lunedì 21 giugno 2010

Yesod


Luce notturna ch’invadi la quiete
di questo sogno di estate nuovo
che mi consola - bambino o uomo? -
mostrando ombre già oltre la siepe

In questo buio che la vita miete
sorseggio gli attimi di un vuoto
ch’emergon come sull’acqua il loto:
stanno nel sonno le ore più liete?

Inconscio come il sordo dolore
dell’adepto ancora accecato
dal suo avido guardare il cielo

Essenza pura, della vita feto
che crea nel dubbio il significato:
l’antro oscuro celato dal sole

* Nella Cabala – antica tradizione esoterica di matrice ebraica – Yesod è la sfera dell’inconscio e del subconscio che agiscono in noi in modo inconsapevole. In verità in Yesod possiamo sperimentare anche le dimensioni oniriche e astrali che ci possono dare intuizioni divine superiori. Nel buio la luce si intuisce più facilmente. Oggi è il Solstizio d’estate: la luce non è mai stata così tanta. Il buio è poco ma prezioso. Buon inizio di estate a tutti.

giovedì 17 giugno 2010

Pietà farisaica


Prole di rapaci ciechi
scomunicati dal vento
tristi burattini lignei
che attendono il fuoco

Tra le rose che non temono
di toccare i corpi sacri
dei morti nel sonno sorpresi
nell’attesa vana del Messia

La pietà farisaica del cielo:
nella radiosa siepe oscura
delle scritture labirintiche
un rinnovato senso del tempo

domenica 13 giugno 2010

88


Numero pieno e simmetrico
ottantotto, come i tuoi anni
in questo giorno d’antico vento
che non distingue vita e morte

S’ancora potessi coi miei occhi
vedere i tuoi identici
nel mio sorriso cielo e terra
troverebbero nuova unione

Ma posso soltanto annaffiare
nel giardino del dolce ricordo
il fiore della gratitudine
eterno come il soffio di Dio.

Me lo dicevi sempre. Tua madre ti raccontava che, quando sei nata, qui c’era la festa di Sant’Antonio da Padova, il patrono del paesino. E le campane suonavano a festa, per accogliere le genti di tutta la valle, da est a ovest. E certamente tante persone venivano a farti visita. Con tua madre fiera di mostrare la primogenita al suo piccolo mondo, fatto di briciole sante e poche parole. A volte mi immagino quel giorno di festa. E penso non sia un caso tu sia nata proprio quel 13 giugno. La festa del luogo che avresti abitato e consacrato per tutta la tua vita. Esattamente come i tuoi avi avevano fatto, almeno negli ultimi 400 anni. Vedo i colori sbiaditi e i sorrisi sdentati delle persone. Vedo nei loro occhi la voglia di lasciarsi un passato feroce e misero alle spalle: la Grande Guerra finita da qualche anno e auspici di rinascita dinnanzi. 1922. Nessuno poteva presagire che proprio in quel momento si stava preparando un nuovo male, ancora peggiore. Nessuno ancora immaginava l’avvento dell’oscura epoca fascista, che avrebbe riempito di sangue e terrore ogni angolo della valle. Ma tu, piccola creatura di gioia, in quel momento non potevi che simboleggiare il senso stesso della festa e delle future speranze: le campane della piccola chiesa suonavano anche per te. Avrei voluto esserci anche io. E invece sono qui. Ottantotto anni dopo. Solo e nel silenzio totale. Non una persona in tutto il paesino. Tutte le case chiuse. Forse, alcune di esse, rivivranno per qualche giorno in agosto. Altre rimarranno mute per sempre. Non c’è più nessuno e anche la chiesa è muta. Sono sparite persino le campane. Entro per accendere una candela in tuo onore e l’odore di polvere quasi mi soffoca. Da quando non ci sei più, è come se anche lo spirito di questo luogo fosse sparito. Lui che ti aveva benedetto 88 anni fa. La sua festa era la tua. Binomio inscindibile che non hai mai rinnegato. Nonostante i terribili momenti vissuti. Io vorrei essere degno della tua eredità. Vorrei fare rinascere questo luogo magnifico da solo, proprio oggi. Ma non trovo dentro di me alcuna energia. Annego la terra verde di lacrime calde. E mi lascio sprofondare nel silenzio nostalgico di un passato lontano, eppure oggi presente più che mai. Guardami nonna! Buon compleanno! Riesco ancora a sorridere. Solo per te. “You are in my blood like Holy wine”.

Le parti in inglese sono tratte da “A case of you” by Joni Mitchell.

lunedì 7 giugno 2010

My difference


In days like these
I take some pleasure in being me
So different from the others
But a man, just a man

In front of the sea
I feel a wave into the wind
Or a cold blow of the breeze
Not a man, not a man

The rain on the water
The drops try to foster
My mood in this day among half family

The sun on the water
Your presence everywhere
You are always for me my own family

And when I think of you I feel like the sea

And I remember
I was here when I was a child
With you always nearby my side
Angel of, my childhood

And I can see here
Everything is changed so madly
People think they could create lands
But you know, they could not

The rain on the water
The drops try to foster
My mood in this day among half family

The sun on the water
Your presence everywhere
You are always for me my own family


And when I think of you I feel like the sea

My difference belongs to you
My difference in you it’s born
Thank you

Lerici (SP) , 15th May 2010

martedì 1 giugno 2010

Dilmun *


Il sole piove sulle pietre antiche:
oltre il ruscello del tempo atteso
soltanto silenzio di sterpi e luce

L’aria del cielo è ancora cruda
come il mio sogno di rinascita
racchiuso nei palmi graffiati

E si chiude il sipario di maggio
tra le urla soffocate di Elia
in mezzo alle nuvole gonfie

* Nella mitologia sumerica (vedi “Epopea di Gilgamesh) è la terra ad est, “là dove sorge il sole”, da molti identificata anche come l’antico Eden biblico.

Nella foto: particolare del mosaico absidale della Basilica della Trasfigurazione, sul Monte Tabor (Galiela - Israele). Secondo i vangeli sinottici, Gesù, dopo essersi appartato con i discepoli sulla cima del Tabor, cambiò aspetto mostrandosi con uno straordinario splendore della persona e una stupefacente bianchezza delle vesti. In questo contesto apparvero i profeti Mosè ed Elia con cui Gesù conversò.