Un natale di sole. Giornate terse che rendono gli spazi immobili, quasi fossero dipinti rinascimentali. I due bordi della pianura, ricamati di bianco, si osservano. Un natale fradicio di passato. Ma con il gusto di un futuro che non vuole palesarsi e che si osserva soltanto al di là di una vetrina. Giornate di voci assordanti e sere raccolte in una solitudine imperfetta. Cupa e mistica allo stesso tempo. Cosa sono io in questi giorni in cui la nuova luce fa capolino al di là delle colline dell'ovest? Dopo venti anni dalla mia grande rivoluzione, è forse il tempo per sconvolger di nuovo tutto? Ho le forze per creare una nuova sacralità? Per ribaltare l'altare e costruirne uno nuovo? Fra pochi giorni mi attenderanno 366 pagine bianche da riempire di lettere. Saranno parole stanche e trascinate come barche nel fango? Oppure parole leggere, di ispirazione nuova? Intanto, fuori, nel giardino che non sento più mio, una rosa è sbocciata. Come fosse primavera. Come per dire che la vita va avanti ed è pronta a sorprenderci sempre. Anche se teniamo gli occhi chiusi. “But it don't snow here, stays pretty green.... Oh, I wish I had a river I could skate away on”.
Le parole in inglese sono tratte da “River” di Joni Mitchell
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