Un abbraccio di silenzio che mi attende. Provo a scrutarla chiudendo gli occhi di notte e osservando l’oscurità più totale. E la trovo così immensamente rassicurante. Credevo la vita fosse una via da seguire. Ma è divenuta per me solo un segreto. La morte invece è un mito che ha radici profonde dentro di me. “Life is a road, death is a myth. Life is a secret, death is a myth”.
Le parti in inglese sono tratte da “Play For Today” by Belle and Sebastian