venerdì 31 agosto 2007

Quiete inaspettata


Piramide di roccia nell’oceano
Dinamica di spazi anacoretici
Gradini di sale e d’acqua umidi
Sussurri di venti e di preghiere

Il sole offuscato fra le nubi
La bruma già dipinta dal mattino
La tavola di roccia verticale
I passi del pellegrino stanchi

Rimpianti abbandonati sulla riva
Salita sulla sacra scalinata
Gabbiani d’ostinato portamento
Compagni sconosciuti di cammino

La cima raggiunta nella luce
Le pietre di antiche devozioni
L’anima d’incanto distaccata
La quiete inaspettata d’un momento

“Sono solo l’ombra della Luce”


Dalla visita a Skelling Micheal Island (o Archangel Michael's Rock) con il Skellig Michael monastery (Co. Kerry - Ireland)

“Sono solo l’ombra della luce” tratto da “L’ombra della luce” di Franco Battiato

giovedì 30 agosto 2007

L'Incertezza


Intima e latente incertezza
impicca i miei sogni galeotti
insulta le speranze meretrici!

Già l’onda sommerge una promessa:
non vi è oceano che accolga
l’anima che al dubbio si sottrae.

Affogo in acque di amarezza:
qual’è il futuro oltre la linea
di questo travagliato orizzonte?


Keats affermò che bisognerebbe riuscire ad affrontare l’incertezza “senza l’impazienza di correre dietro ai fatti e alla ragione”. Un paio di giorni fa, guardando l’oceano attorcigliare le sue onde attorno ad uno scoglio al largo della costa del Kerry.. ho pensato che Keats avesse proprio ragione.
Soffro e ho sofferto molto per l’incertezza, ma sto capendo che essa è troppo connaturata alla vita per poterne desiderare l’assenza, restando tuttavia vivi.


PS: l’immagine di cui sopra mi è uscita digitando "uncertainty" su google immagini… non ho ancora capito perché, ma mi ha colpito molto.

mercoledì 29 agosto 2007

Leaving terra


Great Blasket Island (co. Kerry - Ireland)


Non avevo mai sentito parlare di te. Non ti avevo mai individuata su alcuna mappa. Fino a quel venerdì mattina…ti ho intravista.. oltre la sottile nebbia atlantica.. come un’apparizione.. come un pensiero sopraggiunto all’improvviso e della cui origine non si sa nulla.. ma che attira subito l’attenzione… “If you're a thought you will want me to think you and I do.. and I did.. invited a Guest up until you announced you had moved in”. Mi hai chiamato.. ho sentito il grido della tua desolazione invocare il nome della mia infinita solitudine.. ti ho desiderato… e ti ho raggiunto.. lasciando Dingle alle mie spalle.. attraversando l’oceano.. “Leaving terra, leaving terra..”. Dal punto più a ovest d’Europa mi sono spinto ancora più a ovest.. Non ho temuto che l’ovest divorasse la mia anima avida e affamata d’emozione… non ho temuto.. come un Ulisse incosciente.. Non ho temuto perché l’ovest è la mia anima. L’oceano non mi ha impedito di spostarmi verso di te. L’oceano che ti divide dall’umanità per lo più ignara della tua esistenza.. tutta intenta a lanciare razzi verso il cielo. Come te sono divenuto inesistente, sono scomparso, in attesa di scorgere la tua luce da vicino…. “We're weaving through every rocket's red glare and huddled masses”. Ti ho toccata solo quando l’oceano me lo ha permesso. Quando mi ha abbandonato tra le tue braccia, promettendomi un ritorno non ancora ipotizzato. Dalla baia ti ho finalmente veduta nella tua imponente distensione: una breve spiaggia timida, qualche abitazione in abbandono e la montagna padrona nebbiosa. Mi sono reso conto subito della ferita antica che conservi. Ti chiamano Great Blasket Island.. in gaelico Na Blascaoidí.. che significa “posto pericoloso”. Hai assistito alla partenza dei tuoi figli oltre l’oceano.. in una terra ancora più a ovest.. chiamata America. Impotente di fronte alla loro dipartita, hai continuato ad amare l’oceano, tuo unico vero amante. Ora accogli i pellegrini che cercano se stessi fra le tue contrade desolate. Non sei pericolosa.. se non per il tuo silenzio che permette di ascoltare la voce dell’anima. Ora hai la tua libertà. Sei libera da un’umanità che ti ha tradito troppe volte ma che hai comunque amato, come ogni madre fa con la sua prole. "What do you plan to do with all your freedom?". Non più voce umana rompe i silenziosi inverni oceanici. Non c’è più fumo che esce dai caminetti e buca la nebbia del mattino. Non c’è più fuoco che scalda l’oscurità delle notti. Ma rimani tu, immobile monumento. Monito per ogni uomo che passa la vita a fuggire. Mi sono arrampicato fra i ruderi delle tue case, verso la cima della montagna: il silenzio è divenuto tutto. Così ho potuto ascoltare le infinte storie che si raccontano ancora fra i sassi muschiati e i ciuffi d’erba odorosi. "What do you plan to do with all your stories?". Hai molto da raccontare a chi vuole ascoltarti. Ora che la tua terra è di nuovo nelle mani di Dio, la tua luce sarà eterna. “You must admit the land is now in good hands yes, time will tell that you just lift your lamp”. Cosa hai da dirmi? La mia anima ha atteso un tuo segno. Sono rimasto solo nella nebbia. Ho ripensato a ciò che ho perso e mi è sembrato così infinitamente piccolo di fronte all’immensità dell’oceano e alla fatata desolazione in cui mi hai accolto. Ogni colpa, ogni debito è scomparsa nella lontananza infinita che mi separa dal mio mondo. Un mondo che non sento più mio. “Just tell your Gods for me all debts are off this year they're free to leave yes, they're free to leave”. Anche stavolta non mi concederò alle acque assetate dell’oceano. Resterò immobile come hai fatto tu nei millenni. Lascerò che il tuo destino divenga il mio. “There was a time when I thought that Her destiny should've been mine”.

Le parti in inglese sono tratte da “Scarlet’s walk” by Tori Amos

mercoledì 22 agosto 2007

May I explain? I'm irrational!

Ti ho aspettato soltanto per un quarto d’ora. Quindici minuti dilatati come secoli di carestie bibliche. Ti ho atteso appoggiato su questa altalena instabile, fingendo di essere un bambino insofferente e fremente la mattina di Natale. (Quanto è magnifico e atroce credersi diversi da ciò che si è!) Intorno a me un parco perfetto e dei perfetti palazzi allineati, all’interno dei quali, perfette famiglie sono occupate a vivere le loro vite.. perfette. Sento voci pacate, assieme a grida e risate, provenire dalle finestre spalancate sull’estate. Voci che sfiorano le mie orecchie ma non entrano nel mio cervello fino a raggiungere la soglia della comprensione. In questo banchetto di vita serale ed estiva io sono solo in tua attesa. “So now I’m alone in this perfect land, So now I’m alone? what should I pretend? Well, I’ve never felt so sad. I dressed up my loneliness!”. Cosa posso pretendere ancora da te? I mesi sono trascorsi tra il silenzio e il desiderio senza che una direzione certa venisse trovata. Soltanto attenderti ha ancora un senso per me. Qui assume una particolare intensità. Questo è il luogo ideale per aspettare di vederti comparire nella penombra della sera tra i cespugli che separano il parco dalla strada. Per vederti sorridere e scusarti per un ritardo ovvio e scontato. Immagino l’imminente futuro, il tuo arrivo fra pochi minuti, e rifletto su quale potrebbe essere il tuo primo pensiero quando mi vedrai. Vorrei scavare nella tua mente in cerca dei semi che ti ho più volte lanciato. Vorrei capire cosa può essere nato da essi. Quando arriverai non mi alzerò da qui. Non ne ho la forza. Aspetterò che tu ti possa avvicinare per potere iniziare a dondolarmi… senza prestarti alcuna attenzione… come un bambino immerso nei suoi svaghi… come un cieco che non riesce a vedere nulla al di là dei suoi pensieri. “I’m so fucked up I can barely walk? May I explain? I’m irrational! Can’t see the moon, Can’t see anything far . Where I’m at”. Sono dove non vorrei mai essere. Eppure non vorrei essere in alcun altro luogo. Sono un grigio riflesso della mia anima in attesa della tua fatiscente figura. Ti ho sognato ma non te lo dirò quando arriverai. Eri su un terrazzo davanti ad un oceano sconosciuto e stringevi delle pagine che il vento ti ha strappato incurante. Io osservavo il tuo viso e su di esso non notavo alcun tipo di inflessione: nemmeno il disappunto per la perdita appena avvenuta. Mi perderai prima che la tua emotività repressa imploda e ti distrugga. Non ti merito e tu non meriti la mia devozione. Siamo solo un sogno muto, noi due. “So now I’m alone. Dreaming night and day. So now I’m alone. With no more to say”. Ti sento arrivare allo scadere del quindicesimo minuto. Mi alzo e ti raggiungo oscillando… come fossi ancora sull’altalena. “I’m so fucked up I can barely walk”.
Le parti in inglese sono tratte da "I'm so fucked up I can barely walk" by L'Aura

lunedì 20 agosto 2007

Il pezzo scritto per i miei 27 anni


MY MILL

Here in the same place
Here at the same time
Of eight years ago, I’m me but I’m grown

What it is changed
What is it the same
There is still some rain, falling on my brain oh oh oh

Surely I am become
After all these harms
Someone who can touch the end

Secret in my heart
There’s an hidden part
And no one can fracture the shell.. of a man

Lying over this hill
Me and my mill
Through which pass my thoughts, from which esc my hopes

So this is the life
It’s to ignore the time
Even if it screams, with high voice it sings oh oh oh

Surely I am become
After all these harms
Someone who can touch the end

Secret in my heart
There’s an hidden part
And no one can fracture the shell.. of a man

Here in the same place
Here at the same time
Will I be here, also in eight years?

Carmen Consoli – 10 agosto – Rispescia (GR)




Che dire se non Carmen forever and ever! Carmen è stata eccezionale. Non ci sono parole diverse per descrivere la performance della cantantessa. Non la vedevo da anni e l’ho trovata maturata e perfettamente padrona della voce e del palco. Ok la cornice ha fatto la sua parte: Festambiente è la “fiera delle energie alternative” e si svolge nel cuore del Parco Nazionale della Maremma. La voce della cantantessa con il suo inconfondibile impatto emotivo è “comparsa” in questo particolare contesto verso le 22.30 .. come d’incanto.. cantando uno dei pezzi che più sento miei: “la bellezza delle cose”..in acustico: solo la sua voce e la sua chitarra… “..ed è forte quello che sento.. distante dalla mediocrità.. ho inseguito il rumore assordante per non sentirla!” Come si può negare la forza immensa di queste parole!? Poi il concerto è proseguito alternando pezzi di “solo Carmen” (chitarra e voce) a pezzi in cui hanno partecipato altri musicisti.. seconda chitarre, violino e contrabbasso. Ovviamente tutto in acustico, all in unplugged version! Vari pezzi dall’ultimo album .. “Il pendio dell’abbandono”.. “Tutto su Eva”.. “La dolce attesa”.. Ha introdotto il “Signor Tentenna” dicendo “..questo pezzo parla di tutte quelle persone che passano la vita per dimostrare di essere diversi da quello che sono in realtà..”. Poi tanti pezzi dagli album precedenti. “Bonsai#2” ormai è un rituale: Carmen e il pubblico si rispondono in questa lingua inversa per celebrare la loro unione quasi magica. Poi “Parole di Burro”, “Blunotte”, “In Bianco e nero”, “Contessa miseria” “In funzione di nessuna logica” ecc. Ha fatto anche “14 luglio” che è, credo, il mio pezzo preferito di Carmen Consoli: un tuffo nel cuore.. mille ricordi.. quasi le lacrime. Dopo “Fiori d’arancio” si sono sentite persone di entrambi i sessi urlare disperatamente ma con convinzione “Carmen! Ti sposo io!” (io non ero fra loro… l’ho soltanto pensato…). Dopo i saluti…tra gli applausi a scroscio è uscita con i musicisti per un primo encore .. “L’ultimo bacio” e “Venere”… Poi le luci si sono spente ma il pubblico era ancora in delirio.. e allora lei è uscita con la sua chitarra e ha fatto “Quello che sento”.. un’empatia da pelle d’oca. Poi ha salutato dicendo “Porterò sempre questa serata nel mio cuore, grazie a tutti”. Umile, bravissima.. e non scordiamolo.. sempre più bella (vedi foto)! Insomma confermo la mia teoria: i cd di Carmen sono molto belli ma live lei raggiunge certamente il suo top.

giovedì 9 agosto 2007

Damien Rice - 18 Luglio - Ferrara



Mi sono reso conto oggi che non una parola ho speso sul blog per commentare quel meraviglioso concerto che il grande Damien Rice ha tenuto a Ferrara il 18 luglio… Qualche post fa ho utilizzato un suo pezzo (9 crimes) per riuscire ad esprimere meglio un momento della mia vita… e quindi mi sembra giusto per lo meno accennare al concerto..uno dei più belli quest’anno per me…
Damien si è presentato con un sacco di musicisti e questo, devo ammetterlo, mi ha inizialmente infastidito: Damien per me è sinonimo di essenzialità musicale… vederlo con una band/orchestra mi ha stupito… speravo di vedere sul palco solo lui e Lisa.. con magari una chitarra e un piano.. nothing else…invece erano in tanti! Ma non mi hanno deluso, affatto! Lui era in forma vocalmente e ha alternato l’acustico con il rock elettrico, a mio parere in modo magistrale. Ci sono stati momenti di puro orgasmo emozional-uditivo.. con “ I remember” ed “Eskimo” in primis.. sono pezzi che adoro.. ma in tanti altri casi. C’è da dire che ha fatto molti più pezzi dal primo album (delicate, volcano, the blower's daughter, cannonball, più i 2 suddetti) che dal secondo e ultimo album (“solo” 9 crimes, coconut skins e accidental babies, se non ho scordato qualcosa). Oltre a ciò, mi ha stupito con alcuni b-sides inaspettati come “the professor & la fille danse” (bella ma…Damien ti prego canta in inglese!!) e “woman like a man”. Tra le varie mi ha anche cantato un pezzo che non conoscevo… mah.. qualcuno presente mi sa dire che cos’era? Come ho detto mi è piaciuto molto anche il Damien rocker ma… non c’è paragone con il Damien da solo al piano che suona un “accidental babies” (il mio pezzo preferito del nuovo album) con sì tanta passione e coinvolgimento! Ti strappa il cuore. Damien, anche fisicamente, ricorda un bambino malinconico che è cresciuto, ma ancora non se ne è reso conto del tutto.. e gioca.. con la sua splendida voce e le sue parole che ti scavano l’anima. Ultima cosa: qualche “grazie” (o “thank you”) in più ci stava bene caro Damien, visto che il pubblico era davvero partecipe e gli applausi non sono mai mancati! Ma ti scuso: non potevi essere troppo presente, eri perso nella tua musica. Thank you Damien!

mercoledì 8 agosto 2007

Matelda



Ti scorgo Matelda
al di là del fiume:
tre passi fra di noi,
spazio infinito

E vago nel tuo sguardo
d’immediata purezza:
nel Lete affogando
il mio cuore pentito

Son pellegrino disperso
nell’umana afflizione:
nei labirinti sanguini
son vampiro assopito

Privami divina guardiana
dei mali di cui vita soffre:
che sia fragile il dolore
sconfitto dal celeste rito

lunedì 6 agosto 2007

Leave me out with the waste, this is not what I do

C’è il mercato in piazza, ma tu non l’hai notato. Forse stavi dormendo. Al sesto piano i rumori arrivano moderati e modulati, puoi sempre pensare siano parte del sogno che stavi facendo. Mi inviti ad entrare. Ti guardo con un po’ di imbarazzo. L’ascensore è stretta: non siamo stati così fisicamente vicini da forse un anno. Rifletto su quanto si possa essere lontani, pur essendo così vicini. L’ascensore si ferma di colpo: mi spavento, tu sorridi… non ricordavo potessi anche sorridere. Un’ultima rampa di scale e siamo davanti alla tua porta. Esito, mi guardo attorno e ti osservo senza incrociare i tuoi occhi. “Leave me out with the waste, this is not what I do”. Un instante dopo sono nel tuo nuovo nido, sospeso fra la terra e il cielo, fra la tua passata agonia e il tuo futuro di ovatta delicata. Mi chiedo cosa vuoi dimostrarmi conducendomi qui, in questo luogo che non mi appartiene e che non mi potrebbe appartenere mai. “It's the wrong kind of place To be thinking of you”. Il disordine che hai sempre seminato nella tua vita qui è concretizzato. Riconosco che questo spazio è tuo dalla quantità di materiale sparsa sul pavimento in modo apparentemente privo di senso. Ecco che hai finalmente un luogo in cui specchiare la tua mente e in cui il tuo corpo può raggomitolarsi nell’autocompiacimento. Leggo pezzi della tua nuova vita in ogni angolo. Vedo i resti del rito battesimale con cui hai cambiato il tuo nome. Penso che questo luogo sarà magico quando l’inverno ti sorprenderà, fra qualche mese: il legno scuro, il caminetto acceso e la convinzione di essere finalmente al sicuro. Dalle finestre alte si vedono soltanto il cielo e le cime delle colline: ti dico che si vede una bellissima torre; non ti interessa: mi guardi distrattamente e accendi una sigaretta. Vuoi la mia approvazione: come potrei non dartela? Come potrei non sorprendermi davanti alla tua opera? Un atteggiamento orgoglioso, da parte mia, sarebbe nauseante. La sera sta lentamente soffocando il pomeriggio, mentre tu mi spingi ad ammirarti. “It's the wrong time, she's pulling me through. It's a small crime, and I've got no excuse”. Non ho scuse: ti elogio con convinzione e senza ipocrisia alcuna. Le mie parole e i miei sguardi sono schiavi della tua vittoria, del tuo trionfo sul passato. E per questo mi chiedo perché mi hai voluto qui. Io che sono il passato. Io che rappresento il tuo passato. Questo luogo è inadatto a me e qui mi sento come una macchia di fango su un lenzuolo di seta. Noti il mio imbarazzo: non ho possibilità di fingere qui, non sono più capace di prendermi gioco di te, di dimostrarmi altro da quel che sono. Non qui. “It's the wrong kind of place, to be cheating on you”. Ora che la luce cala, inizia a scendere anche un certo silenzio fra noi due. Siamo immobili. Osserviamo il gatto muoversi fra le scatole e la scacchiera. Tu accendi un’altra sigaretta. Io penso che tra queste mura posso capire davvero cosa ti sia successo. E improvvisamente intuisco una presenza nuova. Vedo scene della tua nuova vita a due, vedo la tua anima legata ad un’altra. Non pensavo fosse giunto questo momento per te, non credevo fosse il tempo giusto. Mi sbagliavo. “It's the wrong time, for somebody new”. Il puzzle inizia a farsi chiaro nella mia mente. Ora so che la tua forza ha trovato una nuova sorgente, non più ermetica e interiore, ma evidente. Mi dici che tu non hai più nulla da nascondere e che non devi chiedere più scusa a nessuno. Mi sento colpito da queste tue affermazioni. Io che sono abituato al buio, che ho condiviso il buio con te per secoli, ora sono colpito dalla tua nuova luce. Ora il mio disagio cresce. So di non avere alcun diritto per sentirmi ferito. So che il mio disagio deriva solo dalla mia incapacità di vivere. So che non ci sarà, per me, questa rinascita. So che il mio passato è e sarà per sempre il mio futuro. Mi chiedi se va tutto bene. Ti rispondo che devo andare. Subito. Sono pronto a raccogliere il mio sangue, pronto a cantare la mia mediocrità, ancora una volta. Sento che in un istante mi hai restituito tutto quello che ti ho dato, ma sotto una nuova forma. Va tutto bene? Sì, Certamente. Ti ringrazio. “Give my gun away when it's loaded. Is that alright? yeah. If you don't shoot it how am I supposed to hold it. Is that alright? Yeah”.

Le parti in inglese sono tratte da “9 Crimes” by Damien Rice

venerdì 3 agosto 2007

Bright Eyes - 17 luglio - Ferrara


Questo blog avrebbe voluto essere decisamente più “musicale” essendo che è il mio blog e la musica è parte fondamentale (spesso penso sia “LA parte fondamentale”) della mia vita. Eppure non sono bravo a recensire i concerti a cui vado.. le emozioni che dà la musica live non sono facilmente traducibili in frasi di commento.. certo, potrei dire “Il cantante vocalmente era in forma” o “Hanno fatto il mio pezzo preferito” ecc, ma cosa donerei ai miei inesistenti lettori delle emozioni reali del concerto?

Pur tuttavia desidero fare qualche commento, in grande ritardo (esiste il ritardo quando si scrive un blog personale?? Not at all..), sul concerto dei Bright Eyes a Ferrara, Piazza del Castello (27 luglio)

Lasciando perdere i 40 gradi (serali… ) della piazza infuocata… e il palco agghindato in stile finale di Sanremo all’Ariston, con tantissimi fiori bianchi ovunque (che Conor ogni tanto lanciava al pubblico) nel complesso mi sono piaciuti… Tutto lo spettacolo si è incentrato sulla figura carismatica – e direi enigmatica – del cantante / songwriter / front man del gruppo: Conor Oberst, appunto.. Sinceramente mi è parso di leggere sul suo volto per tutto il concerto, un’espressione malinconica e triste (cosa che ovviamente ho gradito….). Al di là di questo, ha cantato bene, nel suo stile un po’ “bambinesco” (nel senso buono del termine) ma bene… è riuscito ad emozionarmi e questo è il mio principale parametro di giudizio quando vado ad un concerto. Talora la sua voce ha assunto toni tormentati.. altre volte era invece più impersonale e meno emotivamente coinvolgente. Si è presentato con una schiera di musicisti (direi dodici) fra archi, fiati batterie ecc… a volte il sound che scaturiva da questa specie di orchestra mi è parso eccessivo… ma comunque sono stati molto bravi anche loro. Momento doc del concerto è stato quando hanno suonato “First day of my life”, uno dei miei pezzi preferiti.. dall’album “I'm Wide Awake It's Morning”, che rimane il mio album prediletto (ma non ho ancora ascoltato quello nuovo appena uscito!). Che altro? Tra l’emozione, la corsa per arrivare, il caldo e la sete non soddisfatta.. verso la fine del concerto ho rischiato il collasso… ma ne è sicuramente valsa la pena.