Un immenso Damien Rice la sera del 30 luglio nella bella cornice del Castello Scaligero di Villafranca. È appena uscito il nuovo album dopo tanti anni “My favourite faded fantasy” in cui il talentuoso irlandese non cambia per nulla il suo modo di scrivere e il suo sound, ma rimane questo rapporto viscerale con la sua musica che lo rende unico nel panorama dei cantautori. È stato un concerto in cui lui è stato sempre solo sul palco: l’essenza più profonda e pura del termine “monoband”. Damien ha cantato e suonato più di due ore senza pause e ha incantato una platea immensa con la sua arte che continua a sgorgagli direttamente dal cuore. La sua voce e la sua chitarra, con un po’ di effetti elettronici che hanno inframmezzato i lunghi momenti acustici, sono state le protagoniste indiscusse della serata: o meglio, l’intreccio fra le due ha creato una magia che ha lasciato tutti senza parole. Dopo una dolcissima apertura con “Delicate”, ecco la bella ballata “Coconut skins” che ha fatto subito capire che Damien aveva anche voglia di far divertire, oltre che di fare sognare. È infatti ecco arrivare la divertente ma pungente “Woman like a man”! Poi siamo entrati nel nuovo album con uno dei pezzi che per ora mi piacciono di più:”Long long way” che secondo me è una perla di saggezza. Ed ecco arrivare i pezzi che hanno fatto da colonna sonora alla mia giovinezza: “Amie” (che ho cantato sottovoce perché il pubblico veronese è assolutamente silenzioso e composto, a livelli quasi imbarazzanti) e “Volcano” per la quale ha fatto salire dal pubblico una ragazza dalla voce molto potente ma, secondo me, per nulla adatta al pezzo (molto meglio Lisa Hannigan!). Poi la title track dal nuovo album “My favourite..” che devo dire dal vivo (come spesso capita con Damien) è davvero molto meglio. Poi la bellissima “Elephant” seguita da un pezzo che personalmente amo molto cantare e sento molto mio: “I remember”. “The greatest bastard” dal nuovo album è molto intimistica e poi dal vivo il suo inglese risulta ancora più meravigliosamente comprensibile. Poi la chicca “The Professor & La Fille Danse”, un b-side che mi piacque un sacco dalla prima volta in cui lo sentii. E infine dal nuovo album “It takes a lot to know a man” che ha terminato con un lungo strascico strumentale e corale, saltando da una parte all’altra del palco per attivare nuovi suoni, tanto che alla fine davvero sembrava incredibile che un solo uomo potesse fare tanto! Bella ed essenziale anche la scenografia: dietro al palco semplici luci e la parete del castello illuminata di rosso. Dopo una brevissima uscita, finalmente il pubblico veronese si è svegliato e… tutti sotto il palco a cantare tre tormentoni in fila: “Cannonball”, “9 Crimes” e “The blowest daughter” con cui il nostro elfo della musica ha salutato un pubblico estasiato.
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