lunedì 16 agosto 2010

The land is now in good hands


I giganti di marmo a guardia del grande mare, sono stati sconfitti. Distrutti. Alle spalle la Garfagnana verde e selvaggia. Dinnanzi a me l’immensa e turpe devastazione. Nulla di umano nel modo in cui l’uomo ha scavato la montagna. Per soddisfare la sua triste cupidigia. Vedo i megaliti dell’età moderna. Blocchi di marmo enormi e perfettamente sezionati, senza remore alcuna. Il corpo bianco della montagna. Il suo tesoro custodito gelosamente. Strappato dalle sue viscere. Al posto dei verdi pascoli, soltanto distese di ghiaia bianca: il sangue prezioso della montagna che gronda dal suo capo ferito. L’imponenza dei blocchi e delle pareti tagliate mi ricorda gli antichi megaliti, templi dedicati alla maestosità della Natura. Il messaggio è esattamente l’opposto. Come la nostra civiltà è opposta a quella degli antichi. La sterile materialità moderna contro l’ispirata sacralità antica. Qualcosa mi lacera internamente davanti a queste cave. Il passo della Focolaccia non esiste quasi più. La nebbia mi preclude la vista del mare. Una nebbia strana, quasi fumo negli occhi. Per nascondere al cielo e alla vista tutta questa distruzione. Mi pare di essere su un altro pianeta. Appena dopo che un’oscura catastrofe ha eliminato la vita. Avrebbe potuto Aronte* predire anche tale irreparabile devastazione? Allora avrebbe davvero conosciuto l’inferno. “"you must admit the land is now in good hands - yes, time will tell”.

(Passo della Focolaccia – Alpi Apuane – 15 agosto 2010)

*Secondo la tradizione classica, Aronte è l’indovino etrusco che predisse la guerra tra Cesare e Pompeo e la sconfitta di quest’ultimo. Dante nella sua Commedia, ne stabilisce la dimora appunto sulle Alpi Apuane.

(XX Canto dell’Inferno v.v. 46 – 51)

“Aronta è quel ch’al ventre li s’atterga,
che ne’ monti di Luni, dove ronca
lo Carrarese che di sotto alberga,

ebbe tra’ bianchi marmi la spelonca
per sua dimora; onde a guardare le stelle
e ’l mar non li era la veduta tronca”.

Le parti in inglese sono tratte da “Scarlet’s Walk” by Tori Amos

4 commenti:

Sonia Ognibene ha detto...

Che tristezza, Daniel. Siamo capaci solo di devastare.

weller ha detto...

no, non in garage,ma a trieste e in croazia. buone vacenze anche a te. terribile, quello che hai descritto.
ciao

Fly ha detto...

la Terra ha un corpo ed un'anima che riflette l'umanità intera ferita... in questa fredda visione di montagna ferita, vedo il cuore dell'uomo violentato... l'anima completamente svuotata per la cupidigia... con quella strana nebbia: velo d'indifferenza che avvolge ogni singolo... a poco a poco tutto si svuota... a ritroso verso la sacralità perduta... le sue linee essenziali scolpite come simboli nel cuore più profondo delle viscere...

Sempre molto evocativo e simbolico il tuo narrare...

bacio..

Fly

Daniel ha detto...

Per Sonia
Mia cara, purtroppo sì.. se continuiamo su questa strada, possiamo solo essere un cancro per la terra. Ma la speranza di cambiare risuona sempre nell'aria.
un abbraccio

Per Mr W
Bella Trieste! Con Miraramare e la SISSA! Buone vacanze caro Mr W. A presto.
D.

Per Fly
Grazie cara. Certi spettacoli ti fanno riflettere molto su quanto stiamo combinando a nostra Madre. Un forte abbraccio