giovedì 21 settembre 2017

It's a long long time, going back in time

Praga vent'anni dopo. E ci ho pensato solo una volta arrivato qui. Sono già stato in questa bella città, esattamente venti anni fa, ma me ne ero quasi dimenticato. E da quando me ne sono accorto sono partite le mie solite riflessioni nostalgiche e cupe. Venti anni fa ero un liceale in gita scolastica. Ora sono un uomo e sono qui per lavoro. Quasi mi vedo camminare lungo le vie eleganti che portano al Town Hall e alla bellissima piazza centrale. Vedo sulle vetrine dei caffè la mia immagine: un ragazzino smilzo, sicuramente imbottito di giacche a vento e maglioni per via del freddo mitteleuropeo di marzo. Cerco di guardarmi negli occhi ma faccio fatica a oltrepassare con uno sguardo così tanti anni. Chi ero allora? Che speranze covavo nel profondo della mia anima? Avrei mai pensato di divenire chi sono oggi? Mi immaginavo così? Credo proprio di no. Ma faccio fatica ad immedesimarmi nel mio me stesso adolescente. Sicuramente ci sono tratti di allora che conservo anche oggi. Molte cose invece sono cambiate. Tutti i sogni di allora sono ormai divenute illusioni e, alcune di essesono finite nell'oblio. Anno dopo anno ho scoperto di essere meno speciale e più mediocre di quanto allora credessi. Ho scoperto che la vita sa riservare enormi delusioni e che le certezze possono essere solamente interiori. Ho commesso moltissimi errori in questi venti anni, molti dei quali sono irrimediabili. Ho anche imparato tanto, ma altrettanto devo ancora comprenderlo. Non sono ancora in grado di perdonare me stesso per tutti gli sbagli e per le occasioni perse. Né sono capace di perdonare le persone che mi hanno colpito o deluso in questi anni. “Only when you're whole you can forgive”. Allora, la prima volta in cui entrai nella imponente cattedrale di san Vito e mi scaldai le mani congelate sulle fiammelle delle candele devozionali, non avrei mai pensato che trovare un posto nel mondo fosse così immensamente difficile. Eppure sono ancora qui a cercarlo, senza trovarlo. Ripensando a quello che ero, torno indietro nel tempo. E mi sembra di scalare le mura di questa immensa cattedrale, tanto è lungo e faticoso il percorso a ritroso lungo questi venti anni. “Climb over the church wall in your sunday dress... It's a long long time, going back in time...”. In fondo, allora come ora, so che l'unico modo per non perdersi in questo mondo di avvoltoi è credere in qualcosa. È attendere una consolazione. Qualcuno che venga ad asciugarti il volto, dalle lacrime della notte e dal sangue del giorno. Come la Veronica con Cristo lungo la via per il Calvario. “All of me wants to believe, that somehow you will save me, Saint Veronica”.

Praga 19 settembre 2017
Le parti in inglese sono tratte da “Climb” di Tori Amos

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Carissimo mi ha emozionato molto questa tua prosa.. difficile guardare attraverso questo gioco di specchi a ritroso e trovare un’unica persona raffigurata.
Crescere è abbattere e affrancarsi dall’immagine che gli altri vorrebbero affibbiarci o che noi desidereremmo che gli altri ci raffigurino. Con gli anni ci si accorge che si rimane sempre più nudi e miseri agli occhi del mondo così sprovveduti che .. anche se in fondo, ma proprio in fondo al cuore… sappiamo per certo che siamo molto di più dell’etichetta mondana facciamo fatica a crederci e ad ammetterlo…Quel di più che ci rende unici e irripetibili è quel di più che nessuno apprezza, nessuno guarda, nessuno considera.. La nostra singolarità è annientata dagli occhi rapaci del mondo che ci giudica senza pietà solo per la nostra pelle infreddolita e mal adattata.
E finiamo per vergognarci di essere così nudi da ogni riconoscimento del mondo. Abbiamo perso ogni certezza di metterci in pari, di trovare un piccolo rifugio.. siamo troppo nudi per tutto. Ma solo in quel credere che oltre la carne c’è un infinito abisso che solo ciascuno può esplorare e che la nostra unica certezza è l’interiorità… imperscrutabile e di cui non la si avrà mai esplorata nella sua totalità.. perché eterna e divina. E’ questo il proprio singolare paradiso. E’ questo l’unico luogo in cui ogni persona anche se è sfuggita per tutta una vita, nell’esperienza della morte, potrà rifugiarsi. Questo luogo chiamato salvezza è per tutti ed è gratis e se lo vogliamo visitare è li in ogni luogo in cui lo cerchiamo, in ogni persona, in ogni istante. E’ unico, è nostro e nello stesso tempo universale. La salvezza è data per tutti e se eterna travalica anche il nostro tempo… anche se per entrarci nel tempo dell’istante il tempo deve rimanere fuori . La Veronica e Il Cristo non hanno avuto paura dell’incontro, del dolore, del sangue e delle lacrime perché pur accogliendo e consolando i limiti della carne si sono trovati in quell’altrove che tutto comprende e consola e per sempre rimarrà quel volto impresso, perché eterna è la perfezione di quell’istante.
Sono solo miei pensieri, riflessioni che scaturiscono dal tuo bellissimo e profondo scritto, non hanno pretesa di visioni assolute o assolutistiche
Ti saluto e abbraccio
Fly

Daniel ha detto...

Per Fly
Mia cara... purtroppo solo ora noto questo tuo prezioso commento. è proprio così... il mondo è rapace e chi non si adegua viene sbranato. L'altrove che potrebbe forse accogliere la nostra essenza, al di là di ogni differenza, è l'unica consolazione. Ma credere è difficile.
un abbraccio