sabato 30 settembre 2017

Yom Kippur *

Digiuno di certezze
neonato autunno
con la luna appesa
ai tralicci elettrici
e la noce intenta
a donare abbondanza.

Rimango nudo in attesa
delle prime stelle.

* Nella tradizione ebraica, oggi cade lo Yom Kippur, il “Giorno dell'espiazione”: durante questa giornata è previsto un digiuno totale che si conclude con il sorgere delle prime stelle e il suono dello Shofar.

Nella foto l'entrata della sinagoga a Praga

mercoledì 27 settembre 2017

While the summer flees

This is what I feel
Inside the wood here
When autumn begins
While the summer flees
I summon all the spirits around

There’s a constant fight
Between ivy and oaks
The wood is a whirl
Made of hills and pits
It is full of life and of death

And I remain alone
Inside the sacred grove
Without someone that can save me from the truth
With all this anguish that is perilous

The talisman I’ve got
It doesn’t seem to work
And I can hear the robins saying “no!”
Now that the birches trunks are coming gold

This is what I mean
When I say that
I can be a man
Or I can be a child
It depends on the choices that I make

And I remain alone
Inside the sacred grove
Without someone that can save me from the truth
With all this anguish that is perilous

The talisman I’ve got
It doesn’t seem to work
And I can hear the robins saying “no!”
Now that the birches trunks are coming gold

giovedì 21 settembre 2017

It's a long long time, going back in time

Praga vent'anni dopo. E ci ho pensato solo una volta arrivato qui. Sono già stato in questa bella città, esattamente venti anni fa, ma me ne ero quasi dimenticato. E da quando me ne sono accorto sono partite le mie solite riflessioni nostalgiche e cupe. Venti anni fa ero un liceale in gita scolastica. Ora sono un uomo e sono qui per lavoro. Quasi mi vedo camminare lungo le vie eleganti che portano al Town Hall e alla bellissima piazza centrale. Vedo sulle vetrine dei caffè la mia immagine: un ragazzino smilzo, sicuramente imbottito di giacche a vento e maglioni per via del freddo mitteleuropeo di marzo. Cerco di guardarmi negli occhi ma faccio fatica a oltrepassare con uno sguardo così tanti anni. Chi ero allora? Che speranze covavo nel profondo della mia anima? Avrei mai pensato di divenire chi sono oggi? Mi immaginavo così? Credo proprio di no. Ma faccio fatica ad immedesimarmi nel mio me stesso adolescente. Sicuramente ci sono tratti di allora che conservo anche oggi. Molte cose invece sono cambiate. Tutti i sogni di allora sono ormai divenute illusioni e, alcune di essesono finite nell'oblio. Anno dopo anno ho scoperto di essere meno speciale e più mediocre di quanto allora credessi. Ho scoperto che la vita sa riservare enormi delusioni e che le certezze possono essere solamente interiori. Ho commesso moltissimi errori in questi venti anni, molti dei quali sono irrimediabili. Ho anche imparato tanto, ma altrettanto devo ancora comprenderlo. Non sono ancora in grado di perdonare me stesso per tutti gli sbagli e per le occasioni perse. Né sono capace di perdonare le persone che mi hanno colpito o deluso in questi anni. “Only when you're whole you can forgive”. Allora, la prima volta in cui entrai nella imponente cattedrale di san Vito e mi scaldai le mani congelate sulle fiammelle delle candele devozionali, non avrei mai pensato che trovare un posto nel mondo fosse così immensamente difficile. Eppure sono ancora qui a cercarlo, senza trovarlo. Ripensando a quello che ero, torno indietro nel tempo. E mi sembra di scalare le mura di questa immensa cattedrale, tanto è lungo e faticoso il percorso a ritroso lungo questi venti anni. “Climb over the church wall in your sunday dress... It's a long long time, going back in time...”. In fondo, allora come ora, so che l'unico modo per non perdersi in questo mondo di avvoltoi è credere in qualcosa. È attendere una consolazione. Qualcuno che venga ad asciugarti il volto, dalle lacrime della notte e dal sangue del giorno. Come la Veronica con Cristo lungo la via per il Calvario. “All of me wants to believe, that somehow you will save me, Saint Veronica”.

Praga 19 settembre 2017
Le parti in inglese sono tratte da “Climb” di Tori Amos

mercoledì 20 settembre 2017

Tori Amos, Teatro degli Arcimboldi, Milano, 17 settembre 2017

Tori Amos è, secondo il mio modesto parere, ormai divenuta una “donna di potere”. E certamente non in senso moderno, ma in senso tradizionale: una sciamana, una donna che conosce la magia, una curandera che sa curare con la sua straordinaria musica. Sì perché il concerto di domenica sera a Milano, è stato molto più di un semplice concerto: è stato un rituale. Tori è entrata, ha unito le mani e si è chinata in avanti verso il pubblico, con addosso uno straordinario vestito di veli rossi, con tanto di mantello. Poi ha quasi “aggredito” prima il pianoforte e poi la tastiera (contemporaneamente, as always) e ha intonato “Iieee” con una voce potente: il tutto con una energia immensa che ha lasciato tutti a bocca aperta. Sono certo di non essere stato l'unico a pensare di essere improvvisamente stato catapultato dentro a un rituale collettivo, magari gestito da una sacerdotessa cheriokee (i nativi americani della Carolina del nord, il popolo a cui Tori deve parte del suo background genetico). Sullo sfondo il fuoco di un bosco che brucia, immagine terribile e purtroppo estremamente famigliare, ma anche estremamente potente ed evocativa. Il resto del concerto è stato una sorpresa continua. A cominciare da una splendida “Northern Lad” che da alcuni giorni avevo in testa e non so nemmeno perché: i casi della vita! Poi una “Pancake” da pelle d'oca: quando ha cantato “Cause I can look your gods right in the eye” pareva cantassero almeno 20 Tori Amos!. Poi dopo l'angolo cover (Billy Joel and The Cure), l'atmosfera è completamente cambiata: ecco uno sfondo di montagne ghiacciate e il lunghissimo “Reindeer king” dal nuovo album, dolce ed evocativo. Dal fuoco al ghiaccio: uno sciamano sa viaggiare attraverso tutti gli elementi! Ma per me la sorpresa della serata è stata indubbiamente “Apollo's Frock”, una chicca da “Scarlet's hidden treasure” che non mi aspettavo e mi commosso. Lei stessa, prima di iniziare, ha detto al pubblico che stava facendo quel pezzo live e che sperava di ricordarsi accordi e parole! Non solo si è ricordata ma ha cantato con una intensità unica e quasi rabbia nelle parole “I have let you eat from the fruit of my tree but for the last time you have officialy crossed my line!”. Quasi una formula di protezione del proprio essere verso un mondo di sciacalli. Bellissima “Bliss” e poi tutti sotto il palco, come sempre, per una lunga e straordinaria “A sorta fairytale” in versione funk-ethnic che ci ha fatto ballare: unico momento in cui è stata molto empatica col pubblico, essendo stata fino alla fine molto concentrata sulla musica. Concerto straordinario, con una sola pecca: è durato soltanto un'ora e mezza. Ma del resto, Tori stavolta ha scelto di essere sola tutto il tempo: sul palco solo lei e il suo amato Bosendorf.

domenica 17 settembre 2017

What else to say, if I can't pray?

Wind is breathing on my skin
and I read inside my feelings
there's a big amount of fear
and somewhere also some tears

What else to say, if I can't pray?

I've to find here inside what I really need
'Cause outside there are sings the end can begin
I have prayed together with this cloudy weather
but now it's not enough

What I have is not what I really want
but the time is now close to the end of all
I go on fighting battles in which I'm always the loser
like leaves in the autumn

In this island there's a peace
that everywhere else I miss
I hear the ocean singing
and I try to follow it

What else to say, if I can't pray?

I've to find here inside what I really need
'Cause outside there are sings the end can begin
I have prayed together with this cloudy weather
but now it's not enough

What I have is not what I really want
but the time is now close to the end of all
I go on fighting battles in which I'm always the loser
like leaves in the autumn

Island of Tintagel, Cornwall, UK, 1st september 2017

sabato 16 settembre 2017

Extreme south west

I find myself on the extreme south west of this island
And I pray on the stones to make my heart less heavy
I can open my veins to let wind clean my soul
It seems that I have lost where I was going to find peace
... where will I go?

Trevalgan, Cornwall, UK - 31st August 2017

venerdì 8 settembre 2017

In the evening shall be the light.

Molte persone non sono più tornate. Ora sono specchi che riflettono. Se trasmettiamo luce, loro la riflettono e possono anche aumentarla. Se no si riempiono di oscurità. I bambini nascono pieni di anima. Alcuni bambini sono speciali e dobbiamo proteggerli per avere un giorno di nuovo luce sulla terra. La nuova guerra è la guerra dei bambini. Per i bambini. Noi dobbiamo portare luce per dare un unico messaggio su tutta la terra. Quando è più buio c'è bisogno di più luce. In the evening shall be the light. Questo primo messaggio è di risveglio in tutte le direzioni. Da stanotte inizia la primavera in tutto il mondo. Gli spiriti antichi non sono più tra noi. È a causa del grande cambiamento. C'è poca anima a tenerli giù. È una questione come di forza di gravità. Per questo abbiamo bisogno che gli spiriti escano dal ventre caldo di madre terra. Non sappiamo se sarà abbastanza per farli tornare. Il secondo messaggio è per i bambini. Per riempire i loro occhi di luce e scacciare le tenebre che gli sono accanto e che cercano di riempire le loro narici. Proteggete i vostri bambini. Portateli nei boschi sacri. Sono il gufo sulla quercia. Owl On Oak. Perché so vedere al buio e non temo il bosco di notte. So vedere oltre lo specchio nero. Vedo gli spiriti con gli occhi aperti nell'acqua. Sono il nord ovest. Dei tramonti estivi e delle piogge autunnali. Dei giorni in cui sarei dovuto nascere. Appena prima di Samhain. Il gufo chiude gli occhi e vede il giorno dopo. E durante il giorno sa mimetizzarsi e sembra un tutt'uno con il ramo su cui è posato. Non ho usato mai bene gli artigli che servono non solo per aggrapparsi. Mi sono ferito stringendo i pugni. Vicino a me c’è un diamante sbriciolato. Crumbled Diamond. Sa riflettere la luce antica, quella che viene dalle stelle del passato. E con la luce delle stelle crea il fuoco. E con il fuoco crea la luce. Ma tra la polvere preziosa ha tutta la cenere dei fuochi che non ha mai acceso. E la luce ora è opaca. La cenere va soffiata via, verso il sud polveroso, con lo stesso soffio sacro con cui si spegne un fuoco che ha già parlato. Solo il fuoco apre e chiude le stanze sacre. In molti vogliono rubare e hanno rubato la preziosa polvere. Prima o poi dovrà incontrare le altre sorelle del deserto. Vicino a me c’è anche la grotta dei giganti. Giants’ Cave. Sacra terra di sacrificio e abbondanza. Dove si nasce e dove si muore. Nella grotta ci sono i tesori più grandi e le più antiche oscurità. Nella grotta ci sono fiaccole mai spente e dolori immortali. Dalla grotta soffia il vento dell'est che trasporta nel futuro gli odori del passato e sa creare il nuovo, ma solo a prezzo di un sacrificio. Nei tempi incerti si nasce sempre nelle grotte più profonde. Dalle grotte in molti vogliono fuggire ma quasi sempre ritornare. Portate a casa la luce. Chiamate gli spiriti del luogo e fate festa con loro. 

Nella foto: cerchio di pietre "The Hurlers", Cornwall UK