domenica 29 marzo 2015

Rigoglio













Ti ho ritrovata mia amata terra
con le tue ferite coperte di viole
e i ruscelli traboccanti di sole

Il tuo rigoglio rimane lo stesso
mentre io piano piano mi spengo
e nei miei occhi entra meno luce

lunedì 23 marzo 2015

Need not some promised land


Continuava a dirsi che era solo un momento. Come ce n’erano stati tanti. Momenti in cui tutto pare insormontabile e nulla pare sensato. Ma questa volta il momento stava diventando un periodo e il periodo la quotidianità. Lentamente ogni piccola luce di speranza sembrava spegnersi. Se da un lato le paure e le angosce del passato sembravano avere trovato una propria valenza ontologica nel presente, dall’altro sembrava essere nata una nuova consapevolezza, quella del fallimento. Il tempo per continuare a sbagliare senza conseguenze era terminato. Adesso che era un uomo, ogni sbaglio trovava immediatamente un effetto nel presente. La sconfitta era ormai il suo pane quotidiano: nonostante l’impegno non aveva trovato il suo posto nel mondo, si era perso tra le mille possibilità e nei vicoli ciechi. Aveva la sensazione di essere l’unico a non aver trovato il proprio posto. Tutti gli altri, in un modo o nell’altro, ci erano riusciti. Tutti avevano uno scopo, un significato, un percorso, per cui valesse la pena continuare a lottare. Lui no. E ripensava alla sua adolescenza: aveva sofferto tanto senza una vera ragione e solo adesso poteva intuire il perché. Quell’adolescente era stato un veggente. In qualche modo aveva visto nel suo futuro quello sconfinato dissesto e la sua anima si era pervasa di tristezza. Allora non capiva l’origine di un malessere così profondo che lo costringeva a letto con gli scuri chiusi per impedire al sole del sabato pomeriggio di ferirlo nella sua cupezza. Il dolore bastava a se stesso, non pretendeva spiegazioni per realizzarsi. Dopo tanti anni, solo adesso aveva capito. Il cerchio si era chiuso nella realizzazione della profezia inconsapevole di quel ragazzino scheletrico. In fondo lui non era cambiato molto ma tutto ora era diverso. Non c’era più lo spazio per chiudere fuori il mondo. Il mondo lo aveva tagliato fuori ma senza alcuna pietà pretendeva di impedirgli di fuggire: doveva consumarsi anno dopo anno, davanti agli occhi di tutti, sotto il pieno sole. Da questa consapevolezza veniva quel pensiero fisso. Lo aveva già conosciuto. Non erano passati tanti anni da quando scriveva di suicidio. In fondo di quello parlava il suo primo racconto. Un inno alla libertà dall’oppressione dei pensieri più cupi. Ma adesso questa nuova voglia di andarsene aveva un senso più feroce e più asettico: non c’era più una disperazione incosciente ma una volontà forte e consapevole. Lottare era ormai quasi un modo per prendersi gioco di se stesso. Ora sapeva che non c’era un futuro per lui, solo un lento trascinarsi per tentare di sopravvivere. Non aveva più motivo di continuare così inutilmente ad andare avanti così. Non era una fuga, era il naturale epilogo. Nessuno intorno a lui avrebbe potuto biasimarlo. Era la cosa giusta da fare. Ora doveva solo decidere come e quando. Ma la decisione era presa. La terra promessa non era mai stata raggiunta. O forse non c’era nemmeno mai stata la promessa per lui. Aveva percorso tante strade per rimanere fermo, immobile. Non poteva più guardarsi ogni giorno allo specchio e vedere quegli occhi spenti, privi di luce. Quegli occhi dovevano chiudersi per sempre. E il ritornello era sempre lo stesso. “Decaying as I am Need not some promised land I know that I am failing Acceptance was the plan”.

Le parti in inglese sono tratte da "Improv" by JJ72

domenica 22 marzo 2015

It’s called simplicity













Mirror mirror tell me why
On my forehead I’ve these lines
May be ‘cause of sleepless nights
Or ‘cause all the unless fights

I’m like everyone else 
The youth has gone at last 
And now what else? 

That’s what I need 
It’s called simplicity 
I am so big 
In complicating my life 

In too many fields 
I pretend ability 
But you say me 
There’s only a field it’s the life 

It’s the sense this constant trying
To find something to feel right?
But we often feel just like
There is nothing really right

I’m like everyone else 
The youth has gone at last 
And now what else? 

That’s what I need 
It’s called simplicity 
I am so big 
In complicating my life 

In too many fields 
I pretend ability 
But you say me 
There’s only a field it’s the life

venerdì 20 marzo 2015

Eclissi di filo spinato



Quando il limite della notte sfiora
l’incomprensione di ogni me stesso
restano solo parole apostati
e ombre indelebili sulle tempie

Con le dita stringo bulbi oculari
per estirpare tutte le immagini
che non avrei mai voluto vedere:
sul cuore eclissi di filo spinato

Anche il vento si nasconde
tra i canneti polverosi
di questa pianura immensa
cranio rovesciato di Dio

L’eclisse deforma le ombre
ma non le rende salvifiche
non c’è Pietro il taumaturgo *
in questa epoca sterile

 * Secondo gli atti degli apostoli (5,15) l’ombra di Pietro poteva guarire i malati e gli infermi

martedì 17 marzo 2015

The Baul *












Friday evening from here I see
The lights of the city
Without saying a word they offer
The sins never planned

I look still for all the knowledge
I need to understand
Where is my place in this maze
Of so weak believes

I hope the summer could bring 
Something just to freed 
Myself from all the chains 
I've around my feet 

Let penetrate the morning 
Into your head 
No night will steal the glory 
From your breath 

While the guru says 
Nothing really ends 

Be the Baul of your days 
Sing in your brain 
No matter what you face 
How much despair 

'Cause the guru says 
Nothing really ends 

You've your little piece of world
Said one person
That now is no more with us
But she's in my heart

Balance is the only secret
You've to discover
The way is it to decipher
Into your soul

I hope the summer could bring 
Something just to freed 
Myself from all the chains 
I've around my feet 

Let penetrate the morning 
Into your head 
No night will steal the glory 
From your breath 

While the guru says 
Nothing really ends 

Be the Baul of your days 
Sing in your brain 
No matter what you face 
How much despair 

'Cause the guru says 
Nothing really ends 

* I Baul sono cantori mistici ed estatici della cultura Indiana sia indu che musulmana.

giovedì 12 marzo 2015

Non c’è fuga












Non c’è fuga dal passato:
ogni momento urla,
ogni azione crea
Il desiderio d’oblio
è sempre inappagato.

L’ombra di un lampione
sul piazzale desolato
conta le ore perdute
nella banale assenza
di un obiettivo vero.

Il naufragio è lento
la palude soffoca
la prua del respiro
prima dell’ultima
resa inevitabile.