mercoledì 2 agosto 2023

I'm a red christmas-tree ball and I'm fragile

Ho dovuto attendere diversi giorni, una settimana intera, per riuscire a scrivere qualcosa sulla morte di Sinèad. Ricordo bene la sera di mercoledì 26 luglio. Il messaggio di un’amica con uno screenshot atroce preso da twitter: “Sinead O'Connor was found dead in a private home in London”. E poi di corsa sul web per cercare una notizia che sconfessasse quella frase terribile. Per almeno un minuto ho sperato fosse una fake news. Ho pensato che in fondo, Sinèad ci aveva già tante volte fatto temere per la sua preziosa vita. Purtroppo, la notizia era vera. Mi sono sentito di nuovo orfano. Come quando accadde a Dolores O’Riordan ormai qualche anno fa. Di nuovo a Londra. Di nuovo dopo avere annunciato un nuovo lavoro. Entrambe sembravano in una fase up del loro altalenante umore. Ma dopo poco sono cadute. E cadere dall’alto fa più male, lo so bene. Due delle mie muse, delle mie salvatrici, non ci sono più. Ho già scritto diverse volte di Sinèad e di quanto fosse importante per me. Fin da ragazzino è stata per me un’ancora di salvezza. La sua voce e i suoi testi mi hanno forgiato l’anima. Sapere che non c’è più è per me un dolore immenso perché mi sento più solo di prima. Abbandonato. Per l’ennesima volta. Ho provato a piangere ma non ci sono riuscito immediatamente. Soltanto parecchi giorni dopo, ascoltando un pezzo per me molto importante “John I love you”: 
 
I let tears fall like rain 
Apple-sized they were 
All over her 
And through all of those times 
When you could have died 
This is what you find 
 
Incredibile che le stessa mi abbia consolato per la sua stessa morte. Ho conosciuto Sinèad in modo anomalo rispetto alla maggioranza delle persone. Non certo con la famosa “Nothing compares to you” ma con l’album del 94 “Universal Mother” che per me rimane uno dei 5 migliori album della storia della musica. Da lì ho iniziato a scoprire anche i lavori precedenti e l’ho seguita sempre, fino agli ultimi bellissimi lavori. L’ho vista diverse volte dal vivo, a Milano, a Genova, a Santo Stefano e infine a Parma dove l'ho vista nel 2020 pochi giorni prima dell'inizio dell'incubo Covid. Ha influenzato moltissimo la mia passione per l’Irlanda prima e per la cultura ebraica poi. Negli ultimi anni si è convertita all’Islam nella sua costante ricerca di una spiritualità profonda, intesa come appartenenza assoluta. Purtroppo, la spiritualità aiuta tantissimo ma non riesce a cancellare l’orrore di una vita che proprio non funziona e che dà troppo dolore. E ad un certo punto ci si arrende. Lasciarsi andare sembra la via più semplice. Non si riesce più a lottare. Sinèad mi ha dato tantissima forza. Ma lei ci ha sempre detto di essere fragile “I'm a red christmas-tree ball and I'm fragile”. Spero che ora il tuo dolore si sia spento, mia cara Sinèad. Il mio brucia come non mai. 
 
Nella foto, l’ultima volta che l’ho vista dal vivo a Parma nel 2020.

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