lunedì 31 marzo 2008

She would meet you there in the winter



Ci sono voluti alcuni giorni per riordinare i pensieri. Per assorbire le emozioni e permettere loro di divenire parole. Nel frattempo la Pasqua è passata.. e anche la domenica in Albis.. Nel frattempo l’inverno è finito.. e la primavera pare davvero essere arrivata. In fondo però è trascorsa poco più di una settimana, e sovente la mia mente torna ancora là, a quel venerdì. Santo. Quel giorno di passione e di ricordi riesumati, resuscitati come dei immortali. E mi ritrovo a rivivere quei momenti.. preziosi come il sangue caldo sul ghiaccio. Perché non ero sicuro di trovarti lassù … Anche se in fondo lo sapevo perfettamente.. sei stata tu a lanciarmi la corda per risalire la montagna e arrivare fin dove le acque si dividono.. e io l’ho seguita, scavalcando crinali nebbiosi e attraversando cieli grigi.. senza temere nulla, nemmeno la morte di Dio.. “I thought it was Easter time, the way the light rose, rose that morning. Lately you've been on my mind, you showed me the ropes, ropes to climb over mountains and to pull myself out of a landslide of a landslide”. Sono arrivato quando la pioggia aveva ormai lasciato il posto alla neve. Una vera bufera a salutare il primo giorno della primavera. Tu già ti eri avviata sotto il porticato che va al santuario. I capelli già bianchi di neve. “She with her honey hair. She would meet you there in the winter”. Io mi chiedevo cosa fossi venuto a fare fin quassù. L’ho capito quando ti ho vista sorridere incredula e quando siamo entrati nella Chiesa, fredda e buia. Solo qualche candela nella penombra. Io sapevo di essere venuto per piangere. E ho ottenuto quello che volevo. Pur non amando il racconto della Passione secondo Giovanni, così povero di particolari, così apparentemente gelido. Ma ecco apparire le lacrime millenarie sui nostri volti. Lacrime che conoscono l’immortalità del dolore. Poi ho tentato inutilmente di ripartire. Ma la neve ormai aveva coperto ogni cosa. E allora addio ai programmi per la serata e per il giorno dopo. E allora ho accettato la mia infinita impotenza di fronte alla forza immensa della Natura. Ho osservato i tuoi occhi brillare di gioia e ho capito per l’ennesima volta che certe cose devono accadere, inevitabilmente. Quella sera mi sono visto riflesso sul tuo volto: non accadeva da tempo. Quella sera abbiamo messo le nostre vite tra parentesi. Gli amori e la sofferenza degli anni. Le parole non dette e quelle ripetute troppe volte. La lontananza e l’abbandono. Come se nulla fosse importante. E siamo riusciti a ridere. Ci siamo beffati del mondo, lontano. In questo paradiso candido e puro. Una cena povera ma di una ricchezza ormai sconosciuta ai nostri cuori malati di inedia. Devo confessarti una cosa, ma vorrei la tenessi per te. Ogni volta che ti ho visto ridere ho sentito la voglia di ballare. E tra i pianti di morte dei fedeli abbiamo brindato alla vita, noi due, come non facevamo da secoli. “I raise a glass, make a toast, a toast in your honour I hear you laugh and beg me not to dance”. Dopo la cena siamo andati nelle stanze scure di legno antico e bianche per i riflessi delle finestre colme di neve. E abbiamo gustato le nostre solitudini appagate di emozioni. Avrei voluto scrivere, come certamente hai fatto tu nella stanza accanto. Ma non sono riuscito a mettere sul foglio una sola parola. Mi sono addormentato con la penna in mano. Come da ragazzino, quando sentivo l’ispirazione scorrermi nelle vene ma non avevo ancora avuto la forza di tagliarmi il cuore per lasciarla uscire. Tu sei stata la prima a dirmi che bisogna imparare a mescolare anche le fiamme. “The flames you stirred. Yes, you could stir”. La montagna mi ha tenuto con sé fino alla tarda mattinata. Siamo stati ad osservare la neve cadere dalle finestre, senza parlare. Quando il cielo ha smesso di sbriciolarsi sul mondo ho capito fosse il momento giusto. E tu mi hai guardato consapevole che sarei partito, di lì a poco. “…he's telling me it's time to let you go, let you go”. Qualcosa è cambiato. Ma non so che cosa. Ti ho salutato con lo sguardo, risalendo la strada a fatica e abbandonando questo nido miracoloso. “I thought I'd see you again, you said you might do, maybe in a carving, in a cathedral, somewhere…”

Le parti in inglese sono tratte da “Toast" by Tori Amos

giovedì 27 marzo 2008

Naufraghi del tempo



Stringo tra i denti
questa treccia di sale
corrosa dal mare
e dal sole cosmico

Sodio e cloruro
disciolti nell’acido
come questi giorni
scomparsi nella pioggia

Qui accanto a noi
soltanto sciami di dei
e numeri primi:
i naufraghi del tempo

martedì 25 marzo 2008

The passage



There was a fairy
A conscious spirit in the dark wood
And she was waiting
For the sunset to write a new song

It was the last light
Of a winter made of false diamonds
She could call new times
With words the human beings can’t know

And the passage showed up
At the light decay
Everything did sing up
The silence of the faith

I am your father
I am a medicine to you!
I am your mother
As the springtime should be!

There was some peace
Into the water of the small lake
Then a big mist
Made the hell coming in the shame

There will be something
We can’t avoid even if crying
The fairies will come in
Again into the lights of springtime

And the passage showed up
At the light decay
Everything did sing up
The silence of the faith

I am your father
I am a medicine to you!
I am your mother
As the springtime should be!

lunedì 24 marzo 2008

Easter rain



After the snow the rain is falling
After the prayer a rose I’ve got in
My hands, pretty enough, to make me bleed

Cannot remain always on my knees
The thorns of the beauty can now pick me
Again, to make me laugh, to make me breath

Easter rain, there is no blame
Easter rain, please bless my faith
There’s no face on this surface
‘cause of the rain all is trembling

You have accounted all your story
And now I’m thinking what’s the glory
For a man, if his heart, doesn’t live

The Friday night was long and lonely
We spoke about God’s death as always
This Land, is for us, the true wish

Easter rain, there is no blame
Easter rain, please bless my faith
There’s no face on this surface
‘cause of the rain all is trembling

So we are here to find what we’ve lost
So we are here to lose what we’ve got
Until, we’ll be naked, as babies

giovedì 20 marzo 2008

Tempus fluidus est



Sai davvero scrutare i secondi
specchiarsi narcisi con le nuvole
in questa pozzanghera cenerea
come fossero lacrime di sangue
precipitate nell’acqua torbida?

Non osservo le ore affogare
nel letto solitario di un fiume
e mi sazio di radici fradice
amare della vita non vissuta
e di ottuse certezze suicide

Racconti di anni lontanissimi
con l’incoscienza che ha un bambino
amando dipingere un futuro
desiderato ma impossibile
alle silenti ombre degli avi

Io vorrei disegnare i secoli
solamente attraverso l’intuito
abbandonarmi alla seduzione
di ricercare dietro la mia mente
l’esistenza fluida dell’eternità

martedì 18 marzo 2008

The roof of the world is burning



Come chiunque passi dal mio blog sa, io raramente (direi praticamente mai) tratto argomenti che fuoriescono dalla mia interiorità o dalla musica. Questo non perché vivo nel mio isolato mondo di pensieri autoriferiti e autopoietici, ma perché ho scelto che questo blog fosse semplicemente espressione dei miei moti interiori e della cosa più importante della mia vita, la musica. Non ho mai pensato di creare un blog di attualità o una sorta di testata giornalistica, in quanto semplicemente non soddisferebbe le mie esigenze di scrittura. Pur tuttavia a volte sento la necessità di esprimermi anche su temi che riguardano il mondo reale, quello al di fuori della mia “trusted mind”, o della mia musica. Ecco che in questi giorni sono tormentato dalle news che arrivano dal tetto del mondo. Sì perché come potrei tacere mentre il Tibet sta bruciando davanti ai miei occhi? Da venerdì la situazione a Lhasa è delirante. Le proteste pacifiche del popolo tibetano hanno provocato una reazione violenta da parte degli occupanti cinesi. L’esercito di Pechino spara sui dimostranti. 2000 persone si stanno muovendo nell’India settentrionale per chiedere alle Nazioni Unite di fare qualcosa. Il Dalai Lama ha rivolto un appello a Pechino perché fermi l'uso della forza bruta, e in tutta risposta ha ottenuto l’accusa di “fomentare la violenza”, da parte del governo cinese. I tibetani sono un popolo oppresso da un regime. Un popolo pacifico, come ce ne sono pochi al mondo. L’ultimo reale tentativo di rivolta è stato nel 1959. E mentre i governi e gli organismi internazionali tacciono di fronte a questo genocidio culturale che si protrae da decenni, si alzano le parole di sostegno delle persone, sparse per il mondo, legate in qualche modo a questo luogo, simbolo per molti del cammino spirituale. Non voglio esprimere condanne politiche in quanto non mi compete. Siamo di fronte a un grande popolo, con una cultura millenaria, vessato da troppo tempo. Siamo davanti a un tentativo di liberarsi da un giogo di violenza e oscurantismo. E, ancora più grave, assistiamo all’indifferenza internazionale dei potenti. Io posso solo pregare per questa gente coraggiosa e sapiente. Prego per loro e per il mondo, che sta rischiando di perdere qualcosa di molto prezioso. Sono consapevole dell’esistenza di moltissime situazioni disarmanti, dal punto di vista del continuo non rispetto dei diritti umani, in giro per questo mondo ingiusto e crudele. Parlare di ciò che sta avvenendo in Tibet, anziché di altre orribili situazioni, è qualcosa che deriva solamente dal mio personale legame con quella terra: non c’è altra ragione. Non sono mai stato in Tibet, ma da sempre è un luogo in cui vorrei andare. Un luogo che mi parla da lontano. Un luogo in cui mi dico, da anni, andrò solo quando sarò pronto. Ma mentre io non sono ancora pronto per questo viaggio, il Tibet è pronto per una libertà tanto agognata. Una libertà che continua a essergli negata.

lunedì 17 marzo 2008

Il colore del tempo



Il tempo è un filo viola
che cuce i pensieri
stracci macchiati
di sole e di ombra

Vorrei possedere un sogno
tra le pieghe d’anima
per ogni volta
in cui mi sono punto

domenica 16 marzo 2008

Old youth



The snow is all melted
May be it’s the emblem
Of the new springtime

I search my own shelter
As a not young maiden
Does with her lines

It’s almost self evident
As beside a marvel
Where is going the time

The straight line is bended
And evaporated
Are the dreams so bright

The rippling story
Written by the holy.. time
Compulsive falling
Into the roaming.. ride

Inside my youth there is something of old
As in the blue the grey clouds can blow

I swallow mornings
Sons of the bloody.. fights
And while I’m crawling
I am saved by a.. night

Inside my youth there is something of old
As in the blue the grey clouds can blow

The wind strongly enters
In the room and helps
Me to find myself

I’m passing a level
Guess dead is the rebel
Now I am a bet

The rippling story
Written by the holy.. time
Compulsive falling
Into the roaming.. ride

Inside my youth there is something of old
As in the blue the grey clouds can blow

I swallow mornings
Sons of the bloody.. fights
And while I’m crawling
I am saved by a.. night

Inside my youth there is something of old
As in the blue the grey clouds can blow

mercoledì 12 marzo 2008

I might seem kinda dead



Corriamo. La macchina scivola come una slitta. Il cielo è talmente grigio che sembra un soffitto di cemento. Osservo il tuo viso teso con la coda dell’occhio. Ne vedo le pieghe. Ne sento la contrazione. Ho freddo e mi sento perso ma cerco di non fartelo notare. Perché stasera devo essere una roccia a cui aggrapparsi, te lo devo. Desidero accompagnarti lungo questo percorso catartico. Per aiutarti a non pensare. Non pensare a lei, ai suoi occhi che si sono chiusi per sempre. Ma è così difficile non accorgersi di queste nuvole invisibili che vorrebbero piangere neve, ma non ci riescono. Mi dici che vuoi passare oltre, che vuoi lasciare la realtà alle tue spalle. E io ho deciso di seguirti in questo altrove che stai disegnando. “I pass by, don't dare to stop. When there's someone I see. There's no one here but me”. Ascoltando le tue parole comprendo che non c’è alcuna direzione stasera. Stanotte. Mi devo fidare di te. Siamo soltanto pellegrini in cerca di un senso. Quel senso che la vita e la morte sembrano nascondere così gelosamente. “There is no directions given. Just some trust in human mind to rely on and to hold on to. Honestly don't know where I'll end up at last. Won't even count the days”. Fumiamo. Il fumo riempie i polmoni e il cervello. Ci aiuta a correre lontano, con la mente. Forse è soltanto questo, ciò di cui hai bisogno, staccarti da questo stato di cose, cupo e soffocante. “One thing I sure know I won't move so fast my mind in complete haze”. Eppure ci vuole molto di più. Leggo la paura nell’inflessione roca della tua voce. Cosa ti spaventa? È davvero la morte che temi? In fondo la morte è la fine del dolore. E forse, il dopo potrebbe essere veramente migliore. Come quella volta ad Aberdaron, sulla spiaggia. Ricordi? Guardando il mare d’Irlanda giocare con le nostre anime, abbiamo pensato che sì, il paradiso potesse esistere davvero. Ma ora tutto è diverso. La morte ha tinto di nero una realtà già cupa e non ci sono luci. “Seems to be all dark around. Nothing there, to lighten up my way”. Vedo i tuoi pensieri. Come fossi davanti allo schermo in un vecchio cinema in bianco e nero. Vorrei trovare le parole giuste per contrastarli. Ma riesco soltanto a mantenere un silenzio sofferto. “Scary thoughts and frightening sounds in my mind still I try avoid it”. Ma adesso basta correre. Devo stendermi. Non importa dove. Va bene anche qui, su questo asfalto umido, che non riesce a diventare bianco, nonostante la neve che sta cadendo. Un po’ come la vita. “I'm fooled by something inside my head. If I lay down now. I might seem kinda dead. Just keep on wasting time”.

Le parti in inglese sono tratte da “Where I'm Headed" by Lene Marlin

martedì 11 marzo 2008

What blood can tell


All that I need is a pillow
To make my brain
Have a rest

All that I need is a window
Opened on
Summer field

So I walk inside my dreams so far
So I burn into a northern star

Day after day
I go on praying I go on praying
I’m just a flame
Under the rain, under the rain
What else to pretend? Tired to beware!

Day after day
What else to say? What else to say?
Love’s a mistake
But I’ve to play, but I’ve to play
Here along the land, I’m what blood can tell

Hours they bleed in the evening
The time has not
A real sense

Soon I will sleep and my feelings
Will create worlds
Different

So reality is something true?
Or it’s just an unutterable proof?

Day after day
I go on praying I go on praying
I’m just a flame
Under the rain under the rain
What else to pretend? Tired to beware!

Day after day
What else to say? What else to say?
Love’s a mistake
But I’ve to play, but I’ve to play
Here along the land, I’m what blood can tell

Award among the brambles


Ho ricevuto un premio. L’ho messo qui tra i rovi, spero si veda...

Ok. Mi risulta strano, e un po’ difficile parlare del mio blog sul mio blog. Sa un po’ di autocelebrazione. Però questa volta c’è una motivazione importante. Insomma, non capita spesso di ricevere un premio. Da quando questo blog è stato creato, questo è il secondo premio che ricevo. La cara Laura Tenebrazzurra mi aveva attribuito il bel premio del “Thinking Blogger”, che sfoggio qui a lato! E ora la mia amata Noalys mi consegna questo premio D eci e lode (grazie!), con questa motivazione:

“Perché lui gioca a nascondino con se stesso, e voi leggetelo e lo intravedrete tra i suoi rovi, quelli di cui si ricopre spesso. Leggete le canzoni che scrive, e immaginatele con la musica che più vi piace, purché non gli togliate la gioia di sentire gran chitarre elettriche”.

Ora le mie premiazioni: sarò essenziale, non sono bravo in queste cose. Queste persone, e tutti gli altri che leggo, sanno perché li leggo. Premetto che io premierei TUTTE le persone che ho linkato, perché tutti mi danno molto e sono molto importanti per me. Però elencarli tutti diverrebbe pesante. Ho scelto coloro che nell’ultimo periodo hanno scritto cose che mi hanno fatto pensare molto, that’s all.

Gas: il mio primo “amore da Blog”. Una persona di una sensibilità e di un’umiltà straordinarie.
Daruma Fly: raramente capita che qualcuno parli direttamente alla tua anima, lei lo fa sempre.
Elisa Biasi: un connubio straordinario di razionalità ed emotività. Una fonte di saggezza per me.
Laura: una giovane filosofa. Una che non teme di riflettere sui grandi temi dell’esistenza.
Mai Esistita: lei è una pittrice. Lei dipinge la realtà con grazia. Ma usa le parole al posto dei colori.
Noalys: beh, direi che è l’essenzialità emotiva fatta a donna. Poche parole, grande emozioni.


Ma non vorrei prendermi del femminista (che un po’ poi lo sono davvero ;-) ) quindi…
Quetar: tra le parole che scrive trovo sempre significati che mettono in moto i miei neuroni.
Robby: anche il quotidiano scritto da lui sembra poesia e coinvolge mente e cuore.

Per una volta parlo direttamente del mio blog, al di fuori di tutti i miei espedienti letterari: ne approfitto per ringraziare davvero tutti quelli che mi leggono e, soprattutto, che leggo. In pochi mesi questo blog è diventato importantissimo per me. Non solo come sfogo per tutte le cose che scrivo (il cassetto stava esplodendo di carta!), ma anche perché ho conosciuto persone eccezionali, con alcune delle quali ho anche instaurato un rapporto personale, a distanza, ma importante. Grazie a voi che mi fate riflettere e a voi che fate muovere le mie emozioni. La vita, in fondo, è anche e soprattutto questo.

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Il regolamento del Premio D eci e lode qui sotto.

Come si assegna?Chi ne ha ricevuto uno può assegnarne quanti ne vuole, ogni volta che vuole, come simbolo di stima a chiunque apprezzi in maniera particolare, con qualsiasi motivazione (è o non è abbastanza elastico e libero?!) sempre che il destinatario, colui o colei che assegna il premio o la motivazione non denotino valori negativi come l'istigazione al razzismo, alla violenza, alla pedofilia e cosacce del genere dalle quali il "Premio D eci e lode" si dissocia e con le quali non ha e non vuole mai avere niente a che fare.Le regole:

- esporre il logo del "Premio D eci e lode", che è il premio stesso, con la motivazione per cui lo si è ricevuto; è un riconoscimento che indica il gradimento di una persona amica, per cui è di valore;

- linkare il blog di chi ha assegnato il premio come doveroso ringraziamento;

- se non si lascia il collegamento a questo post già inserito nel codice html del premio provvedere a linkare questa pagina;

- inserire questo regolamento;

- premiare almeno un blog aggiungendo la motivazione.

Queste regole sono obbligatorie soltanto la prima volta che si riceve il premio per permettere la sua diffusione, ricevendone più di uno non è necessario ripetere le procedure ogni volta, a meno che si desideri farlo. Ci si può limitare ad accantonare i propri premi in bacheca per mostrarli e potersi vantare di quanti se ne siano conquistati. Si ricorda che chi è stato già premiato una volta può assegnare tutti i "Premio D eci e lode" che vuole e quando vuole (a parte il primo), anche a distanza di tempo, per sempre. Basterà dichiarare il blog a cui lo si vuole assegnare e la motivazione. Oltre che, naturalmente, mettere a disposizione il necessario link in caso che il destinatario non sia ancora stato premiato prima.

venerdì 7 marzo 2008

Offside


Caught into the life
I search my delights
Illusions of freedom!

Sun can make me blind
I don’t see behind
Future seems so feeble!

I weave threads of wire
Around my own mind
Thoughts are crazy eagles!

Tell me why ever
After the day there is a night
It’s as dark leather
Covering this sunset so bright

Like the pure drunken love
It’s crumbs if you’re sober.. sober

I need to fly
Over this sea to touch the light
Bloody sunshines
Give purity also to my

So trusted and dark soul
As a magic potion… potion

When the time is kind
I keep fear inside
Quietness has a price!

Here I am offside
As I have just cried
I don’t need a prime!

No I’m not uptight
Please don’t ask me why
Counting blessin’ time’s!

Tell me why ever
After the day there is a night
It’s as dark leather
Covering this sunset so bright

Like the pure drunken love
It’s crumbs if you’re sober.. sober

I need to fly
Over this sea to touch the light
Bloody sunshines
Give purity also to my

So trusted and dark soul
As a magic potion… potion

lunedì 3 marzo 2008

All my destinations will accept the one that's me



Mi muovo come fossi su un treno. Un treno che lascia un nord freddo e barbarico per dirigersi verso un rinascimento mediterraneo. Ma le immagini si muovono soltanto nella mia mente. Senza sosta. Vedo le scogliere bianche luccicare sotto un sole che parla al cielo di una primavera avanzata. Vedo un mare tiepido e aperto, differente dall’oceano gelido e cupo in cui la mia anima ama così tanto affogare. Vedo una luce che quasi ferisce i miei occhi stanchi e restringe le mie pupille, fin quasi a farle scomparire. Vedo il vento, come fosse palpabile e azzurro, sollevare la polvere e sfiorarmi i capelli. Vedo il sole tentare di sopraffare le ombre, che ancora dovrebbero essere padrone incontrastate in questa stagione. Vedo gli alberi spogli chiamare le foglie nel vento pur non possedendole ancora, perché solo la morte sa cantare davvero la vita. Vedo una terrazza distesa sul bordo del mare e le parole che da essa si disperdono prendendo il largo nella mia mente. “Wind in my hair, I feel part of everywhere. Underneath my being is a road that disappeared. Late at night I hear the trees, they're singing with the dead. Overhead...”. E infine vedo me stesso in attesa di qualcuno, senza sapere chi sto davvero attendendo. Percepisco soltanto questo senso di aspettativa, farsi largo tra i pensieri e tentare subdolo di nascondersi al sole. Come se attendessi la ragione per tornare a casa oppure per non tornare mai più. Desidero con forza questa presenza, la desidero nel corpo e nell’anima. Ma non vorrei mai venisse così vicino da potermi toccare. Sarei costretto a fuggire. “Don't come closer or I'll have to go holding me like gravity are places that pull. If ever there was someone to keep me at home, it would be you...”.………….......... Mi spoglio per permettere al sole di baciare la mia pelle stanca di inverno. Mi sento nudo come mai mi sono sentito. Senza protezione di fronte al mondo che mi osserva. Mi inginocchio di fronte al mare come per pregarlo di catturare la mia anima per sempre. Bevo la libertà come fosse un cocktail avvelenato che mi ucciderà. Io aspiro a morire libero, ora, in questo luogo lontano da ogni altra terra. Un luogo che sa accettarmi per quello che sono. Un suolo caldo su cui posso abbandonare il mio corpo, privandolo dell’immenso peso dell’anima. “On bended knee is no way to be free lifting up an empty cup, I ask silently. All my destinations will accept the one that's me. So I can breathe...”. Cosa sono io in questo momento? Sono solamente un uomo disteso nel sole. Ascolto i miei pensieri interrogare la mia anima e non ricevere alcuna risposta. Li osservo fermarsi spaventati in mezzo al cielo e poi ridiscendere e gettarsi, uno per uno, nelle onde placide di questo mare antico. Formano soltanto cerchi nell’acqua che ingoiano i dubbi secolari. “Circles they grow and they swallow people whole, half their lives they say goodnight to wives they'll never know. A mind full of questions, and a teacher in my soul. And so it goes...”. Vorrei essere un uomo fra i tanti, senza specificità alcuna. Temo la diversità così come la mediocrità. Sento i pensieri degli altri raggiungermi dal continente e cerco di respingerli. Scavo per ritrovare la mia purezza come fosse l’unico modo di sopravvivere. Vi lascio nelle vostre galere di convenzioni e mi condanno ad errare per sempre. “Everyone I come across, in cages they bought. They think of me and my wandering, but I'm never what they thought. I've got my indignation, but I'm pure in all my thoughts. I'm alive...”……………………. Mi accorgo solo verso il crepuscolo di non essere solo. Per caso sento voci chiamare questo luogo “Baia di Dingli”. Sono sull’ovest estremo di questa isola mediterranea. Un nome che mi ricorda quello di Dingle, l’ovest estremo di Irlanda, la mia Isola Atlantica. Assaporo il gusto di questa presunta coincidenza e mi sento finalmente in grado di definirmi: sono un satellite della mia stessa anima, che orbita senza alcuna regola. "Leave it to me as I find a way to be. Consider me a satellite, forever orbiting. I knew all the rules, but the rules did not know me. Guaranteed”……………….....Poi ho sentito le tue mani sfiorare il mio petto e le tue labbra toccare umide le mie guance. E allora sono tornato a casa.

Le parti in inglese sono tratte da “Guaranteed” by Eddie Vedder