Solo pochi giorni fa mia madre mi ha portato alcuni contenitori che ha trovato in casa sua, in salotto. All’interno di un mobiletto sul quale io avevo messo un’etichetta con su scritto “erboristeria”. Nelle scatole c’erano sacchetti di carta con all’interno erbe curative di ogni tipo: alcune note - come le erbe aromatiche che tutti conosciamo - altre meno, come le erbe selvatiche con proprietà benefiche diffuse nell’Appennino settentrionale. C’era anche un foglietto ingiallito scritto, con la mia bella calligrafia di allora, una sorta di indice: rosa canina, foglie e piccioli di amarena, coda cavallina, farfara, trifoglio dei prati, malva, sambuco rovo, camomilla romana, cicoria, lavanda, biancospino, foglie di noce, menta piperita. Sui sacchetti erano indicati il nome e le proprietà di ciascuna erba e anche la data e il mese della raccolta. Da giugno a ottobre. 1996. 1997. Ero un adolescente in fuga da una realtà che mi terrorizzava. Mi nascondevo qui, in questa valle giardino. E avevo trovato una guida, una salvatrice che mi distraeva dall’abisso in cui rischiavo di finire, mostrandomi i segreti della natura. I profumi, i sapori e le bellezze dei prati e dei boschi intorno a noi. E ancora la ricordo, in mezzo alle nostre foglie ed erbe magiche, sotto l’ombrellone di estati senza fine. “By the bright leaves, in the garden of my saviour. As the parasol gently shades her”. Riavere in mano dopo quasi trent'anni quelle erbe che ancora hanno un residuo aroma, mi ha precipitato indietro in un passato che non ha più molto a che fare con quello che sono oggi. Oggi quella vita l’ho lasciata dietro di me e sono una persona completamente diversa. “With our old lives left behind us, we are new now”. Ma per certi versi rimpiango quei momenti di totale devozione, in giro per il vecchio bosco: mi illudevo allora che tutto ciò fosse abbastanza per me. Che fosse l’unica cosa che volevo essere. L’unica cosa che volevo vedere intorno a me. “Only way I want to be, only thing I want to see,by the old wood”. E in effetti per alcuni anni fu sufficiente per salvarmi. Poi tutto cambiò. E iniziò il calvario che mai quel ragazzino amante delle erbe e della natura avrebbe potuto immaginare. Cosa resta di quel tempo? Io sono ancora nello stesso luogo, oggi più di prima. Ma è tutto differente. E diverse sono le persone intorno a me. Lei non c’è più e io, forse, nemmeno. Il mio viso è irriconoscibile. La mia anima pesante come un macigno. I miei sogni, tutti evaporati. Prendo uno dei sacchetti e lo butto nel caminetto acceso. Erbe raccolte in un’altra vita. Il fumo sembra non distinguere le essenze, l’odore sembra lo stesso per tutte. Ma il fuoco mi rammenta le candele accese in mezzo ai tulipani e le falene volare intorno ai nostri sorrisi. Nel piccolo giardino. “Burning in the garden as the moths fly through the flames like our little haarlem”.
Le parti in inglese sono tratte da “Willow” dei JJ72
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