mercoledì 31 dicembre 2008

Hide my rainbow



Is there a savior?
I’m a lost sailor
Every direction seems so wrong
Thousand of answers
Burnt in bonfires
But many new questions are born

I’m contradiction
Or a sad fiction
Where all the characters are lost
I guess I miss you
May I forgive you?
It would mean spitting against all

Show me I can change
Even when the rain
Is falling on the floor
And in my veins

Tell me that my Faith
It is still the same
It floats in my bones
And on my face

I wish I hate you
I hope I loved you
Of this I cannot keep control
Where is the truth?
I am confused
While the old year is going to fall

Show me I can change
Even when the rain
Is falling on the floor
And in my veins

Tell me that my Faith
It is still the same
It floats in my bones
And on my face

I wear my raincoat
To hide my rainbow
That’s my purpose for the New Year

lunedì 29 dicembre 2008

Hey don't you know you were right?


Immerso in questo silenzio scuro. In questo freddo di ossa appese. Lascio le parole rimbombarmi nel cranio. Le tue rimbalzano come biglie sul pavimento. Dal tuo viso capovolto al mio corpo disteso. Ne assaporo l’indifferenza che, come un tessuto di seta, avvolge i miei muscoli. Penso alla verità. A ciò che è giusto e sbagliato. E allo stesso tempo so che non esiste questa binarietà. Non nel senso definito che io desidero disperatamente. Ho pensato per mesi che tu fossi l’errore. Che tu avessi torto. Ora che ti vedo trionfare accanto alle macerie della mia vita, ammetto senza paura che forse l’errore è insito soltanto in me. E che tu hai preso la giusta decisione. Io rappresento soltanto la vittoria dello spreco. Lo spreco della bellezza e della gioia. Della freschezza e del sorriso. Affogo tutto ciò che ho in queste mie abitudini di putredine e nel buio di questo pomeriggio così bianco da sembrare radioattivo. Io che ho lottato contro di me pensando in realtà che fossi soltanto tu il nemico. Per paura di guardare dietro a quella piega dell’anima che ha tenuto nascosto il mio essere più vero. Ma ora sono qui per confessarmi davanti ai tuoi occhi inconsapevoli del dolore. Davanti a questa porta che sembra chiusa da secoli. Ma è immensamente tardi. “Those with habits of waste, their sense of style and good taste, of making sure you were right, hey don't you know you were right? I'm not afraid anymore, I keep my eyes on the door, but I remember....”. Ho voluto rivedere le tue labbra prima che questo anno disgraziato chiudesse il sipario. Con le sue tende macchiate del mio sangue. Non vorrei ricordare nulla. Non avrebbe senso. Il passato cancella il presente. Tu che vivi una giovinezza nuova chiazzata di speranze concretizzate nella carne. Nessuna sconfitta. solo l’accettazione che il tempo possa anche dare oltre che togliere irrimediabilmente. Come il nostro tempo. Che abbiamo forse sprecato. O che non abbiamo mai avuto. Le mie lacrime sono sacrificate sull’altare del nuovo come è giusto che sia sempre. Non ho paura di te, non più. Anche se la confusione regna sovrana dentro di me. “Tears of sadness for you, more upheaval for you, reflects a moment in time, a special moment in time, yeah we wasted our time, we didn't really have time, but we remember when we were young”. Ho sempre pensato che i sogni dovessero per forza schiantarsi da qualche parte. Ora tu mi dimostri che non è così. Ma ogni sogno può diventare un incubo in base alla prospettiva da cui lo si guarda. Però io non ho più bisogno di sogni. Io non desidero più nulla. Nulla da te. Né da nessun altro. “Guess your dreams always end. They don't rise up, just descend. But I don't care anymore, I've lost the will to want more, I'm not afraid not at all, I watch them all as they fall..”. E nel mio silenzio non percepisci nulla. Come non mi avessi mai conosciuto. Come non avessi mai accettato quello che sono davvero. Arriverà per entrambi il nuovo anno. E senza paura ne accoglierò i figli. Con tutto ciò che Dio vorrà mandarmi. Dopo un anno di abbandoni consecutivi e definitivi, dovranno aprirsi nuove possibilità. Nuovi squarci di sereno nel buio. Anche per me. Amen.

And all God's angels beware
And all you judges beware
Sons of chance, take good care
For all the people not there
I'm not afraid anymore
I'm not afraid anymore
I'm not afraid anymore
Oh, I'm not afraid anymore.

Le parti in inglese sono tratte da “Insight” by Joy division

martedì 23 dicembre 2008

Winter gloss


I can’t forget
The power of the winter wood
As I let
The shortest day just passing throw

Yes there is not the death
If you’re ready to get
Every little drop of life
And this sense of neglect
Is ‘cause I go’n to expect
Somethin’will not arrive

You said
That from the losses come the new
And I have
Lost everything but my sad mood

I hope you will be free
As spirits in the breeze
Under the new winter eye
I feel as little thief
Who steals his own gifts
To burn in this sacred night

This is new season
Have I got the reason, to live again?
I destroy my prison
Just to gain some freedom, to live again.

In my hands
I have the winter skies so blue
The clouds dance
Without leaving any clue

I leave the autumn alone
The earthquakes in my soul
Unmerciful it brought
I count now what I’ve got
All the crumbs and the odds
Painting the white winter gloss

This is new season
Have I got the reason, to live again?
I destroy my prison
Just to gain some freedom, to live again.

mercoledì 17 dicembre 2008

Misericordia


E il giorno pieno sembra la notte
il sole solamente un ricordo
sbiadito di ruggine emotiva
accanto ad alberi cadaveri
come aculei perversi di noia
in attesa d’infilzare il cielo

Ma poi la luce scivola dal buio
mi insegue tra i riflessi sporchi
silente mi precipita addosso
tra la pelle la voglia d’esistere:
è Misericordia di cartapesta
questa vita che ricompare sempre

mercoledì 10 dicembre 2008

Was a long and dark December


Mentre la pioggia scende io la osservo tentare disperatamente di diventare neve. In mezzo a questa nebbia che assomiglia all’idea che ho di Dio. Impalpabile ma evidente. Presente e assente. “Was a long and dark December when the banks became cathedrals and the fog became God”. Sono un’ombra sul vetro e in silenzio lascio passare i miei minuti. Quelli che mi sono stati regalati, senza che li chiedessi, dai crudeli architetti del tempo. Che progettano futuri inverosimili e disgraziati, in modo assolutamente casuale. Davanti a loro posso solo mentire. "When the future's architectured by a carnival of idiots on show you'd better lie low”. E mi viene di ribellarmi a questa mia inconsistenza. A questo freddo che percuote la mia anima e la congela nelle lacrime artiche della coscienza. Sento il mio sangue opporsi all’annullamento di un inverno ostile. Il mio sangue di secondogenito. Scuro di terra e di pensieri condensati. Lo ascolto gridare senza remore le mie diversità e lo sento sussurrare le mie uniformità genetiche. Anche qui solo, vedo gli sguardi del mondo famelico puntati su di me. In attesa di me. Delle mie azioni. Di vedermi cadere o rialzarmi ancora. Senza che questo faccia nessuna differenza. “Clearly I remember from the windows they were watching while we froze down below”. E quante volte ho pensato che tu potessi capirmi. Quante volte ho tentato di rispondere ai tuoi occhi interrogativi? “If you love me won't you let me know?”. Per poi capire che non avresti mai potuto. Per poi capire che non lo volevi. Ora che dicembre mi assale feroce e mi ricorda chi sono. Deporrò le armi e smetterò di combattere. "I don't want to be a soldier”. Assieme con il mio sangue di uomo, sconfitto dai secoli. “Bury me in armour when I’m dead and hit the ground my love's opposed but unfolds”.

Le parti in inglese sono tratte da “Violet hill” by Coldplay

domenica 7 dicembre 2008

Only smoke


Am I a victim
Or am I just a dun?
My dummy instinct
Can’t answer with a word!
You said I was so strong
You said I could have passed all
But now I’m on this edge just flustering alone

Is this an instant
Or it is all life long?
My last poor pulp
Or the spring of my soul?
I’m going to soak myself
Into this lack of help
I pin the light it is easy in the dark core

But everybody knows
Life’s only smoke
That fly so high
Towards the sky
To become soul

Everybody knows
We are like snow
We’re our place
In which to pray
To avoid to fall

No contradiction
If I need to draw
Another picture
To represent my soul
The only grey I’ve got
It is the one you brought
Now you are only a far an’ dim shadow

But everybody knows
Life’s only smoke
That fly so high
Towards the sky
To become soul

Everybody knows
We are like snow
We’re our place
In which to pray
To avoid to fall

venerdì 5 dicembre 2008

Attrito


Nell’attrito del tempo
in questa mattinata
di pioggia isterica

Mal sopporto il peso
dei cenci metallici
sull’anima tenera

E tu mi dirai che la vita è un angolo ottuso
spalancato incosciente verso il cambiamento

lunedì 1 dicembre 2008

Solo con la speranza

Vederti sorridere

in mezzo a lenzuola
di candore chimico
negli scompartimenti
di morte lisergica

rende caldo il cuore
e io posso sciogliere
chilometri di neve
solo con la speranza

Nitida d’umanità

sabato 29 novembre 2008

Razor on my bones


Suddenly, everything it is changed
Utterly, I am victim of fate
Someday I’ll be able to rise again

Anyway, am I looking the same?
My face, after all this big rave?
I say I don’t know if I am still me

Sweet Home sweet Home
You’re a razor on my bones
Sweet Home sweet Home
You are no more my Sweet Home

There is there is
No more my cat on the sofa
It seems it seems
My soul it is gone to an hotel

I think, it is passed by the time
To feel, as I used to feel tied
To this bunch of habits I called life

I’ll be, a new shadow of me
I mean, new prospective and dreams
Not here I will find what I’m looking for

Sweet Home sweet Home
You’re a razor on my bones
Sweet Home sweet Home
You are no more my Sweet Home

There is there is
No more my cat on the sofa
It seems it seems
My soul it is gone to an hotel

Suddenly, gravity isn’t strong
Suddenly, I’m ready to be lost

giovedì 20 novembre 2008

Your last days



Your last days were ice
Over the sun
And me I could die
Without crying
I know there’s a ceiling
For every flying

Your last days were eyes
On the window
Every hour a fight
For both of us
Sometimes I was dreaming
For a different light

I count my tears and crawl
And there is not a hope
And all my past is on
A broken dark mirror
Days are like nights, nothing will be all right, after this crime
The law of time, it’s not at all kind, towards your life

Your last days were fires
On the water
They have to be alive
For a moment
But not in my heart
Where you’ll be eternal

Your last days were what I
Didn’t want to
Be in front of my eyes
Without could
Make something to
Change this bad rule

I count my tears and crawl
And there is not a hope
And all my past is on
A broken dark mirror
Days are like nights, nothing will be all right, after this crime
The law of time, it’s not at all kind, towards your life

domenica 16 novembre 2008

And everyone she knew thought she was beautiful


Desidero scriverti queste parole come se tu potessi leggerle. Come se tu fossi ancora qui ad ascoltarmi, così come hai fatto per quasi venti anni. Ti scrivo da questa casa che ora mi sembra ancora più enorme, senza di te. Non parlerò solo del dolore che mi lacera il petto e gli occhi, ora che non ci sei più. Quella sensazione che mi fa pensare che stavolta l’inverno sarà infinito. E senza una nuova primavera. Ma parlerò di te. Come posso non farlo, io che non ricordo nemmeno cosa fosse la mia vita prima di te? Tu. Il mio rifugio e il mio nido. La mia infanzia, la mia adolescenza e la mia prima età adulta. Il mio essere certo di qualcosa, di fronte ai continui sconvolgimenti della vita. Tu, così incantevole da indurmi a sorridere ogni volta che ti osservavo. “And everyone she knew thought she was beautiful”. Tu che per me c’eri sempre. A corrermi incontro quando rientravo in casa. A dormirmi accanto nelle notti ghiacciate. Ad ascoltarmi voltare le pagine, nei lunghi pomeriggi di studio. A giocare con me in giardino sotto il sole dell’estate. Tu ed io. Simbiotici come il cielo e l’acqua. Incapaci forse di immaginare l’esistenza dell’uno senza l’altra. Ora che è toccato a me, subire la tua assenza, mi sento perso come chi ha smarrito i punti cardinali, ma deve comunque viaggiare. Per più di due mesi ti ho osservato decadere. Ho visto il tuo corpo consumarsi e le tue ossa venire ricoperte dal pelo. Ho visto i tuoi occhi stanchi guardarmi con la stessa espressione benevola di sempre. Ma arricchita da una maggiore consapevolezza del tempo. Ti ho vista stare giornate immobile con lo sguardo verso la finestra, ad osservare la luce dei tuoi ultimi giorni cambiare. "She lay in bed all night watching the colours change. She lay in bed all night watching the morning change into green and gold”. Tu mi hai dato tutto il tempo di accettare la fine imminente. Come la più premurosa delle madri. Ma io, nella mia infinita debolezza, non ce l’ho fatta. E mi hai visto piangere, fin dal primo momento in cui ho saputo. "The doctor told her years ago that she was ill”. E mi hai visto combattere inutilmente contro una forza mille volte più forte di me. Ti ho circondato d’oro e ho creato un mondo intorno a te. Ma ciò non ha frenato il tuo disfacimento. “The world was at her feet and she was looking down”. Qualche giorno prima della fine, ti sei alzata barcollando e hai attraversato tutta la casa. Tutti i luoghi in cui stavamo, insieme. Li hai osservati uno ad uno e, alla fine, hai scelto quel cuscino accanto alla grande finestra che guarda la campagna. Mentre tu ti consumavi, fuori è cambiato tutto. Hanno tagliato tutti gli alberi lungo il torrente, dove passeggiavamo nei mesi caldi, per goderci le lunghe ombre delle foglie. Da quel giorno non ti sei quasi più mossa. Hai scelto di smettere di lottare. Dopo poco ti sei spenta, e con te una parte enorme del mio passato. Pur se il dolore mi corrode, per non esserti stato accanto proprio nel momento del trapasso, so che tu eri pronta per andare. Io solo non ero pronto a lasciarti. E forse non lo sarò mai.

Le parti in inglese sono tratte da “Beautiful” by Belle&Sebastian

giovedì 13 novembre 2008

Sei stata splendida


Quando l’alba ancora languiva
Ti ho trovato, silenziosa e immobile
Accanto a te, la morte seduta
Mi osservava ostile

Le mie lacrime hanno bagnato
Il tuo corpo provato dal morbo
Gli occhi stretti, la bocca socchiusa
Istantanee incancellabili

Dopo tutto si è fermato
Per un istante anche il mio cuore
Quasi vent’anni concentrati
Nel tuo ultimo respiro

Corroso da questo senso
D’abbandono e d’impotenza
Incapace di annientare solo
Il mio dolore affilato

Ma tu sei stata splendida
Fino alla fine del tuo viaggio
Lasciandomi soltanto nell'ora
Della solitudine finale

Le mie parole sono povere
Solo zingare infreddolite
Di fronte alla ricchezza immensa
Che mi hai lasciato dentro

venerdì 7 novembre 2008

No proper prayer


There’s not a proper prayer
For you my darling
There’s not a proper saying
It’s not enough
‘cause you entered in my heart
as no one else has done, till now

There’s not a proper pain
To feel today
In front of your sad death
Under this rain
I’m nothing but my tears
Without you all my fears, can grow

There’s not a proper joy
To think of you
Twenty years of toys
Always with you
So many gifts you gave
I haven’t deserved them, thank you

THANK YOU!

There’s not a proper heart
To contain all
The pain the death the life
Today I’ve got
Because we were a world
And now I’m left alone, alone

There’s not a proper place
To rot your bones
But it will be the same
Will rot my bones
Together on that hill
Near the Church and the Sacred Stones

There’s not a proper song
To write for you
No word can be enough strong
For what I feel
And songs are like the life
They’ve got to stop sometime.. somewhere

(Dedicated to my little black cat dead on 6th November 2008)

martedì 4 novembre 2008

4 novembre


Su questa terra
Strappata alle origini
Macchiata di sangue imbavagliato
Ho camminato senza pensare a un Dio

Ma poi ancora
Negl’occhi screziati del tempo
Ho scoperto una nuova preghiera
Senza sacerdote né sacri vocaboli

Forse non sarà
Che l’ennesima illusione
Eppure da un oceano all’altro
Percepisco la speranza del cambiamento

domenica 2 novembre 2008

The Samhain Card


Don’t know where I’m going don’t know where I’m going
It’s an ancient story it’s an ancient story

I keep the memory of all that I have been in the past
Some things I have to hold but others are to throw away

I know to feel lonely I know to stay lonely
It’s enough to love it, it’s enough to love it

I exploit all the skills the nearest to feel to my dream
But in this night there is something to suggest me I’m free

And so I’m here again with my WHOLE heart
And so I play again the Samhain card

I’m not so fragile for a night for a night
I can’t arrive but I start in this time

I read all my story from this peak of always
Here I’ve passed the glories and I found the Holy

But here there were also the greatest cries of all my world
This night is made to host the fears and all the odds I’ve got

And so I’m here again with my WHOLE heart
And so I play again the Samhain card

I’m not so fragile for a night for a night
I can’t arrive but I start in this time

giovedì 30 ottobre 2008

I've thrown away those graces


Gli ultimi giorni dell’anno: la pioggia scivola mentre la luna è scomparsa. E io dipingo la finestra di buio. Non voglio che la luce del lampione illumini i miei pensieri. Ho sempre pensato che l’assenza della luce fosse uno stato emotivo. Perché anche la notte più buia può splendere immensa se hai un po’ di sole nel cuore. Stanotte penso alle strade tortuose che mi hanno condotto fino a qui. In questo luogo oscuro pieno di ombre che fuggono e disegnano i loro profili sulla parete liscia della mia anima. Penso a tutto quello ci siamo detti. Ma soprattutto a ciò che non mi hai mai detto. Nei secoli dei secoli. “Can't forget the things you never said, on days like these starts me thinking”. Vorrei capire perché in certi momenti sento il mio corpo come fosse solo un artificio. E sono soltanto ciò che penso. E il mio cuore sale fino al collo. E sussurra direttamente nelle mie orecchie. Sento che sarà di nuovo lui, presto, ad uccidermi. Dopo la mia ennesima morte. Dopo la fine e dopo il principio. “You gave him you blood and your warm little diamond. He likes killing you after you're dead”. E mi piacerebbe sapere perché l’istante successivo sono solo un corpo. “Sometimes you're nothing but meat”. E allora sento il mio sangue scorrere e la mia gola diviene un flauto pronto a suonare. E le mie lacrime hanno come unico scopo quello di bagnare il mio viso. Nel buio nessuno mi ascolterà. “Now you've cut out the flute from the throat of the loon. At least when you cry now he can't even hear you”. E cosa rimane dunque di stabile, dentro questo universo di nulla che chiamo col mio nome? Forse il fatto che, come sempre, sono schiavo del cielo. Anche di questo cielo senza luce. In silenzio attendo i suoi ordini. Gettando via quel poco di grazia che ancora rimane in me. “God knows I know I've thrown away those graces”.

Le parti in inglese sono tratte da "Blood Roses" by Tori Amos

sabato 25 ottobre 2008

Un soffitto



Se il cielo fosse solo un soffitto
Logoro e stanco di sorreggersi
E i miei occhi non potessero più
Osservare l’infinito e perdersi
Vivrei solo in attesa della fine

Ma dentro il respiro di un’anima
Gravida di dolore e desiderio
Ancora sento (forti come la vita)
Le braccia divine dell’assoluto
Stringerci nell’antica compassione

giovedì 23 ottobre 2008

My own fearscape


I build up the dykes
To protect my own fearscape
No matter if I
Flutter my wings with no escape

My life is dripping out
But to dry I’m not allowed… not now

I wear my helmet
It seems I fight an endless war
It’s just a veil
I tuck around my sad pale face

And I wish I was everywhere
But inside this almost hell… of mess

What I need to be
The reason to live
It’s only a small candle flying over the sea
A symbol should be
The death cannot win
It’s what I will handle after the end of the grief

I got the fire
I got the fire when I wanted
Now the desire
Of being when I was seems strong

But I think the meanings all
Are along the only road… we can walk

What I need to be
The reason to live
It’s only a small candle flying over the sea
A symbol should be
The death cannot win
It’s what I will handle after the end of the grief

venerdì 17 ottobre 2008

Nuda di ombre


Sfoglio la notte
Solitudine di petali
Zagabria nuda di ombre
Spalmata di luci
Lacrime suicide
Dal tredicesimo piano
Desiderio di ossa
Lontananza di carne

(vorrei le tue braccia incrociate sul mio corpo
le tue mani stringermi il cuore fino all’esplosione
tingere di rosso tutto il grigio di questa città)

mercoledì 15 ottobre 2008

Get away


Sotto questa luna piena. La prima d’autunno. Sopra questa strada nera. Vestita di foglie. Io sono soltanto ciò che sento. Sono un fascio di sensazioni. Ossimori. Dolore e gioia. Morte e nascita. Perché la vita non si ferma mai. È come un elettrone impazzito che non trova più il suo nucleo. E precipita verso direzioni non definite. La vita non aspetta di essere ringraziata né di essere odiata. Passa sopra a qualsiasi dolore e a qualsiasi gioia. Nemmeno la morte la ferma. Nemmeno il rumore assordante di questi pensieri. La vita corre sempre più avanti di noi. E noi non la potremo raggiungere mai. Qui e ora le mie maschere si frantumano. Come cristallo sull’asfalto. Non più illusione ma solo spietata realtà. “This is not Hollywood like I understood”. E le immagini si intervallano nella mia mente senza sosta. Stanotte. Come prima di ogni partenza. Come se stessi sognando di vivere la vita di un altro. “I’ve got a picture in my head.. It’s me and you we are in bed.. I’ve got a picture in my room.. I will return there I presume”. Non serve piangere. Non basta ridere. Questa è l’ironia della vita. Siamo forti in nome della debolezza. Immensi quando ci sentiamo più piccoli del bambino che eravamo. “The greatest irony of all, should do all”. Tu mi hai detto che la vita va avanti e io ho fatto tesoro delle tue parole. Le ho scritte col sangue sul mio cuore bruciato. Ora ho capito che avevi ragione. E non mi resta che fuggire. Solo. “Get away, get away, is there anybody there?”.

Le parti in inglese sono tratte da “Hollywood” by The Cranberries

Ps. Domani mattina, fra qualche ora, parto per Zagabria (per lavoro, ahimè). Torno nel weekend. Un forte abbraccio a tutti. Grazie. Daniel.

venerdì 10 ottobre 2008

Cielo di stracci


Come ingoiare una lama
osservare quest’alba
proprio in quel punto a sud est
dove mi hanno detto
che si è affogata l’estate

I miei occhi pieni di briciole
della vita trascorsa:
sono cieco come la luce
un incendio sull’acqua
una falena in pieno giorno

E sotto questo cielo di stracci
non riesco a piangere
come le nuvole disperate
che coprono il sole
nella vana attesa di pioggia

lunedì 6 ottobre 2008

We’re our clues


When I was a boy
The clouds were my toys
With them I could mock the time
Silver wings I had
To fly where the air
Was thin as in the west lands

I let my heart remember, what there was along
The unrevealed piece of heaven, I was sure to hold

Now I am a man
Or may be a bad friend
Of the one I was before
Cut down are my wings
Even if it seems
So trite to say I am grown

I let my eyes discover, what I am become
The serenity is lost there, where the pain began

Somebody told me
I’ve lost the sense of the joy
Somebody told me
I’ve lost what does make a boy

The world is telling
There are many things to do
The time’s not the only truth
We’re our clues

Now the time goes on:
As melted iron drops
Are the days over my head
I feel as a ghost
Wandering to call
Something to make me have a rest

And I can’t find a new morning, to purify me
And there’s no strong enough glory, to stop my bleeding

Somebody told me
I’ve lost the sense of the joy
Somebody told me
I’ve lost what does make a boy

The world is telling
There are many things to do
The time’s not the only truth
We’re our clues

martedì 30 settembre 2008

Le spine del mio mondo



Un orizzonte di immenso
Fra ciò che sono e ciò che vorrei
Lampade spente sull’asfalto
Incensi affogati nel sangue
E notti di salici bruciati

In fondo le spine del mio mondo
Conficcate nella mia carne
Sono figlie dei miei pensieri
Ed escono ed entrano in me
Senza lasciare ecchimosi

domenica 28 settembre 2008

New prospective


New prospective
can become true in a while
it’s electric
the mood I feel in a while
it’s as the soul was new born
the death it’s a God’s joke
I don’t fear it oh anymore
It’s a frontier we’ve to know

I am learning
There is nothing to feel down
What we are earning
It’s all a present so how
can we pretend to have more?
We are poor pupils of God
No we are not what we have got
We are just parts of a plot

It is almost divine
It seems a pure shine
I’m like a dull morning
I’m like a light evening

To live I have to cry
And to feel water inside
I live as you are dying
It’s not a choice of mine

New prospective
Can become dust in a while
Or it’s the exit
From the dark wood of the mind
When you can’t know where is the love
‘Cause of the misery of all
When you are fragile as chalk
Under the weight of a stone

It is almost divine
It seems a pure shine
I’m like a dull morning
I’m like a light evening

To live I have to cry
And to feel water inside
I live as you are dying
It’s not a choice of mine

martedì 23 settembre 2008

Upon her small white bed



L’ho sentita risalire dallo stomaco e riempirmi il cervello. Quella oscurità che conosco come me stesso. L’ho vista coprire la stanza silenziosamente, leggera come la polvere. L’ho sentita posarsi ovunque. Anche sopra i miei occhi. E non ho più visto la luce. Proprio in quel momento ho sentito la tua presenza. Accanto a me. Su un letto che non era il mio, tra le dune bianche delle lenzuola. Ti ho visto osservarmi con aria inquisitoria seppur dolce. Come a chiederti cosa la vita stesse per portarmi. Quale nuovo fallimento, quale misera vittoria. I tuoi occhi su di me. Per tutta la notte. “Upon her small white bed I fell into a dream. You sat up all the night and watched me to see, who in the world I might be”. I tuoi occhi che interrogavano il mio futuro. E fuori una pioggia insolente a piangere la morte dell’estate. Mi sono sentito in un altrove desiderato fino alla sofferenza. Ma anche temuto ferocemente, nelle mie notti infinite di gelida solitudine. Ho sentito il mio corpo scosso da qualcosa che sta in mezzo tra il freddo e la passione. Poi mi sono ritrovato di nuovo solo, improvvisamente. Ma l’oscurità non era più così intensa. E nella penombra irragionevole, ti ho osservato tutta la notte. Con la mente. Con il cuore. Pur sapendo bene che il tempo va in una sola direzione. “I sat up all the night and watched thee to see, who in the world you might be”.

Le parti in inglese sono tratte da “Rainy night house” by Joni Mitchell

sabato 20 settembre 2008

The corps of the roses


Here we go
In a September fighting against me
With the ghost
Of what I was yelling again at me

And the corps
Of the roses try to stop the wind
Summer falls
While autumn speaks of a new grief

Oh if only I could have
Something to hold in my hands
And to look forward.. to look forward
There’s nothing but my head
Upon this dusty desk
There’s no one .. there’s no one .. here

Will be the autumn honest, as it could be water?

Sacred goal
Of livin’ without livin’ at all
Tell me what
I need to know before I’ll be rot

Autumn shows
Every year what I have gained and lost
…It is cold
While it was hot a few moments ago

Oh if only I could have
Something to hold in my hands
And to look forward.. to look forward
There’s nothing but my head
Upon this dusty desk
There’s no one .. there’s no one .. here

Will be the autumn honest, as it could be water?

Here we are
The dark again gains the upper hand
And the year
Returns to the darkness where it’s begun

venerdì 19 settembre 2008

Devil Morning


I rumori di questa periferia metallica
i coltelli
sezionano il mio cuore spinto in un angolo
Autopsia
io e te, la Morte e questo cielo di acciaio
ancora noi
perché sotto questa bruma, amante del Diavolo
siamo soli

giovedì 18 settembre 2008

As an helicopter



Somewhere I found heaven
Somewhere else just dark hell
You said we’ll stay together
Now we are just false friends

Life has not a reason
You can’t call this freedom

The sun is burning my thoughts
But autumn is not far
I need life into my soul
But Death is in my heart

No outstanding wisdom
Can explain a little…. The world

As an helicopter I need to fly
Where there’s no bother
To look at all from the pure heights
Over and over

And there so high I can see
There’s no right time for me

As an helicopter I will guide
Me on the clouds
To put my new home where the light
Is made of diamonds

And there so high I can see
There’s no right time for me

Don’t tell me it is better
To remain on the ground
Where always means just never
Where nothing can be now

We live in the middle
Between sky and needles….we are

As an helicopter I need to fly
Where there’s no bother
To look at all from the pure heights
Over and over

And there so high I can see
There’s no right time for me

As an helicopter I will guide
Me on the clouds
To put my new home where the light
Is made of diamonds

And there so high I can see
There’s no right time for me

mercoledì 10 settembre 2008

White chalk playing as a child with you



In fondo ciò che conta è soltanto lasciare una traccia bianca del proprio passaggio. Come quella lasciata dal gesso sulla roccia nera. Il respiro candido di un’anima sulla superficie nera della vita. E giocare con i giorni come da bambino facevo con il gesso sulla lavagna. Disegnando il tuo profilo nero come in un negativo fotografico. "White chalk playing as a child with you”. Da sempre ho pensato di potere tradurre i pensieri in parole. Come scolpendole su colline bianche. “White chalk hills are all I've known”. E ho scritto così tante cose su di te. Infinte parole e dolci note di serenità. Bianche. E ho pensato di potere sconfiggere il tempo con esse e di tagliare in due anche il profilo del mare. Come fa il segno del gesso che taglia in due la lavagna. “White chalk sat against time. White chalk cutting down the sea line”. Solo ora ho capito che non potrò con le mie parole dettate dall’affetto più puro, guadagnare la tua immortalità. La morte arriverà a cancellare le nostre tracce, come acqua sui segni lasciati dal gesso bianco. Perché la traccia del gesso è effimera e si può cancellare troppo facilmente. Come la vita. Ma i segni lasciati sul cuore, rossi come il sangue, saranno immortali. Con essi voglio graffiare le mie mani e lasciare che il sangue dipinga la mia pelle. “Scratch my palms. There's blood on my hands”. Ci saranno le notti buie dell’inverno e le giornate dal sole tiepido. Ci saranno le prime foglie a ricoprire l’asfalto d’autunno e ci sarà il vento a urlare tra gli alberi. E in mezzo a tutto questo ci sarà il tuo ricordo. Perenne.

Le parti in inglese sono tratte da "White Chalk" by Polly Jean Harvey

domenica 7 settembre 2008

In quell’angolo di giardino



Da quando ho saputo che non ci sarai più
sono un ombra su questa parete di legno marcio
un mucchio di stracci umidi intrappolati
in questo gioco senza vincitori
che chiamano vita

Aspetterò la morte con te
proprio in quell’angolo di giardino
da dove per infiniti pomeriggi
hai atteso il giorno volgere alla fine
con i tuoi occhi gialli socchiusi

Sarò la tua consolazione
come tu lo sei stata per me
per quasi venti anni
della mia vita

sabato 6 settembre 2008

Come Orfeo



Capovolto su questo letto
il mare è a pochi metri
eppure non lo percepisco
dalla terrazza penetrano
i rumori di un sabato

Scarto i miei pensieri come
le caramelle al cianuro:
no non esiste Casa per me,
anche la tua voce amica
suona più lontana del vento

E precipito tra fantasmi
come Orfeo addormentato
senza conoscere davvero
la via consolatoria dolce
di un ritorno alla vita

(Albenga, 30 agosto)

venerdì 29 agosto 2008

Another day


Là in mezzo all’acqua la riva sembrava lontana centinaia di miglia. Come se nuotando verso est avessimo raggiunto un’altra dimensione. Solo nostra. Come se fossimo irraggiungibili. Tu e io. Come se avessimo finalmente sconfitto il tempo attraverso lo spazio. Perché l’unica dimensione fisica che contava era la distanza fra i nostri due corpi, sempre più esigua. E quel giorno la potenza delle onde ci incantava più dei nostri stessi sguardi, scambiati sotto il sole appena al di sopra della superficie dell’acqua. Ogni onda era una sfida del mare. Superarla significava ribadire il nostro potere e la nostra capacità di restare uniti. Fragili al singolare. Immensi al plurale. Una sfida di Eros contro Poseidone. E la lotta con le onde era divenuta un gioco. Noi due come bambini amanti. Che risalgono le radici della loro stessa umanità per ritornare ad essere l’essenza stessa e beata del gioco. Come a ricordarsi che la vita può essere anche questo. La spensieratezza di un momento. Solo il tuo sorriso e le onde di questo mare, travestito da oceano per l’occasione. E per la prima volta ho percepito l’inutilità delle parole. Io che le ho sempre idolatrate come dei. Inutili per spiegare il trionfo del cuore sotto quel cielo terso. E il senso di quel saltare le onde avvinghiato alla tua mano stretta intorno alla mia. In fondo questo eravamo: solo bambini nel mare, solo bambini nel vento. Non c’è colpa e non c’è biasimo in questo. Soltanto la vita pura cristallizzata nel presente. "Another day goes by, will never know just wonder why you made me feel good, made me smile. I see it now, and I, can say it's gone that would be a lie. Cannot control this, this thing called love”.

Le parti in inglese sono tratte da “Another day” by Lene Marlin

martedì 26 agosto 2008

You and me are floating on a tidal wave


Cadere sulle sponde di questo lago ogni estate non è divenuta una consuetudine. Rivedere gli stessi visi di sempre. Cambiati eppure identici. E provare questo senso di comunità per me così insolito. C’è qualcosa di magico in tutto ciò. Noi siamo perle opache cadute dal cielo sulle sponde melmose di questo enorme specchio d’acqua. Veniamo da luoghi diversi e lontani. Ma siamo capaci di incontrarci ogni anno in un punto. Come le direzioni cardinali. Ancora rimane un mistero capire come ciò sia possibile. La nostra forza risiede forse nel mondo fatato che ci siamo creati, parto della nostra fantasia e del rifiuto categorico di accettare una quotidianità insipida e sbiadita. Oppure il nostro potere sta nell’incrocio complice degli occhi, nel nostro sapere accettare i reciproci cambiamenti soltanto attraverso gli sguardi. O ancora la nostra energia nasce dal dialogo sempre vivo che cuce le nostre anime, parola dopo parola. Ogni anno qualcosa si rompe nelle nostre vite. E ogni anno ci ritroviamo qui per tentare di ripararlo. Parlando con la forza di chi ha voglia di raccontarsi nella rarità dell’amicizia. Noi soltanto sappiamo allontanare il mondo reale, tenendolo fuori da qui, pur se solo per qualche giorno. "Trying hard to speak and fighting with my weak hand driven to distraction so part of the plan. When something is broken and you try to fix it trying to repair it any way you can”. E non importa se i nostri discorsi scavino le profondità del pensiero, aliene ai più. O se invece siano leggeri come le risate di un bambino. Essi sanno comunque rafforzare l’amicizia, anno dopo anno. Come baluardo di fronte alla deriva inevitabile del mondo. Per qualche giorno perdiamo la nostra identità e siamo soltanto amici senza nome. “I´m diving off the deep end you become my best friend”. Davanti a questo tramonto sull’acqua, così incantevole dalla sponda est del lago, sento di essere parte di un’unica grande onda di marea: quella dell'immensa umanità che ci unisce. Ed è una sensazione straordinaria, come la vita stessa. "You and me are floating on a tidal wave...Together”. Davanti all’incertezza del futuro ci rimane solo questo, accettare la marea della nostra umanità. Quella che nasce dalla nostra condivisione di questi brevi ma sacri segmenti temporali. Quella che mi spinge a cantare su questi spazi sconfinati fra le montagne e il lago. “You and me are drifting into outer space...And singing”.

Le parti in inglese sono tratte da “X&Y” by Coldplay

mercoledì 20 agosto 2008

What I need most


I’m a soul scraping
The sky of a new world
There is no escaping here
Though I want

I’m a little seed
On a desert shore
Doesn’t matter if I
I will fall

Have I ever learned
What doesn’t mean to Love?
Have I ever earned
A moment of real Love?

My wheel has turned
Again over this road
What I need most
Is to learn how to grow

I am not waiting
Here to become old
I’m no more calling angels
They’ve not heard

And my words help me
In this difficult
Way full of obstacles
Life they call

Have I ever learned
What doesn’t mean to Love?
Have I ever earned
A moment of real Love?

My wheel has turned
Again over this road
What I need most
Is to learn how to grow

…I take my hand with my other hand
I can be my friend I don’t need an help…

sabato 16 agosto 2008

Is the Inspiration going to dry?


Alone in my terrace
Under sky of diamonds
I think of each passage
I have passed through and now
Is the inspiration going to dry
under the weight of the age and the time?

It sounds like a prayer
But it doesn’t mean to me
Nor a new cloth I wear
To show I am changed really
It’s the confirmation of my fear?
The growth sells the words to stop the tears

Yes all the defenses
Fall down without fenders
In front of the love in front of the sky
We’ve got little answers
The questions are hangers
But all that we can is to go on trying

I taste of a new flavor, as a new emperor!

My face on the mirror
Can’t hide needs of purity
No trace of past wisdom
Only time to smother me
And my consolation will be me
And my singing loud but silently

Yes all the defenses
Fall down without fenders
In front of the love in front of the sky
We’ve got little answers
The questions are hangers
But all that we can is to go on trying

I taste of a new flavor, as a new emperor!

martedì 12 agosto 2008

They tried to catch a falling star


Ho visto una sola stella. E non ho pensato a nulla. È caduta a nord est e l’ho seguita con attenzione, conscio della sua unicità. Ma non ho pensato a nulla. Soltanto che una stella stesse cadendo. E all’impossibilità di raggiungerla. Ovunque fosse arrivata, oltre l’oceano del tempo. “thinking that she had gone too far. She did but kept it hidden well until she cracked and then she fell”. E mi sono catapultato in cielo per capire quale potesse essere il mio vero luogo. Quello a cui appartenere per sempre. Ma il tuo respiro mi ha riportato a terra. Nel mio corpo sdraiato accanto al tuo su questo campo giallo, scuro di notte. E ho guardato i tuoi occhi senza poterli vedere, nell’oscurità. E ho sentito gli animali uscire dal bosco. E ho percepito la tua paura. E ti ho dato tranquillità. Io che non ne ho nemmeno per me. Il cielo sopra di noi corre verso direzioni sconosciute. E noi possiamo solo percepirne i riflessi nel continuo mutare delle nostre vite.Vorrei imparare la mia direzione, conoscere la mia guida. Avere la sicurezza di stare vivendo la mia storia. “If all the history is true she's gonna end up just like you. You made it to the other side but tell me who will be my guide”. Ma ogni cosa è costruita per essere distrutta e il nostro abbraccio di oggi potrebbe nascondere le ferite di domani. I punti del mio corpo che ora stai toccando saranno le fonti dalle quali sgorgherà il mio sangue. Dobbiamo essere pronti ad affogare nell’oceano su cui stiamo navigando. “They build you up so they can tear you down. Trust the ocean you'll never drown. Who is next? Who's gonna steal your crown? You'll see”. Eppure siamo caduti così tante volte. Come le stelle di San Lorenzo. Ma brilliamo ancora, in questa notte. Brilliamo della nostra triste consapevolezza. E della nostra voglia di non guardarci indietro. Indipendentemente da dove siamo precipitati. “I have learnt my lesson well. The truth is out there I can tell. Don't look back and don't give in to their lies and goodbyes”. Stanotte siamo caduti nello stesso luogo, accanto a questo grande albero, nella radura. E sotto questo cielo ci lasciamo trasportare dalla marea delle nostre coscienze. “Feelings come, feelings go”. E tu non hai visto quell’unica stella cadere a nord est. Io l’ho vista. Una soltanto. E non ho pensato a nulla.

Le parti in inglese sono tratte da "Northern Star" by Mel C.

domenica 10 agosto 2008

The sand in my bones


I’ve been a feather, so I know
What does it mean to, flow
As a ghost

My life is a screen, full
Of tears and smiles, too
That’s a truth

How can I want more?
The sand in my bones
Is trembling in this so hot summer
With no stop

How can I get more?
My head is a song
I’ve only to play to make falling
All my thoughts

The precious wind says all

And all the welter, I have known
It seems all melted, in this hope
Of living with no hope

I am shiver, or a boat
Sailing on this sea, all alone
The sun as the only goal!

How can I want more?
The sand in my bones
Is trembling in this so hot summer
With no stop

How can I get more?
My head is a song
I’ve only to play to make falling
All my thoughts

The precious wind says all

lunedì 4 agosto 2008

It pushed me like a tailwind


Su questo mare sto dimenticando chi sono. Perdo la memoria come un naufrago. Le mie radici affondate nella sabbia sono sradicate da piccoli uragani. L’unica certezza è l’assoluta incapacità di capire cosa mi stia succedendo. La totale incomprensione. “It came on like a hurricane and I don't understand.. It pushed me like a tailwind and I don't understand”. E la mia anima vaga nel vento lasciando il corpo libero di sentirsi unico nell’abbraccio col sole. Sono solo questo corpo steso su una terra esausta d’estate. Lanciato in questa lieve danza che è la vita. Senza direzione e senza tempo. “And it moved me like a slow dance still I don't understand”. Vedo i miei pensieri rotolare nella sabbia fino a raggiungere il mare. Insolente e instancabile nel suo movimento eterno. Li osservo con l’incuranza di chi riesce, per un solo istante, e vivere nel presente. Lascio il passato affogare, senza scuotermi di fronte alla sua agonia. Lascio il futuro camminarmi accanto senza raggiungermi né sfiorarmi. Con la pazienza e la purezza di ciò che ancora non è. “Hurricane, you pulled me out of the past and landed me in today. Hurricane, you pulled me out of the past and walked me into tomorrow”. Mi sento al centro del tempo e completamente al di fuori di esso. Spezzo con la mente le lancette dell’orologio. Ascolto il tuo respiro mescolarsi con il vento. Sento la tua pelle sfiorare la mia. Ti sento anche se non ci sei. Sei qui anche quando non ti sento. Vorrei tu fossi tutto quello di cui ho bisogno. Vorrei inginocchiarmi di fronte al mio bisogno di te. Affondare la ginocchia nella sabbia. Come per una preghiera di fronte al mare. “You're all that I could need and I'm falling on my knees”. Il desiderio di vita mi colpisce e mi uccide. Come fame siberiana mi fa tremare. E io muoio e rinasco senza essere sfiorato dal dolore. “…it killed me with the craving still I don't understand. It thrilled me to starvation and I don't understand.. still I don't understand…”. Perché l’importante è non cercare di capire.

Le parti in inglese sono tratte da "Hurricane" by Natalie Imbruglia

sabato 2 agosto 2008

Like the crops


I’ve got the time in this hot night to realize
I am a life trying to find something of right
Every moment’s right to change
And to write down a new page
There’s no passage I can use to escape, again

I have just left my preciousness into a nest
There I have met some my old patch to mend my legs
So I start again to run
Also again against the sun
‘cause the piano is so full of dust, again

So in this harvest night
I leave myself out in the garden
My thoughts are like the crops
I cut and pick them when they are ripe
I deserve this so much, I fill all of my lacks

My heart is a cornfield
When I can use my sickle down
I follow my deft heels
Turning me to the sacred sunset
I deserve this so much, I fill all of my lacks

I put hands over the Land and then I bend
Down oh myself to touch with head the element
May be the step made to fall
Or perhaps the one to grow
But the consolation is to live, again

So in this harvest night
I leave myself out in the garden
My thoughts are like the crops
I cut and pick them when they are ripe
I deserve this so much, I fill all of my lacks

My heart is a cornfield
When I can use my sickle down
I follow my deft heels
Turning me to the sacred sunset
I deserve this so much, I fill all of my lacks

giovedì 31 luglio 2008

Appeso



Appendo gli stracci dell’illusione
asciutti come alghe essiccate
durante notti di luna vergine

Ma nell’intreccio delle nostre mani
leggo già futuri ossimorici
e dolci promesse di cartapesta

E io sono appeso alle nubi:
quando il cielo piangerà ancora
pioverò sulle tue pietre roventi

lunedì 28 luglio 2008

Water for my journey



Ho disegnato nella mia mente una casa per te. Una casa che rispecchi la tua anima, che in questo pomeriggio di sole vedo come una lenzuolo bianco nel vento. Questa casa si trova alla fine di un deserto, proprio dove la vegetazione compare improvvisamente e il mare si apre immenso davanti agli occhi. Sfacciato nella sua totalità. Tutto l’edificio è costruito attorno ad un enorme terrazzo colpito dolcemente dal sole. Io sono arrivato dal deserto e tu mi hai accolto su questo terrazzo infinito di purezza. E io non ho più avuto paura. “I'm walking through the desert and I am not frightened although it's hot”. Dietro di me ho lasciato i cadaveri dei miei pensieri. E qui, accanto al tuo sguardo, ho iniziato un percorso sconosciuto. Ma che dal primo istante mi ha donato questa straordinaria sensazione di completezza. Sul tuo terrazzo, la tavola è imbandita e io posso avere tutto ciò di cui ho bisogno. “I will take this road much further though I know not where it takes me I have water for my journey I have bread and I have wine no longer will I be hungry for the bread of life is mine”. Dal pavimento del tuo terrazzo sgorgano fonti di acqua calda e le rose sanno diventare verdi come l’erba di un pascolo. Tu sei l’angelo che protegge questo mondo che è fuori da quello reale, pur essendo l’essenza stessa della vita. E per proteggere tutto ciò hai bisogno solamente della tua voce e del tuo sguardo. Perché gli angeli non usano armi. E io mi sento indegno di tanta purezza e di questa sublime attenzione. Io che conosco solo il sangue che mi fuoriesce dal petto e si raggruma sugli occhi. Io che tento di diventare puro ma sono lontanissimo dal sentirmi tale. Ma la tua voce, quella che si sente solamente con l’anima, mi dice che non è necessario cercare la purezza. Perché un giorno non lontano, anche io potrò volare sul mare. Sfiorare la superficie dell’acqua e divenire puro come sei tu. "You must not try to be too pure, you must fly closer to the sea".
Le parti in inglese sono tratte da “I do not want what i haven't got” by Sinead O'Connor

mercoledì 23 luglio 2008

Venia negata



Padre maledicimi perché ho peccato
e porto mostri sulle mie spalle di vetro
e lacrime di catrame sulle labbra

Padre condannami per questo mio dolore
cicatrizzato sull’anima insolente
e per l’asma emotiva che mi corrompe

Padre rinnegami per il veleno denso
di cui mi nutro per non morir di inedia
in questo deserto d’anime fatiscenti

martedì 22 luglio 2008

Scathed



Have you seen? My pillow is full of blood but I’ve no scar on my cheeks oh no. Have you heard this whispering from my heart? But I’ve no soul, I’ve lost it all, I’m scathed. What did it happen to the light? There is only a tinsel night, outside. My resort is going on numbing myself with these thoughts and their notes, so loved. And your need of reducing me to my fears is condemning me to a chronic bleeding. Is this affliction ‘till so right? No with this dagger I gain life, for me. You can call criminal the thing I’m going to do but it’s quite similar to anything you used to do. It’s not this evidence of dealing always with the pain but using past tense every time you appear. Our future is written on the water, have you noticed every wrong step is like drowning? I’m following into the sink the drop falling. Where it goes I went days ago. I stay sick without being what I would be if I had not my wings cut off. What the conditions for a life? Tell me before I become blind. Blind. You can call criminal the thing I’m going to do but it’s quite similar to anything you used to do. It’s not this evidence of dealing always with the pain but using past tense every time you appear, I say. Our future is written on the water, have you noticed every wrong step is like drowning?

giovedì 17 luglio 2008

Sigur Ròs, 11 luglio 2008, Firenze – Giardino di Boboli



Eccomi qui a parlare di una serata fiorentina indimenticabile. Quella trascorsa venerdì al Giardino di Boboli davanti al palco dei Sigur Ròs (che a detta di un mio amico informatissimo, si pronunciano Sigur Ro/z/ , con /z/, la fricativa alveolare sonora che in italiano si ritrova ad esempio nella parola “rosa” = ro/z/a. Scusate la divagazione ma ogni tanto riemerge il mio spirito da socio – linguista fallito). I Sigur sono un gruppo Islandese che, a mio modestissimo parere, ha creato una musica nuova. Una musica che dalle prime note di un qualsiasi pezzo fa dire: ecco i Sigur Ròs! E scusate se questo è poco, in un mondo in cui tutto ormai è copia delle copie copiate. L’arrivo a Firenze è stato un po’ traumatico. 2 ore bloccati sull’A1, poi parcheggio a una distanza imprecisata e infine di corsa per trovare l’ingresso di Porta Romana. Ma seduto al fresco, in mezzo ad alberi vetusti, in un’ottima posizione (quinta fila in platea) ho subito recuperato le forze e dimenticato le disavventure del pomeriggio. Sono arrivato che già suonava tale Helgi Jònsson che mi ha ricordato un po’ Damien Rice, e magari anche Elliott Smith in certe cose. Dei pochi pezzi ascoltati ho apprezzato soprattutto la vocalità. Poi lui si è ripresentato nel corpo di musicisti a seguito dei Sigur poco dopo. Loro sono entrati poco dopo tra gli applausi, tutti e 4, seguiti poi via via da diversi musicisti: i fiati, gli archi, ecc. Il palco: gigantesco, foderato di teloni neri e con 6 enormi sfere di tela sospese a mezz’aria e illuminate dall'interno. Un’atmosfera che definirei “planetaria” e che ben si sposa con il sound un po’ “cosmico” (!?) della band! Non si viene a un concerto dei Sigur Ròs per cantare o per riconoscere i pezzi e urlare. Si viene per ascoltare e partecipare emotivamente all’intensità della musica. E devo dire che le aspettative non sono state tradite per niente. La musica è stata fiabesca in certi momenti e vigorosa in altri, proprio come la natura Islandese, fatta di oceani, boschi, vulcani e distese di ghiaccio. L’esecuzione è stata straordinaria e sul palco si sono alternati ben 13 musicisti (ho contato bene?) che hanno portato suoni e strumenti di ogni genere: violini, contrabbasso, tromboni, vibrafono, tamburi, flauto.. oltre ovviamente a chitarre, tastiere, batteria e basso. Il quartetto di archi era composto dalle islandesi Amiina (presi il loro cd, molto piacevole all’ascolto, lo scorso autunno a Londra) per l’occasione vestite in modo colorato e appariscente. I fiati invece erano tutti uomini vestiti di bianco, quasi in divisa, come una banda di paese di una cittadina costiera. La cosa straordinaria è stata che i musicisti erano “intercambiabili” cioè molti, membri della band compresi, si spostavano da uno strumento all’altro con assoluta disinvoltura. Tra i molti pezzi che ho apprezzato ci sono stati “Svefn-G-Englar”, "Takk", "Agætis Byrjun"e "Glosoli", anche se devo ammettere, non è facile ricordarsi i loro titoli! Per tutto il concerto è stato splendido il continuo alternarsi da momenti di serenità quasi zen e atmosfere rarefatte, a momenti di festa, incitamento e suoni fragorosi: in questo secondo me sta il grande potere dei Sigur. Ascoltarli (soprattutto live) ti fa capire che la musica, così come la vita, è una continua alternanza di emozioni anche opposte.. da un istante all’altro si può passare dalla tranquillità alla passione, dalla tristezza alla gioia, dalla malinconia alla voglia di vivere. L’apice “festaiolo” del concerto c’è stato durante l’esecuzione di “Gobbeldigook”, il nuovo singolo molto concitato, con tutti i musicisti sul palco e anche lancio di coriandoli. Effettivamente i Sigur qui mi hanno stupito assai, ma loro non hanno paura di stupire. Anche se mi sto dilungando molto non posso non scrivere due parole su Jonsi, il frontman della band: una vocalità eccezionale (un falsetto da brivido), quasi ultraterrena… unita a questa chitarra distorta a sei corde suonata (falciata?) come fosse uno strumento ad archi con l’archetto.. Quindi da un lato una voce angelica e dall’altro lato un suono elettronico potentissimo e quasi disturbante.. Ancora una volta la coincidenza degli opposti. Durante il concerto si è creata una situazione quasi magica, rafforzata dai testi incomprensibili, scritti e cantati in un idioma inventato e senza senso (o magari per chi scrive il senso c’è eccome); per la cronaca però, nonostante lo sapessi, ho cercato di trovare alle frasi che sentivo un senso in inglese (….). Una nota indispensabile sul look della band, che ha riservato sorprese. Il più elegante era certamente il tastierista Kjarri con un frack ottocentesco a coda lunga, ma anche il bassista Goggi non scherzava con la sua tenuta molto old style; il batterista Orri Pall invece era tutto bianco con un’enorme corona sulla testa in stile prettamente fiabesco (carnevalesco?). Ma è il cantante e chitarrista Jonsi che ha stupito di più: indossava una specie di divisa militare nera ma con frange alle maniche, che contrasta con il suo aspetto che definirei elfico. Per questo ho coniato per lui il termine “elfo post-moderno”! Il concerto è terminato con l’encore di "Untitled 8" da "( )", con il pubblico in delirio ammassato sotto il palco. Infine i musicisti si sono inchinati al pubblico in estasi. Che dire? Questo concerto è stata una catarsi. Come se – durante l’esibizione – mi avessero condotto su un altro pianeta. Ma poi sono tornato sulla terra. Ahimè.

martedì 15 luglio 2008

Febbre karmica


Raccolgo sconfitte ancora vergini
e affette da febbre karmica
sulla linea sottile dell’orizzonte
che divide l’estate dalla speranza

Che cosa vuoi dirmi tempo acuminato
con queste onde di silicio
che continuano a sbattermi sul viso
come schiaffi di amante ingannato?

E subisco i miei dubbi appuntiti
nel vento caldo sulla neve:
gli abbracci parassiti dell’edera
che ostili mi stritolano le vene

giovedì 10 luglio 2008

Polvere d'acciaio



Sono soltanto
Un parto del caso
Figlio di personalità troppo ingombranti

Eppure in questo
Prato di stelle
Sento la mia mediocrità crollare esausta

Quello che ho, lo perderò, poi lo riavrò, di nuovo
Regole no, io non ne ho, quello che so, io sono

Lune dipinte di rosso
Riflesse in fondo al pozzo

Siamo polvere d’acciaio
Sotto i colpi di un mortaio

Su catapulte dorate
In queste sere d’estate

Siamo missili lanciati
Verso futuri stuprati

Sono un pensiero
D’insonnia creativa
Ombra di una curiosità che non riposa

Sono un sorriso
Sempre accennato
Ma che non esploderà mai dentro un sogno

Quello che ho, lo perderò, poi lo riavrò, di nuovo
Regole no, io non ne ho, quello che so, io sono

Lune dipinte di rosso
Riflesse in fondo al pozzo

Siamo polvere d’acciaio
Sotto i colpi di un mortaio

Su catapulte dorate
In queste sere d’estate

Siamo missili lanciati
Verso futuri stuprati

PS. Da almeno tre anni non scrivevo una canzone in italiano, è stata una sorpresa di qualche notte fa, una notte di stelle e pensieri. Vi abbraccio. Daniel.

domenica 6 luglio 2008

Crumbles of us



Many times I have prayed
Just to see you again
And I have been crumbles of us
And I have found thousand of “buts”

Not a simple complain
It’s my great need to change
Not to escape from the myth of us
But to say I’m only my blood

I can’t pretend
To be another man
To change my head
Just with my tired hands

It’s not possible though it’s all I’ve got

There is no faith
My eyes drenched in pain
The cells I’m made
Are screaming in the flames

There’s no way to grow if not burn it all

Many litres of shame
I put over your face
But this can’t be my final task
I’ve to erase the signs of us

I know there won’t be times
With the eyes into eyes
But I have known all the lies of us
So now I call something to love

I can’t pretend
To be another man
To change my head
Just with my tired hands

It’s not possible though it’s all I’ve got

There is no faith
My eyes drenched in pain
The cells I’m made
Are screaming in the flames

There’s no way to grow if not burn it all

venerdì 4 luglio 2008

Senso Remoto



A volte
Tra gli sputi sonnambuli
Delle mie notti
Scorgo i tuoi occhi
Spalancati
Come quelli di una belva
Che si finge morta
Ma attende invece
Di azzannarmi la gola

(E allora a forza
Lascio fluire il dolore
Dai tuoi denti
Alle ossa del costato.
Non c’è sangue.)

Stanotte
Con il mio piede sinistro
Schiaccio la tua immagine
E mi accorgo che tu
Sei solo un senso remoto
Che consola e rammarica
Il mio ego entropico
Senza scalfirne
L’amarezza

(La coda del silenzio
Striscia dietro l’angolo
Della porta socchiusa
E finalmente ritorna
Il rumore della vita)

giovedì 3 luglio 2008

Mariangela Gualtieri, 1 luglio 2008, Palazzo Ducale – Sassuolo (Mo)



Prima di martedì non avevo mai visto Mariangela Gualtieri. Nemmeno in foto. L’avevo solamente intuita attraverso le sue parole. Avevo colto l’immensità della sua anima. Avevo lasciato che la mia anima vibrasse tra le sue sillabe e i suoi versi. Martedì ho avuto la grande fortuna di assistere a un suo spettacolo. Utilizzo il termine “spettacolo” perché dire “lettura” è estremamente riduttivo in questo caso. C’è stato molto di più. Piccolo aneddoto ante spettacolo. Prima che iniziasse sono andato a cercare il bagno e nel farlo mi sono quasi perso nei corridoi del palazzo ducale. Ecco che in una saletta adiacente alla porta della toilette vedo una donna seduta che mi indica molto gentilmente la strada, sorridendomi. Poco dopo il mio passaggio la sento intonare un canto melodioso. Esco e la osservo compiaciuto, mostrando con lo sguardo l’apprezzamento per quel che sento. Lei mi sorride di nuovo. Poi torno nel suggestivo cortile esterno dove stava per iniziare lo spettacolo. La grande poetessa arriva. E io mi accorgo di averla appena incontrata mentre scaldava la voce. Mariangela ha un aspetto che trasmette immediatamente serenità e consapevolezza, dolcezza e forza, allo stesso tempo. E una voce che ti avvolge senza lasciarti scampo. Da subito Mariangela mette in mostra la sua emotività tagliente e complessa come un mare nordico. Le sue parole arrivano dritte al cuore ma solleticano con decisione le porte della ragione. Le espressioni che utilizza non possono lasciare indifferenti. È un viaggio ascoltarla e lasciarsi trasportare. Di cosa parla Mariangela? Parla della condizione dell’uomo. Una condizione infelice e problematica, alienata e frustrante, che lo vede separato dal cosmo e della radice stessa della sua anima. “Che cosa abbiamo dimenticato nella micidiale corsa?”. “Nessun popolo è stato distante come noi da ciò che lo tiene in vita”. La poetessa parla della preghiera. E io come lei, sono convinto l’uomo abbia un immenso bisogno di pregare, in modo nuovo però. La preghiera è fonte che disseta l’anima. “Chi preghiamo? Non lo so, non importa. Qualcuno che ascolta c’è sempre”. E non ha paura di ammettere che il dolore della gente può essere vano: “Abbiamo già pagato tanto. E non siamo migliori. Punto”. Perché ahimè non è vero che il dolore riscatta, come spesso certi tipi di morale vorrebbero suggerire. L’uomo è misero ma è anche una creatura immensamente complessa che però vive in uno stato di perenne confusione: “Io dico ora. Chi sfoglierà le nostre teste accartocciate?... La vita è più misteriosa di questo poco”. La filosofa Mariangela dona stralci di infinito a chi la ascolta, con un’umiltà straordinaria, quella propria solamente delle grandi anime: “Dondolare la mente fino alla pulizia totale… il cosmo non è stanco. Solo l’uomo è stanco. Vuole e dispera”. E ancora: “Non vedo Dio. Sono in cecità. Ma vorrei almeno sentirlo piangere. Come piango io…. È poco il poco che so. E per questo poco chiedo perdono”. Credo che qualunque parola io possa aggiungere oltre a questi piccoli estratti che mi sono appuntato durante la sua lettura, sia futile, se non indegna. Mariangela Gualtieri è una poetessa, una filosofa e soprattutto un’anima straordinaria. Grazie grande anima, mi hai lasciato dentro un’immensa gioia con le tue parole schiette di inevitabile dolore e di autentica speranza. “Adesso fa notte, fa preghiera.. apre le porte del silenzio”.

PS. Tutte le parti tra virgolette sono estratti dalle poesie di Mariangela Gualtieri che ho appuntato sul momento. Mi scuso per eventuali errori o imprecisioni.

domenica 29 giugno 2008

Impressioni


L’ultimo sole
riflessi di diamante
pensieri silenziosi
sopra le acque

Raccolgo voci
colori errabondi
e dolci impressioni
di semplicità