A volte, durante i lunghi pomeriggi passati davanti a queste vetrate opache, mi chiedo se il cielo appoggi effettivamente sull’orizzonte o se riesca galleggiare da solo nel vuoto cosmico. E soprattutto mi chiedo cosa sia questo orizzonte che attrae irresistibilmente i nostri occhi. E se su quella mitica linea esista effettivamente un passaggio per un altrove. Per andare al di là di questo mondo che spesso mi appare così stretto e soffocante e altrettanto spesso mi appare immenso e irraggiungibile. E io? Io riesco a galleggiare da solo oppure mi appoggio a qualcosa d’altro? A qualcuno, a un’idea di me stesso, a un’aspirazione, a un dolore, a un passato, a un futuro. Cosa sono io se ridotto all’essenziale? Chi sono davvero nel profondo, senza alcuna sovrastruttura? La risposta sta sempre nel concetto di orizzonte. L’orizzonte di me stesso è la mia essenza, il punto di intersezione fra la mia vita e la mia essenza. E forse è per questo che l’orizzonte mi sembra sempre così lontano. Ma devo sempre continuare ad osservarlo. “Just keep your eyes on her, keep don't look away, keep your eyes on her horizon”.
Le parti in inglese sono tratte da “Carbon” di Tori Amos
4 commenti:
io mi appoggio, io senza un appoggio non esisto, sono le radici ed i sostegni che mi permettono di guardare al cielo e spiccare il volo
Per Amanda
Io credo tu abbia ragione. senza radici si vola via.
un abbraccio
d
Mi piace molto leggere i tuoi pezzi di prosa, non sono molti.. è bello questo interrogativo riguardo l'orizzonte... e bello farsi domande... credo che la vita stessa sia una domanda.. anche il giorno potrebbe essere un orizzonte!
un abbraccio
Fly
Per Fly
Mia cara, ormai ho capito che tutto è una prospettiva... non esiste l'osservazione pura, solo l'osservazione partecipante che condizione ciò che viene osservato...
kisssss
d
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