lunedì 1 ottobre 2007

When pianos try to be guitars




La notte scorsa, proprio mentre Ottobre arrivava con il suo solito scontato giudizio sulla mia vita, ho sognato il tuo corpo. Era disteso senza vita in una fossa, lungo il pendio ventoso sul quale spesso trascorrevo le mie domeniche adolescenti. Nella sua totale arrendevolezza al terreno sottostante emanava una bellezza straordinaria. Quelle bellezze silenziose che non hanno bisogno di parole per essere celebrate. L’ho osservato rapito di estasi e incurante della morte che lo abitava. E mi ha ispirato vita, e ha suggerito parole al mio animo analfabeta. Ho voluto pregare: come si può non pregare dinnanzi a tanta bellezza? Ho pensato tante volte di averti dimenticato, almeno tante volte quante quelle in cui ti ho ricordato nel buio e nel silenzio. Ora che il tuo corpo mi è apparso accompagnato dalla morte, cosa dovrei mai pensare? Che sarà l’ultimo ricordo? Che questo pendio sarà per noi il meritato Camposanto? Ho sfiorato con il vento i tuoi capelli e ho pianto.. se avessi potuto vedere le mie lacrime sfiorare il tuo corpo e il suo giaciglio..! “Don't say that you don't.. And if you could see me now. Said if you could see me now”.. io che ti ho accusato di non sapere andare avanti.. di non sapere cosa significasse Amare.. di non sapere iniziare da capo… ora ricevo le stesse accuse dalla tua espressione immobile..dai tuoi occhi chiusi.. “…you've got to know when it's time to turn the page, when you're only wet because of the rain”. E quante volte sotto la pioggia il mio pensiero ti ha sfiorato! Quante volte ho mentito al mio cuore e l’ho tradito, svenduto e portato oltre oceano.. per non pensare.. Eppure ho continuato a cantare solamente le tue parole…ogni volta che il crepuscolo mi ha scoperto improvvisamente nudo.. “He moved like the sunset, God who painted that”. In te sento ancora l’ovest verso cui continuo inevitabilmente a muovermi.. senza tregua e senza una meta precisa.. “I feel the west in you and I feel it falling apart too”. Cosa accadrà ora che l’ovest sta morendo? Perderò ogni mio senso dell’orientamento..perderò me stesso. Così come sono spariti il tuo corpo e la tua bellezza epica. Apro gli occhi e vedo solo il mio corpo fra le coperte confuse… e un piano polveroso e muto al di là del letto. “I guess you go too far when pianos try to be guitars”.
La parti in inglese sono tratte da "Northern Lad" by Tori Amos

4 commenti:

Anonimo ha detto...

sempre emozionante leggere il tuo blog...e riascoltare tori amos...ti lascio un pensiero e poi vado a letto...

buonaotte:)

Siamo ad ottobre
e qui si resta
storditi, divisi.

Se l’animo molle
dandosi per vinto
si poserà per sempre

maledicendo i segni
più evidenti,
gli indizi di un amore
che ancora insidia
il cuore e le labbra.

Ripenserò all’estate
come il mese dei semi

dentro un morso d’anguria
all’ombra di una corda
di chitarre ed aquiloni

o i semi bianchi di zucca
forse troppo salati
che vanno per terra
soffiati dal tempo,
aperti tra i denti
dove batte la lingua.

I semi già secchi
che forse mai più
saranno fiori
né torneranno i frutti
che eravamo.

Se l’estate più lunga
almeno in questo paese
dura solo quel mese.

Anonimo ha detto...

sì, lo vedo, anche qui: la scrittura è la tua base su cui appoggiare il dolore.

Laura Ingallinella ha detto...

Tori Amos...
e quanta malinconia, quanta malinconia...
un quadro a tinte autunnali...
e una collina nuda, di pochi alberi...

Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Spesso durante il giorno ci illudiamo di dimenticare, di nascondere in una parte remota del cervello ciò che causa dolore...ma la notte arriva sempre inesorabile a chiederci il conto e a tormentare i nostri sogni..