Ho scoperto un tempio nero
alto di colonne tradite:
luce perduta nei secoli.
E nel mistero onirico
ne ho percorso i sentieri
tra i grigi ulivi fossili.
Un’etrusca reminescenza
traspare muta d’oscurità:
il triste sorriso di Veio.
Osservo strade congiungersi
e labirinti spalancarsi
punti cardinali unirsi.
Canali di acque aride
trasportano ombre mortali:
i figli degli dei caduti.
Al mio fianco l’Angelo rosso
parla di profezie compiute
e di palmi insanguinati.
Penso ai segreti della terra
ai culti sepolti dal tempo
e agli umani ignari.
Una porta richiama l’altra
nel viaggio interminabile
tra i guardiani e le spie.
Il mio respiro è la chiave
per aprire agli spiriti
lo spiraglio verso il cielo.
* “Tomba” nell’antica lingua etrusca.