La tua lettera mi è arrivata proprio la Vigilia di Natale. È arrivata bagnata da un pioggia gelida, quasi neve. L’ho toccata incredulo, come non mi appartenesse. Come non fosse indirizzata a me. L’ho aperta nella semioscurità serale ferita dalle luci colorate. Ogni parola ha assunto sfumature differenti. Ho bevuto le lettere con la mia mente avida, lasciando che il sangue si concentrasse attorno al cuore. Come se tu mi fossi stata davanti. Come se la lettera fosse il tuo corpo. Smarrito nei profumi e negli odori di un Natale improvviso, ho visto i tuoi occhi sfiorarmi e rimproverarmi silenziosamente mentre leggevo. “Please don't reproach me for how empty my life has become”. Mi scrivi di un Natale che svuota di senso la vita. Che ruba quel poco che si era raccolto per svenderlo e coprirlo di nastri colorati. Per questa festa mi regali i tuoi pensieri sfregiati da questo tempo di guerra. Sono costretto ad accoglierli nel mio harem di finta pace in cui mi sono confinato. Sono secoli che non avverto la tua umanità di seta. Solo freddo ghiaccio e parole come coltelli. Non so come reagire, mi trovi impreparato. Completamente inerme di fronte alla tua debolezza. Salgo le scale al buio. Toccando le pareti per orientarmi. Le mie mani sfiorano il muro gelido, ne cercano le forme. Ora mi sembra sia stato tutto inutile, tutto senza senso. Dalla tua lettera due parole urlano di ferocia: delusione e incomprensione. “I don't know what really happened. I watched your disappointment at being misunderstood”. Eppure inizio a capirti; gradino dopo gradino leggo la tua coscienza costernata di fronte ai muri invalicabili che ho innalzato intorno a me. Mi chiedi dove sono sparito. Non so rispondere. Di certo non sono più parte del nostro antico mondo. Lo vedo lontano tanto quanto sento distante te. Raggiungo il salotto, già imbandito per la cena rituale. La tavola brilla di luce propria. Dalla cucina sento provenire risate e commenti. Io osservo e ascolto questo universo estraneo. E sento le tue parole contorcersi nel mio stomaco. “Something metal tearing my stomach out, if you think ill of me”. Mentre entro nella mia stanza buia penso a quante infinite volte ho tentato di decifrarti, cadendo poi sfinito senza riuscirci. Ora, cosa mi stai offrendo? Sappiamo che il tempo va in una sola direzione. Mi osservo nello specchio nella penombra. Con la tua lettera in mano mi aiuti a comprendere quanto sono cambiato. Non riconosco più il mio viso. Non coincide con quello dell’uomo a cui stai scrivendo. Se mi vedessi te ne renderesti conto anche tu. “I tried to learn your language but fell asleep half undressed unrecognizable to myself”. Mi sdraio sul letto e mi sfilo i jeans. La pelle nuda delle mie gambe a contatto con la coperta fredda mi fa rabbrividire. Sono sconfitto. Da te e da questo Natale di stracci bagnati ricoperti d’oro. Mi invade una dolcezza mista a rassegnazione. Vorrei averti qui, ora. Ma non vorrei vederti mai più. È banale dire che ti perdono. Ancora di più è chiederti di fare la stessa cosa. In questa sera di luci finte le colpe si sciolgono nella solitudine come sale nell’acqua bollente. Mi accorgo solamente ora che è davvero Natale. “I forgive you….”. “Can you Can you Forgive me Forgive me Can you Can you Forgive me. Too. Too”.
Le parti inglese sono tratte da "Broken Harp" by PJ Harvey
5 commenti:
Si Daniel, è davvero Natale. Un periodo magico ma anche malinconico... Un periodo che ci costringe a fermare la frenesia del quotidiano e ci spinge a riflettere, ricordare, sperare...CAMBIARE.
Daniel i tuoi post risuonano dentro di me... vibrano e sono nel tuo vortice di struggente bellezza
per la profondità dei sentimenti e per il candore con cui li sai restituire immacolati... si possono toccare sulla pelle come la coperta fredda sulle gambe nude... ne resto ogni volta affascinata anche se vorrei leggerci qualche nota di gioia, ma sento che la strada della guarigione da te stesso è quasi vicina... ma il tuo demone dentro di te è forte e potente... e se non gli dai voce e sfogo ti tormenterà... sei tanto grande dentro che esprimere la tua vastità, devasta… tu non passi sopra le cose, tu ci sei dentro… dentro fino a farti sommergere… e attraversare e… la lettura della lettera diventa la salita al buio delle scale mentre cerchi il contorno freddo del muro come la faticosa risalita degli stati della coscienza di Lei, nel ritrovare i freddi contorni e limiti della Storia…
Grazie per la tua commovente grazia dell’anima…
Ti sono vicina Daniel
vorrei conoscerti...lo faccio solo attraverso la mia cloe...e non è poco. Un bacio,
Jana
Cara Jana... non ho trovato il tuo blog.. se esiste.. quindi ti ringrazio da qui... Cloe è certamente un buon punto di approdo per conoscermi.. un bacio
Daniel
Daniel...che sorpresa la tua risposta, e soprattutto il tuo ringraziamento. Non ho un blog ancora...nonostante i solleciti di Cloe, che oltre a essere un buon punto d'approdo, per me è anche un grande, infrangibile, specchio...Ti lascio la mia mail, senza timori di altrui invasioni barbariche...:-)
janacardinale@hotmail.com e spero che ogni tanto mi avrai letta e quindi incrociata nel blog dell'amata Mirna, pardon, di Cloe.
Baci a te.
Jana
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