venerdì 8 maggio 2009

P.J. Harvey, 4 maggio 2009, Milano – Auditorium San Gottardo


E’ stata la prima volta che l’ho vista e sentita dal vivo. Lei: Polly, come mi piace chiamarla, P.J.Harvey, come il mondo la conosce. Ed è stata un’emozione unica. Sì è presentata sul Palco dell’auditorium quasi in perfetto orario: lei in effetti non ha mai avuto bisogno di fare la star per dimostrare di essere una grande artista. Basta un suo sguardo per intuire la grande originalità che la caratterizza nel profondo. E quando me la sono vista lì davanti, con il suo abito nero dal gusto ottocentesco, scalza, con i capelli neri e mossi sciolti sulle spalle, ho pensato che Polly è veramente una donna bellissima: quelle bellezze d’anima che per forza traspaiono anche nel fisico. Ma veniamo al concerto: semplicemente eccezionale. La scaletta è stata molto fedele all’ultimo disco uscito a fine marzo: “A Woman a man walked by”, che vede l’importante collaborazione con il polistrumentista John Parish, con il quale Polly suona da sempre; con lui aveva già fatto un altro album “Dance Hall at Louse Point”. Ebbene: tutti i pezzi della serata sono stati tratti da questi due album. Il concerto si è aperto con il bel rock di “Black Hearted Love: oceanico, quasi grunge. Poi subito “16,15, 14” con il Banjo di Parish e la suadente voce di Polly che ha più volte cantato il mio nome “Daniel Daniel!”: che bello! Pur non essendo io quel Daniel, è stato emozionante. Tra i pezzi del vecchio album (che non ho ma che devo procurarmi assolutamente!) mi ha colpito in particolare “Civil war correspondent”: un testo straordinario. Bella la ballata “The soldier” che dal vivo si fa notare molto di più che nel disco. Poi “Leaving California” con i giochi di falsetto: io amo il falsetto di Polly, credo che abbia un colore unico. E immediatamente dopo la dolce ballata californiana, la potenza e la rabbia di “A woman/a man walked by”: qualcosa di straordinario. Ecco che Polly grida di nuovo la sua rabbia al mondo, con uno stile unico e con una classe formidabile, niente affatto intaccata da qualche parola non proprio “Political correct”. Ci vuole una frase del testo di questo pezzo che tra l’altro dà il nome all’album, per rendersi conto della sua potenza: “All the times he tried to help, he spit in my face and laughed that woman-man, I want his fucking ass”. Ma è un pezzo che va ascoltato: su di me ha un effetto quasi catartico. E poi la dolcezza infinita di “Cracks in the canvas” che è pura poesia: di quella che va sul cuore con il contagocce… lentamente ma profondamente. Ma le sorprese non sono finite. Polly ha ancora rabbia da urlare e lo fa in un modo estremo stavolta. “Pig will not” è la canzone del rifiuto, in cui “I will not” viene urlato in modo quasi ossessivo con un tono il più possibile eccessivo e quasi disperato: il lamento finale prima dell’esplosione. La forza e il coraggio di una donna che non ha paura di osare. La sua voce mi ha ricordato addirittura quella di Diamanda Galàs in questo pezzo. Poi Polly e i bravissimi musicisti sono usciti e sono rientrati per due encores. Il secondo dei quali è stato “April”, il mio pezzo preferito del nuovo album. È cantata in un modo splendidamente retrò e molto evocativo: Polly ha messo una retina antipopper sul microfono poi ha incollato la bocca ad esso. “I don’t know what silence means It could mean anything, April, won’t you answer me?”. La conclusione degna di un concerto eccezionale. Polly si dimostra sempre un’Artista estremamente versatile e coraggiosa, che non teme di mettersi in gioco. Cosa non comune in questo momento!

8 commenti:

ilnomechestaipensando ha detto...

L'ho vista anch'io più o meno cinque anni fa. Il personaggio femminile più rock di sempre, nata per stare sul palco.

Fly ha detto...

Si sente che ti ha appassionato molto... e sai trasmettere l'emozione che hai vissuto...
Un abbraccio...
Fly

Anonimo ha detto...

Grande roccia.Tu che trovi IL TUO GUARIRE ,nel mare,la musica e la soliditudine come forma combinata del amore,il dolore e la passione;vedo con inmenso piacere una nuova forma di guarire come medicina al corpo bisognoso ..come alba al sole,come notte alla luna, come daniel a un cuore nella notte,come daniel a una grande polly di vita,in un tutto come potenzia al nido piu sofferto di amore e rabbia ,baciatti in un solo punto.....il suo forte piu protetto,l'anima,la musica ed il suo spirito.Il mio sempre saluto sentito sentito roccia.Angelo.

Fabioletterario ha detto...

Uelàààà! Che salto! :-)
Una scrittura diversa e quasi non comune in te, che bello! :-)

Daniel ha detto...

PER ANGELO
Al mitico Angelo sempre un grande grazie! Hai detto bene, Amico mio, nella musica ho l'unica sensazione di guarigione del mio animo pieno di ferite. Ti abbraccio.

Anonimo ha detto...

Anche se la conosco poco questa artista, ho letto tutto d'un fiato il tuo resoconto!! deve essere stato emozionante e sono contenta che non ti abbia deluso dal vivo...

Cheers!

Elyse

Ludag ha detto...

concordo in pieno!Grazie per la visita ;)

Daniel ha detto...

PER ELYSE
Grazie cara!!
Sì è stata fenomenale.
Un portento!
embraces