giovedì 29 luglio 2010

Rainy night house


Nel mio piccolo spicchio di cielo stanotte piove. Come non accadeva da tempo. Quella pioggia fitta e sottile che tanto piace al diavolo. E ai poeti, con il cuore arido come il Gobi. E insieme alle gocce i pensieri scivolano all’interno del mio cranio con una facilità inusuale e disarmante. Passano davanti ai miei occhi spalancati e pretendo inutilmente di lasciare una traccia. E invece non rimane nulla. “It was a rainy night”. Osservo le mie mani stagliarsi nel cielo grigio e tentare un contatto con le nuvole. Lontane come la pace. Le mie mani sembrano le mani di un uomo. Mi chiedo se veramente sono degno di essere un uomo. Nel mio quotidiano lottare contro questa quotidianità sterile e intricata come un roveto essiccato dal sole estivo. E vorrei osservarmi tutta la notte dall’esterno, con occhi diversi dai miei. Per capire chi veramente sono. E cosa mai potrò mai essere. “I sat up all the night and watched thee to see who in the world you might be”. E in fondo cosa è questo scrivere, se non lo specchio vero di me stesso? Eppure scrivere è anche l’immenso privilegio di avere questo tempo. Che attesa di divenire sacro sotto la pioggia di fine luglio.

Le parti in inglese sono tratte da “Rainy night house” by Joni Mitchell

mercoledì 28 luglio 2010

Orfeo


Orfeo non conosci
il calare della luna?
Il gin-tonic che gronda
dalle tue labbra sottili
spaventate dalla morte
mi ubriaca di terrore:
non ho tempo per scegliere
né per dubitare ancora
nell’assurdità assassina
di questo cambiamento.

lunedì 19 luglio 2010

Cristina Donà, 18 luglio 2010, Sant’Agata Bolognese (Bo) – Parco della Mezzaluna


Briciole di cielo
dentro il mio tè bollente
la superficie della tazza
vibra con la tua voce

Forse sei davvero
un goccia su un nido
ghiacciato di inverno
o d’estate arso

Cristina Donà è un’anomalia della musica italiana. Una che va per la sua strada. Che ha una personalità sua: non copia nessuno. Lei ti fa ridere e ti fa piangere. Con la sua voce potente e aggraziata. Con la sua poesia karmica (“Parlami dell’universo, di un codice stellare che morire non può… di anime in continuo mutamento.. e abbracci nucleari estesi nell’immensità.. dove TU MI STAI ASPETTANDO ADESSO…”), ma anche di pura e banale quotidianità (“La signora spingeva il carrello pieno di belle cose, esibendo quella spesa strabordante, prima spinge poi sorpassa,lei voleva arrivare per prima alla cassa, io volevo essere altrove”). Lei è una strega, una saggia, travestita da cantautrice rock. E che bello sentire il concerto aprirsi nella dolce e pura semplicità di “Settembre” e chiudersi nel rock forte di una band che sa assumere forti connotazioni anglosassoni. Cristina Donà non può stancare. Può solo fare innamorare.

Paolo Nutini, 17 luglio 2010, Piazza del Castello – Ferrara


Tu che giochi con la speranza
dell’eterna giovinezza
nella tua voce beata
di bambino uomo

Accogli il mio sorriso
di adulto frantumato
tra le scogliere ripide
e aguzze dell’arte

Ed è già la seconda volta che vedo Paolo dal vivo. E ancora di più mi è piaciuto. Per la sua – inconsapevole o cercata? – aria da ragazzino che non conosce l’enorme portata della sua magnifica voce. Sì perché la voce di Paolo è un incanto di duttilità e freschezza… e allo stesso tempo ricorda quella di un anziano blues man americano. Paolo è un miracolo di opposti concentrati che si sciolgono nel suo sorriso splendido davanti ad un pubblico adorante. Credo di averlo già scritto da qualche parte (mi sto ripetendo forse?) ma il bello di Nutini è che in lui si vede un vero e spensierato divertimento nella musica. Che probabilmente è sinonimo di disimpegno (non c’è traccia di mistica o di impegno sociale nelle sue liriche) ma per forza anche di naturalezza, sincerità e sacrosanta gioia di vivere e di cantare. E anche quando imbraccia la chitarra e diffonde una nenia malinconica o nostalgica, sul suo viso io leggo la leggerezza dell’amore che – pur quando finisce – lascia la certezza di aver vissuto e di stare vivendo. Senza poi nulla togliere alla band con chitarre, percussioni e fiati (trombe, tromboni e affini) che hanno fatto sembrare talora il concerto una grande festa di piazza. Centinaia di persone a ballare sopra i ciottoli infuocati della piazza estense, sotto le mura del castello! Il concerto ha visto eseguire soprattutto i pezzi dell’ormai celebratissimo ultimo album “Sunny side up”, come la scoppiettante “Coming up easy”, la dolcissima “Candy” (bacio i tuoi occhi.. laverei anche i tuoi vestiti sporchi.. ma dammi un poco di dolcezza..) e la bellissima “Tricks of the trade”. Ma non sono mancati pezzi del precedente album come una stupenda versione acustica di “Last request”. E il concerto si è chiuso con una splendida “Caruso” cantata con accento inglese! Paolo provoca in me una sorta di “sana” invidia (esiste un’invidia sana?), devo ammetterlo. Quando lo guardo, quando lo sento cantare, qualcosa dentro di me mi dice che forse anche io avrei potuto essere così. Se la debolezza, l’accidia o la mancanza di vero talento e di questa bellezza spensierata, non mi avessero tranciato le ali. Ma ora sono troppo vecchio per pensare a ciò che non potrò essere mai più. Ed è bello vedere chi invece ce l’ha fatta alla grande! Great Paolo! Go on that way!

Sarah Jane Morris, 16 luglio 2010, Piazza della Rocca – Soliera (Mo)


Capelli rossi al vento
come fieno d’agosto
impigliato nei rami
delle querciole

Per me sarai sempre
voce potente
di sfida e di gioia
di forza e dolcezza

Vedere Sarah ogni anno per me è ormai un rito. La sua voce potente e la sua femminilità fiammeggiante mi hanno ormai conquistato da anni. E non mi delude mai! Concerto un po’ breve ma molto intenso quello di Soliera, sotto il mastio del castello. Lei con due musicisti affiatatissimi, le note dei quali sembrano sgorgare direttamente dalla sua voce nera. Sì, Sarah è inglese, bianca, rossa di capelli e con tanto di lentiggini: ma ha una delle voci blues più nere che io abbia mai sentito. Amo vedere gli stereotipi distrutti! Sarah ha parlato e cantato di amore e della sua tragica fine. Di denuncia sociale e di speranza. Di dolore, di come esso sappia trasformarsi in gioia per la vita. Sarah ha cantato i suoi splendidi pezzi che spaziano in 3 tonalità vocali (quasi non ci si crede!). E ha cantato anche Damien Rice e persino Janis Joplin. Una con una voce così può veramente tutto! E poi ha ballato e invitato a ballare. E non ci è voluto molto a fare arrivare tutto il suo pubblico sotto il palco ad osannarla. Lei che è forte, ribelle, sensibile e femminile allo stesso tempo. Come sento essere la terra stessa su cui tutti camminiamo. Sarah, you’ve got all my esteem!

mercoledì 14 luglio 2010

Tori Amos, 13 luglio 2010, Bollate (Mi), Villa Arconati


Non smettono di stupirmi
negli anni torvi della vita
la tua grazia provocante
e la saggezza mascherata
da bambina consapevole

E ti ritrovo sempre nuova
nel tuo canto di sirena
e nei versi labirintici
di poetica germogliata
negli oceani della psiche


Tori in gran forma ieri sera a Bollate. In questo luogo insolito – villa decadente in mezzo alla campagna lombarda, col palco sotto un enorme tendone – si è presentata semplice come non mai, con una camicia verde brillante e dei pantaloni argentati sopra ai tacchi alti. Bellissima. Una sirena ammagliante. Ma soprattutto sola, senza band. Sul palco solo lei, un pianoforte Bösendorfer enorme e una tastiera. Strumenti che spesso ha suonato contemporaneamente. La scaletta è stata splendidamente insolita, con canzoni davvero inaspettate e da brivido. Anche perché la signora della musica di qualità, spesso criticata per il suo calo vocale ultimamente, ieri sera era davvero in forma: una voce intensa, forte, dolce ed emotiva. Cosa poter chiedere di più? Penso che dopo un concerto così anche i più critici dovranno, almeno temporaneamente ricredersi e fare chapeau a sua maestà Tori Amos. Ha aperto con “Beauty of speed”: super inaspettata e graditissima.. “I tried to strike a deal with the universe me and my deals with the universe”.. Poi altro pezzo inaspettato “Girl” e da lì ho capito che ci voleva sorprendere! E c’è riuscita! Poi “That guy”, unico pezzo dell’ultimo album: sul cd non m i fa impazzire ma dal vivo è altra storia. Poi un pezzo che amo e volevo sentire ancora (non è la prima volta che mi capita) perché mi trasmette – per me insolitamente - leggerezza: “Caught lite sneeze”. E poi il colpo di grazia, così senza avvertirmi: mi ha fatto (sì di certo l’ha fatto solo per me! Eh!) “Doughnut song”, un pezzo che per me vuole dire tantissimo e che mi ha sollevato in un momento in cui ero davvero solo un spazio vuoto: il buco della ciambella! A volte basta così poco. Poi “Space dog” (eccezionale) e “Dragon”: ma come suonava il piano?! Dio mio. Ed ecco in arrivo un’altra sorpresa: “Northen Lad”, la più bella ballata dal Choirgirl Hotel.. da sempre spero di sentirla live e non mi ha deluso per nulla. Ok, “Bouncing off clouds” si poteva anche evitare, ma dopo è venuta “Gold dust” e ancora una volta la signora è riuscita a farmi piangere: perché solo dopo si capisce di avere avuto polvere d’oro nelle mani. Solo quando le cose non ci sono più. Poi mitiche “Siren”, “Anastasia”, “Bells for her” e “Take to the sky”: e li ho pensato, ma questa scaletta è davvero un miracolo… pezzi splendidi e insaspettati uno dietro l’altro. Ma grazie!! Nel frattempo ha intervallato con alcune cover stupende come “Rattlesnake” di Lloyd Cole (in Strange Little girl) e “I’m on fire” di Bruce Springsteen, dimostrando per l’ennesima volta la sua duttilità. Proprio con una splendida cover, Personal Jesus” dei Depeche Mode è partito un breve e unico encore, terminato con uno dei pezzi che ancora mi toccano in assoluto di più, “Hey Jupiter” con cui si è chiuso il concerto: ovviamente tutti sotto il palco! Il pubblico era partecipe e mi è piaciuto. L’acustica piuttosto buona. L’artista ispirata e carica. Unica nota negativa (nuvoli di zanzare a parte): è stato un concerto un po’ breve, nemmeno venti pezzi in poco più di un’ora e mezza. Ma se il livello è così alto ben vengano concerti anche un poco più brevi. Mrs Amos, I LOVE you.

martedì 13 luglio 2010

Sinead O’Connor, 8 luglio 2010, Genova, Porto Antico – Arena del Mare


Porto antico:
Genova riflette se stessa
sul rassicurante mare.
La stessa voce
d’intenti sacra:
Israele è l’Irlanda
Dublino Gerusalemme

Sinead è per me una madre. Artistica e mistica come davvero vorrei fosse una madre. Da sempre per me ha significato moltissimo. Fin dalla prima adolescenza, quando mi chiudevo in camera ad ascoltare la sua voce, celtica fin nell’essenza. E mi ha aiutato a capire una delle cose più preziose che ho: il senso del sacro. Sinead è cambiata molto fisicamente, dall’ultima volta che l’ho vista a Milano (al Teatro Smeraldo nel 2005) e in generale dal suo classico aspetto skinhead che l’ha resa un personaggio. A Genova si è presentata sul palco scalza, con capelli per lei lunghi, con un lungo vestito a fiori sulle sue forme rotondeggianti e con una grande croce al collo. Nessuna sensazione di celebrità, ma solo grandi musicisti: Steven Cooney, chitarrista australiano di origine irlandese, e il polistrumentista Kieran Kiely alle tastiere, flauti e chitarre. Eppure lei ha davvero fatto la storia della musica. Prima di aprire la sua splendida era mistica, durante la quale, per me, ha regalato al mondo alcune delle più belle preghiere mai scritte. Fede Amore e Spirito di protesta verso la società corrotta, intrecciati come in un triskel celtico. In breve la scaletta (certamente incompleta), che mi ha commosso, stupito, emozionato: ho pianto, ho cantato e ho pregato con lei.
1. Something beautiful: primo pezzo dell’ultimo album “Theology”: preghiera umile e splendida;
2. The healing room: Dio solo sa quante volte è stata la mia stanza della guarigione;
3. The emperor’s new clothes: critica potente dall’inizio degli anni 90, ancora rock come allora;
4. Whomsoever Dwells: altra splendida preghiera da “Theology”;
5. Never get old: splenida sorpresa, pezzo splendido dal suo primo album dell’87 “The Lion and the Cobra”, allora cantato con l’ancora quasi sconosciuta Enya;
6. You made me the the thief of your heart: un’esecuzione da brivido;
7. Dark I Am Yet Lovely: è un pezzo che io ascolto molto ultimamente, da quando mi sono avvicinato alla mistica ebraica: Sinead sa benissimo associare il celtismo con l’ebraismo senza alcuna contraddizione e io mi sento vicino sempre più a questo percorso... durante l'esecuzione del pezzo, con le luci si è formata una splendida stella di David dietro di lei...molto coreografica;
8. Three babies: denuncia sociale pura che ancora suona per le strade del mondo dove la povertà regna sovrana;
9. If you ever: pezzo splendido dedicato alla madre defunta:
10. I Am Stretched On Your Grave: ecco il climax del concerto, pezzo completamente a cappella con una voce che ti scava dentro… ho sentito il mio recente lutto emergere ed esplodere negli occhi con una potenza inaudita, catarsi pura preceduta dal segno della croce;
11. Black Boys On Moped: e certo Mrs Tatcher ancora odia questo pezzo!!;
12. This is to Mother you: un semplice capolavoro di umile e spietato talento;
13. What doesn’t belong to me: mai come stavolta l’ho sentita dentro.. che l’odio, la rabbia e il dolore tornino da chi li ha lanciati, perché non mi appartengono affatto;
14. The Lamb Book of Life: la salvezza è l’abbandono sacro alla vita, un pezzo che vale mille preghiere da solo;
15. Far from Home: Let me create something other than trouble!;
16. The Last Day Of Our Acquaintance: è un pezzo che mi sorprende sempre, la forza e la dolcezza possono coesistere quando si chiude un amore;
17. Nothing compares to you: poteva mancare? Anche suo figlio le chiede il pezzo che l’ha resa famosa!;
18. Thank you for hearing me: unico e ultimo pezzo dal mio album preferito “Universal Mother”.. essere ascoltati e amati è un dono straordinario.
Sinead ha salutato ma dopo poco è tornata con un breve encore: tutti sotto il palco!
1. These Times they are a changin' di Bob Dylan: splendida, e chi se la aspettava?
2. If you had a Vineyard: ispirata al salmo del profeta Isaia… la vera Fede, così lontana da quella oggi dimostrata dalla Chiesa Cattolica (ci tiene sempre a precisare).. con cui chiude e saluta..
Più di venti pezzi (ha fatto anche pezzi di un album nuovo che uscirà a gennaio 2011), più di due ore di concerto sul mare.. e una grande emozione. Grazie Sinead. Grazie per sempre. Glory has to be to the Father, to the Son and to the Holy Spirit.

sabato 3 luglio 2010

And Rome


I know
That I am half a man outside my wood
And Rome
Makes me remember how much I was used
By who
Seemed a white angel but is only a cockroach
Who goes
Around these streets believing to be grown

No growth
Can happen when you are so sadly blind
And Rome
Is not a city easy for that kind
Of people
Thinking they are the only one to think about
And no love
Can esc outside from their sick mouth

Rome
The sun
Is sinking you
Is sinking me
And I remember all the time I’ve lost
Rome
You are
A knife so deep
For my belief
In people who can give something for free


I hope
Not to meet that devil somewhere here
And Rome
Seems just a river long and without fear
But all
Can change in a minute I have learned
And most
Is reduced into some poor words

Rome
The sun
Is sinking you
Is sinking me
And I remember all the time I’ve lost
Rome
You are
A knife so deep
For my belief
In people who can give something for free


Rome, 7th June 2010