martedì 27 dicembre 2011

Bucce di mele


Dopo la festa ogni dio tace
e il mondo sembra una foto
in sfumature grigie e rosse.

Sui visi amari delle persone
i segni di chi non è più qui:
solchi scavati dalle assenze.

E i ricordi sono una strada
asfalto di zucchero sulla lingua.

Le parole solo bucce di mele
suicide sul pavimento freddo.

domenica 25 dicembre 2011

Hidden in the snow there is a gift
















Fire burns deep in the night
Of being alone I am surprised

Cause it is Christmas night
And nobody arrives
In the house

I search the Moon there in the sky
But I see clouds just crying snow

And even if the flames
Are now warming my face
I feel cold

Yes the time of Christmas is not brilliant as it seems
But it is magician in my dreams
I am an explorer lost inside a wood not green
Hidden in the snow there is a gift

Is there something that cannot be changed by the belief?
The powerful skill of human beings
Thinking of my strength a mountain now oh I can shift
So why I can’t be able to live?

Table is covered by light
Do you know what’s symbolize?

We forget from where we arrive
In these long long nights
We need a light

Yes the time of Christmas is not brilliant as it seems
But it is magician in my dreams
I am an explorer lost inside a wood not green
Hidden in the snow there is a gift

Is there something that cannot be changed by the belief?
The powerful skill of human beings
Thinking of my strength a mountain now oh I can shift
So why I can’t be able to live?

Buon Natale

giovedì 22 dicembre 2011

Does the winter come to love us?

















Welcome new winter
Red wax on the white one
Welcome new winter
In this warm house the last one

And I think to all the candles
Burnt on this windowsill
To celebrate the new light
Year after the year

Celebrating the miracle
That through the darkness makes light
So that the darkest point
Is also the spark of the light

I remember all the songs
Written here on this desk
In front of the cold fields
Under this sky of tears

Does the winter come to love us
With its brilliant silver nights
Or it will bring iced water
On our instinct to survive?

And my hope it is for tonight
To touch the upcoming light
To discover if I’m enough
To start alone this new life

Welcome new winter
With my blood I bless my new house
‘cause this is the season
Birds used to build the new nests

But the passage is not
Easy as I have thought
And the courage I hope
To find also in the frost

Does the winter come to love us
With its brilliant silver nights
Or it will bring iced water
On our instinct to survive?

And my hope it is for tonight
To touch the upcoming light
To discover if I’m enough
To start alone this new life

(Alban Arthan - Winter Solstice - 2011)

domenica 18 dicembre 2011

Another way ‘round the pain?


Questa mattina odora di vento. Quel vento caldo che sa di salsedine. Un vento che trasporta le anime verso la luce. Debellando gli strati di nuvole che ci coprono la vista di Dio. Quel Dio azzurro che ci scruta in ogni istante dall’alto. Mi chiedi come sia possibile che sotto questo cielo divino ci sia tanto dolore. Ti osservo e vorrei risponderti che non è possibile. Che siamo solo noi a non accettare gli eventi. Che il dolore non esiste. Ma non ci riesco. Posso solo riempirmi le pupille di azzurro e osservare le tue. Posso solo riempirmi le mani di vento e stringerti forte. “Is this part, is this part, of the process, of the process? Can I find another way ‘round, other way round, round the pain?”.

Le parti in inglese sono tratte da “Scars” di Natalie Imbruglia

martedì 13 dicembre 2011

Oíche an tsolais *












In un anno il vento
ha cambiato direzione
e si è fatto caldo
per asciugare lacrime
di terra affogate.

La notte che dicono sia
dell’anno la più lunga
porta scintille di luce
e acque sconfinate
coperte di stelle nuove .

Non ci sono coincidenze
di sorrisi ignare
soltanto la semplicità
grata figlia del sole
e dell’antico tormento.

* In gaelico irlandese “Notte della luce”

lunedì 12 dicembre 2011

Joy is fear, fear is joy
















December 2011 it’s not cold
Outside and I'm changing my life
The Christmas is not far what I’m going to ask
That I’ve not yet had in my past

A cup of coffee I’ve got in my hands
That are become the ones of a man

I watch the smoke caressing the old wall
Is this the change? Is this the place?
And I’ve to esc from my sacred nest
The joy is fear, the fear is joy

Is there a flame I can put in a locker
Before the embers die in the rain
I sell the past in honor of the future
The joy is fear, the fear is joy

The quarter past four alone in this room
I see clouds from the Tuscan sky
They’re teaching as always the change is the only
Rule of the whole universe

So take some courage from this cold sunset
There is a world you’ve not discovered yet

I watch the smoke caressing the old wall
Is this the change? Is this the place?
And I’ve to esc from my sacred nest
The joy is fear, the fear is joy

Is there a flame I can put in a locker
Before the embers die in the rain?
I sell the past in honor of the future
The joy is fear, the fear is joy

I play chess against the life, it’s a game
I used to be loser everyday

domenica 11 dicembre 2011

Lishbot *












La lenta eutanasia della vita:
accendo respiri rosso porpora
sulle punte tremanti della dita.

Foglie d’edera scoloriscono
al passaggio dei fari delle auto.

La luce sorge tra le zolle di terra
e circoncide il mio cuore stanco.

Dietro la casa un falò di foglie:
luna di marea saluta l’autunno.

* Arare in ebraico
Nell’immagine “Campo arato”, C.1830 - Caspar David Friedrich

venerdì 9 dicembre 2011

Suθi *
















Ho scoperto un tempio nero
alto di colonne tradite:
luce perduta nei secoli.

E nel mistero onirico
ne ho percorso i sentieri
tra i grigi ulivi fossili.

Un’etrusca reminescenza
traspare muta d’oscurità:
il triste sorriso di Veio.

Osservo strade congiungersi
e labirinti spalancarsi
punti cardinali unirsi.

Canali di acque aride
trasportano ombre mortali:
i figli degli dei caduti.

Al mio fianco l’Angelo rosso
parla di profezie compiute
e di palmi insanguinati.

Penso ai segreti della terra
ai culti sepolti dal tempo
e agli umani ignari.

Una porta richiama l’altra
nel viaggio interminabile
tra i guardiani e le spie.

Il mio respiro è la chiave
per aprire agli spiriti
lo spiraglio verso il cielo.

* “Tomba” nell’antica lingua etrusca.

giovedì 8 dicembre 2011

Full of woe
















Forse una delle ultime sere fra queste quattro mura foderate di libri polverosi e pagine scritte. Quanta vita è passata in questa manciata di metri quadrati, quanta della mia vita. Quante note e quante parole. Quanto dolore. E forse è il riemergere di questo dolore che stasera mi fa sentire così vicino a questo luogo. Come fosse un organo del mio corpo di cui non posso fare a meno. Ogni volta che precipito. Come stasera. Le solite frasi dette dalle solite persone. Le stesse che dovrebbero amarmi come nessun altro al mondo e che invece continuano a ferirmi in modo interminabile. E terribilmente inconsapevole. Accecate forse dalla superbia e dal disprezzo verso chi vorrebbero vedere uguale a se stesse. Ma che vedono così immensamente diverso. E così qui di nuovo cerco di affogare i pensieri mediocri che galleggiano sulla superficie della mia anima stanca. Sono ancora quel ragazzino adolescente immerso nel buio e nella musica? Non ho davvero imparato nulla in tutto questo tempo? Sono sempre allo stesso punto? Ci sono cose a cui non ci si abitua mai. Che non siamo in grado di imparare. Ci sono ferite che non guariscono mai. Possono soltanto essere riempite di sale dalle stesse mani di sempre. Il sonnifero scivola dolciastro nella gola. E pian piano mi toglie la consapevolezza del fallimento perenne dei miei giorni, della incapacità di cambiare davvero e di debellare i miei demoni. Vorrei fuggire lontano. In fondo è l’unica cosa che ho sempre desiderato. “I'll go to London there's a mate of mine I know she'll give me a place full of woe and further to go”.

Le parti in inglese sono tratte da “The Chalet line” by Belle and Sebastian

martedì 6 dicembre 2011

To study the Moon
















I’m starting to study the Moon
Her waning and watching in the blue
Even if I’m closed in my room
Her power is teaching some truth

And all I that I can ask
Is something to understand
About her

So I am the cliff I’m the tide
The stag jumping over the flood
The wind and the tear of the sun
The hawk and the flower just cut

And I’m the fiery God
With the spear to protect
Always her

But I feel I am a crumble
Versus her immensity
And it’s not enough a candle
To pray for her purity
She’s the mother of the life
In her womb I want to die

The salmon in the water swims
Approaching of the bards the hill
While the boar is hidden in the wood
And trying to discern the Moon

And I am looking too
The lamp of all the poor
You, Moon

But I feel I am a crumble
Versus her immensity
And it’s not enough a candle
To pray for her purity
She’s the mother of the life
In her womb I want to die

lunedì 21 novembre 2011

Only a dark cocoon












Con la testa rovesciata sul letto osservo attonito il mortale peccato delle stelle. Così arrendevoli nel concedersi alla nebbia. E annuso questa noia preziosa donata dal nulla che bussa alla mia finestra. Ora che la nebbia è tornata sento la necessità di rendere i miei pensieri ovattati e incerti. Di rimandare ogni contingenza per vivere anche io nell’oblio dei contorni. La nebbia è un demone strano che invita a nascondersi. A rimanere in silenzio rannicchiati dentro se stessi. In attesa di un nuovo Dio. Di un nuovo sole che rischiari le strade dell’anima. Mi sento in un bozzolo scuro in questo momento. Ma aspetto nuove ali per volare via. "Only a dark cocoon before I get my gorgeous wings and fly away”. Dentro la stanza, sul mio tavolo i soliti fogli pieni di parole. Mai completati. Perché non si può concludere la vita prima della sua fine. E una candela accesa. Una scintilla di luce in mezzo al mare oleoso della nebbia. Che presto spegnerò per potere amare il buio. È così bello in questi momenti non aspettare nessuno e non avere nulla da dire. E la vita sembra solamente un sogno. “I'm gonna blow this damn candle out. I don't want Nobody comin' over to my table. I got nothing to talk to anybody about. All good dreamers pass this way some day”.

Le parti in inglese sono tratte da “The last time I saw Richard” di Joni Mitchell
L’immagine è “Cocoon Fog” di Donna Crosby

giovedì 10 novembre 2011

It's the beginning of a new age













Respiro osservando gli alberi inzuppati di cielo. Un solo respiro. Profondo. Fino all’estremo alveolo del mio essere. Per un istante mi sembra tutto perfetto. Al di sopra di ogni immensa imperfezione che frantuma la mia vita. La collina sopra la casa. La sensazione di freschezza della luna quasi piena nel cielo ancora chiaro. Il rombo lontano della zona industriale. E mi pare di percepire la mia posizione sulla superficie della terra. Sento al di là dell’Appennino le acque del Mediterraneo attendere impazienti l’inverno, ormai non lontano. E io che parte ho in questo divenire? Io con le mie giornate affaticate dai pensieri. Con i miei occhi stanchi. Con le mie mani incapaci di stringere forte. E con la mia malinconia così invasiva. Forse la risposta non tarderà ad arrivare. Un nuovo scenario si sta aprendo. Per me e per il mondo. Non so perché ma ne sono certo. E basterà volgere di nuovo lo sguardo verso il cielo, per capire. “It's the beginning of a new age, it's the beginning of a new age, it's a new age”.

Le parti in inglese sono tratte da “New age” by Lou Reed

domenica 6 novembre 2011

Velluto



Ti ho visto ancora
cento e cento volte
sgattaiolare muta
velluto incantato
tra le pieghe dei sogni
ospite inatteso
desiderio bambino.

La mia vita si muove
sotto l’attento sguardo
dei tuoi occhi lunari
tra le fasi crescenti
e quelle decrescenti
del mio dolce bisogno
di ritornare a te.

venerdì 4 novembre 2011

Three apples












With this cloudy sky October finishes
And the apple tree my soul can nourish
I see three apples falling on the soil
One disappears in the Otherworld

A sweet song inside my head is bearing
May be fairies behind fog are singing
The power is always to believe
Though it seems often just a gift

I’m ready to fly in the sky
While the new year rises in the night
Now that the time has no more value
And the pain balances the pleasure
My body is the mask of my soul

So let me break the laws of the life
So often tied with the ropes and blind
The frost is not far to come
The wood is ready to warm the heart
A new cycle is starting here again

I guess silent company is here
Hope there is the one I would have near
The food is also holy if it’s shared
And today offered back to the Land

What I wait for me in the new year
Is to understand really my fears
To create joy over sacrifice
To be a new man but with the same eyes

I’m ready to fly in the sky
While the new year rises in the night
Now that the time has no more value
And the pain balances the pleasure
My body is the mask of my soul

So let me break the laws of the life
So often tied with the ropes and blind
The frost is not far to come
The wood is ready to warm the heart
A new cycle is starting here again

With this cloudy sunset year is finished
My aim is again to extend my limits
Between the silence of all the spirits
And all the rumors inside which I live

31 ottobre – 1 novembre 2011: Samhain night
Nella foto: tramonto dalla cima della Torre di Lavacchio (Pavullo nel Frignano – Mo) 31/10/2011

giovedì 3 novembre 2011

Istinto d’eternità


 

Sottile e sacro il confine
fra il dolore e il sorriso
come fra la nebbia e il sole
in questa giornata indecisa

Voglio credere che il passato
sia un mondo di nuvole bianche
che su di noi aleggia inconscio
con ricordi sparsi nella luce

Qui la preghiera diviene pietra
per sussurrare alla montagna:
il nostro istinto d’eternità
frustrato dal silenzio del tempo

2 novembre 2011

domenica 30 ottobre 2011

Rituale d’autunno












Respiri del sole strisciano
tra i tronchi bruni dei tigli.

Cenere plumbea dei pensieri
invade l’aria del meriggio.

Vento benedice i campi
stupiti di fine ottobre.

E nel calore dei ricordi
immergo l’anima fragile:
il cielo obliquo tra i vetri
l’aroma dolce di castagne
il fuoco sottile che piange
la mancanza del suo angelo.

Il tuo rituale d’autunno
continua a vivere in me.

martedì 25 ottobre 2011

Lucy












What about Lucy Lucy Lucy
Our ancestral mother mother mother
She could look at the sky with a new kind of eyes
And in the virgin nights she could always lit fires

She’s the symbol of beauty beauty beauty
In its original so pure meaning
She could read in the stars the destiny of world
And the wind through the trees for her sang the first song

Into me I will read
To find traces that she
Could have left in my blood
Like in ever human

The beginning of us
In the deep Africa
Today seems to be here
Into my mind so deep

As Lucy’s speaking to me


We all are sons of Lucy Lucy Lucy
After millions of deaths lives floating
May be we have only forgotten the sky
Abandoning the stars for the artificial light

Into me I will read
To find traces that she
Could have left in my blood
Like in ever human

The beginning of us
In the deep Africa
Today seems to be here
Into my mind so deep

As Lucy’s speaking to me

venerdì 21 ottobre 2011

Sea of prayers












Total empty travel
No trace of inspiration in my head
My will is of butter
And I’ve no part of me to ask an help

And I wish I’ve never chosen to leave
And I feel there is no place for me
Though this is the city I love the most
I don’t feel right

Witness of my decay
I feel powerless in front of time
I’m the waste of the clay
Thrown away by an old playful God

And wherever I will go I will be
The melting pot of my lacks
Until to I will learn that we live only
In our inner place

So let me sail, so let me sail
Over the sea of prayers
Where the men and the women are just spirits

There I’ll be flame, by sky made
Without need of a grave
Cause I’ve nothing to leave but my words

Around there’s all the beauty of the world, screaming out to our souls

No retain to admit
May be I was changed in the last years
And what I believe
Now is every day more confused

But sometimes the sky changing in the autumn
And the wind caressing Regent’s Park
Seem suggest I can always revive
Just hoping for a while

So let me sail, so let me sail
Over the sea of prayers
Where the men and the women are just spirits

There I’ll be flame, by sky made
Without need of a grave
Cause I’ve nothing to leave but my words

Around there’s all the beauty of the world, screaming out to our souls

London (UK) - Saturday, 15th October 2011
In the photo: view of London Town from Primerose Hill (Regent’s Park)

lunedì 10 ottobre 2011

Waning and waxing


What else to say?
Moon is becoming black
And I need some power, to heal, to heal Her

And there’s no blame
Able to change my fate
‘cause it is tattooed over my face

I want to be that sun after the dark
‘cause light is always waning and waxing
To make the embers becoming fire

I want to sip the wine after vineyard
Hear oxygen becoming voice and songs
And see the autumn becoming winter

Stopping to be ashamed for being alive

Is there a way
That doesn’t feel the pain
Through trees and waters blue skies and sunsets?

The way’s the Faith
Forgotten in the lake
That it is drying under the sun

I want to be that sun after the dark
‘cause light is always waning and waxing
To make the embers becoming fire

I want to sip the wine after vineyard
Hear oxygen becoming voice and songs
And see the autumn becoming winter

Stopping to be ashamed for being alive

domenica 9 ottobre 2011

Tori Amos, 7 ottobre 2011, Teatro degli Arcimboldi, Milano











Ho iniziato ad ascoltare Tori quando ancora andavo alle scuole medie sentendo un suo pezzo per caso per radio. Sono passati davvero tanti anni e lei ancora rimane una delle mie più grandi fonti di ispirazione. Nel 2007 sono anche riuscito a dirglielo a Firenze, quando ho avuto la fortuna di incontrarla! Ogni suo nuovo lavoro entra prepotentemente nella mia vita, qualunque cosa io stia facendo e qualsiasi periodo – bello o brutto – io stia passando: lei pare raccontarmi ogni volta ciò di cui ho bisogno e mi dà sempre l’impressione di riuscire a rimettermi in carreggiata se sto sbandando. Insomma, può sembrare sciocco e adolescenziale, ma Tori Amos per me è una persona di famiglia, che pare conoscermi meglio di molta della gente che mi circonda davvero fisicamente. Ed è anche la mia musa, il mio mentore artistico e spirituale. Il suo nuovo lavoro, “Night of hunters” arriva con il suo gusto classico e celtico, in un momento per me di confusione e povertà mistica e poetica e mi sta guarendo lentamente. Avevo bisogno di vederla di persona e venerdì sera a Milano l’ho vista in forma eccezionale! Sul palco solo lei con il suo fido pianoforte Bosendorf e l’altro piano pesato (suonati spesso contemporaneamente); e dietro di lei un quartetto d’archi. Niente di più! Quindi addio band ed elettronica e ritorno al suono puro, quello che tocca direttamente le corde dell’anima, senza effetti speciali di alcun genere. Ha aperto con “Shattering sea” dopo un’introduzione di soli archi. Poi “Graveyard” e inaspettatamente “Suede”: questo pezzo, mai sentito live, ha per me un ruolo fondamentale: da quel pezzo mi è venuta l’idea e l’esigenza di aprire questo blog ormai vari anni fa! Eccezionali le percussioni fatte con gli archi! Poi una “Snow cherries from France” (pezzo non eccezionale ma live suona divinamente) e “Fearlessness” dal nuovo album.. “Senza paura soffia assieme al vento e alzati per salutare il sole”.. un consiglio per un nuovo respiro che cancelli davvero l’accidia quotidiana! Poi il quartetto e ha lasciato Tori sola con il suo piano a compiere un miracolo: “Little earthquakes” dal suo primo album, cantato come se fossero gli anni novanta. È proprio vero che l’ispirazione artistica non sente il peso degli anni, se si sa coltivarla e impedire alla vita di sporcare l’anima che la può accogliere. Con “Sugar” tutti erano sbalorditi dalle acrobazie vocali di Tori e io stesso – dopo tanti suoi concerti – ho pensato fosse particolarmente straordinaria stasera, al di là dell’umano. Poi momento funny con “Mr zebra” e ”Girl disappearing” (pezzo che non mi ha mai trasmesso molto). Grande “Cloud on my tongue” che non mi aspettavo e mi ricorda un inverno di esami universitari di tanti anni fa. “Star whisperer” è uno dei capolavori del nuovo album “Perduto sussurro delle stelle dove sei andato?.. sussurrami il ritorno alla vita”. Solo ora ho saputo che la cover che poi ha suonato era “That's the way I always heard it should be” di Carly Simon: gran pezzo che non conoscevo. Poi b-sides che non si sentono mai come “Never seen blue” e “Frog on my toe”: io credo che ci siano pochi artisti al mondo in grado di spaziare su repertorio così ampio e mai scontato, come lei può. “Cruel” con il quartetto d’archi è stato artisticamente l’apice della serata: credo siano rimasti tutti a bocca aperta. Con “Baker baker”, molto amata dai fan storici, c’è stata quasi un’ovazione, e “Siren” non è stata da meno. Il momento più intimo ed emotivamente coinvolgente per me è stato quello con “Winter” che mi ricorda mia nonna in modo viscerale: vedendo cantare Tori con quel pathos, ho pianto lacrime calde per tutto il pezzo. Poi lei è uscita. È rientrato il quartetto che ha fatto un pezzo da solo (davvero ma davvero bravi!). E lei è tornata con “Carry”, pezzo di chiusura del nuovo album …”Amore stringi le mie mani e aiutami a capire che quelli che ci hanno lasciato non sono andati via ma vanno avanti come stelle che guardano giù..”.. E intanto tutto il pubblico era già sotto il palco! L’ennesima sorpresa da un passato remoto ma vivo e vitale con “Pretty good year”, pezzo straordinario. Quando ha attaccato “Purple people” non credevo alle mie orecchie: per me è come l’avesse suonata solo per me, troppo lungo spiegare perché. La chiusa poteva essere quella con la trasognante “Nautical twilight” ma Tori ha voluto chiudere con un tocco di vitalità e ritmo, una vera e propria festa di saluto: “Big wheel”. A mezzanotte siamo scappati (gli ultimi treni partivano!) mentre esplodevano gli scrosci degli applausi e Tori, con il vestito giallo dal gusto un po’ indù, ringraziava con un bell’inchino. Un ultimo appunto: trovare posti migliori in seconda fila per pura fortuna (o non è stata fortuna??) .. non ha prezzo! Grazie a Tori e agli amici che mi hanno fatto compagnia in questo magnifico rituale di inizio autunno.

domenica 25 settembre 2011

The vineyard in the sunset












Here the way I face autumn
Yellow fields are strange oceans
I’m a fragment of this new world
Silence is my only word

I’ve got an enflamed devotion
Drinking up this good potion
Orbiting around the evening
Waiting for its sacred bless

The vineyard in the sunset
Makes me a refugee
The present of the summer
That makes the winter bleed
And now the sky seems balanced over me

The vineyard in the sunset
A prayer for the bliss
I stop my disempowerment
Sipping this not cold breeze
A version of the Truth may be?

I can see this pure emotion
It’s a perfumed sweet lotion
Not over the skin but the soul
And I feel so grateful

The vineyard in the sunset
Makes me a refugee
The present of the summer
That makes the winter bleed
And now the sky seems balanced over me

The vineyard in the sunset
A prayer for the bliss
I stop my disempowerment
Sipping this not cold breeze
A version of the Truth may be?

martedì 20 settembre 2011

L'ovest del vento












Un benvenuto di candela rossa
che preservi il fuoco delle vene
nella cruda oscurità che giunge.

Autunno, ultimo fiato dell’anno
amante confuso della mia anima
ancora amo l’ovest del tuo vento?

Stringo nelle mie mani le briciole
il nuovo pane, memoria del tempo
frutto di rinunce e sacra forza.

Buon equinozio, buon autunno, buon Alban Elfed (termine gaelico per questa celebrazione, significa “la nascita delle acque”).

mercoledì 14 settembre 2011

Mòfet *

















Luna anticipa
il fuoco rosso dell’autunno
e rende opaca
la malinconia delle stelle
sacrale vanità
colonna dorsale del cosmo

Cammino di punta
con piedi fradici di fede
sentieri scoscesi
di tensione neoplatonica
verso l’infinito
il respiro del Dio dei padri

Lascio la zavorra
melmoso pianto quotidiano
ascolto il sole
liturgia cosmica di luce
linguaggio di carne
caduto sul mio volto nuovo

* “Presagio” in ebraico

mercoledì 7 settembre 2011

September means blood
















September means blood* becoming strength
And keeping the few love with both the hands
‘cause everything is difficult and full of obstacles
I’d need a good recovery but I have to hold on

September it is all I am feared of
It is my trembling bones, my head of thoughts
I know that many things are going to happen in this month
I collect my efforts and all the prayers I have told

So let me try again to breath
To discover new energy
Somewhere inside to me

So make me substitute myself
With a new kind of man
Who can face every challenge

September’s the sun becoming gold
Before starting oh again to fall
There’s nothing of eternal and this summer is dying
Together with the hope of feeling well for a while

So let me try again to breath
To discover new energy
Somewhere inside to me

So make me substitute myself
With a new kind of man
Who can face every challenge

* La Luna del Sangue è la settima luna dell'anno, il suo inizio si colloca sempre nel mese di Settembre per proseguire nel mese di Ottobre. La Luna del Sangue è nota con questo nome in quanto dedicata al sacrificio animale dovuto dalla caccia. In questo periodo si onorava la loro caduta, il loro sangue versato e li si ringraziava per il cibo che davano.

mercoledì 31 agosto 2011

Shemà *












Nel crepuscolo sfinito
agosto si spegne in silenzio.

Ascolto il lamento sommesso
delle zolle assetate nei campi
e il pianto misterioso
della mia anima sola
in cerca di un Dio nascosto.

E già l’autunno sussurra
tra i cespugli custodi del tempo.

* in ebraico שמע = “Ascolto”

giovedì 25 agosto 2011

Boy of clay


What about the sea?
What is it for me?
A metaphor of future
Where all the dreams can sink

In its immortal flowing
I can see the life
That it is here today
But can leave me tomorrow

For me just a day
To live in the prayer
Of my sad adolescence
Being a boy of clay

I transform my face
Myself I create
As the one I wondered
To be along my way

What’s this vanity
I see around me
People think their bodies
Get immortality

I take all the gifts
God has given me
And I throw them in the sea
So I can see me.. really

For me just a day
To live in the prayer
Of my sad adolescence
Being a boy of clay

I transform my face
Myself I create
As the one I wondered
To be along my way

What about the sea?
What is it for me?
It’s a way to accept that
I can be only me

domenica 21 agosto 2011

The eleventh prime number












Watching at the wood
After twelve years
I have to admit
Truth is not here, oh is not here

I have lived that truth
For some bright old years
But now that I’m growth
I am in fear, yes I’m in fear

Realization, it is what I am missing more
The information, to complete the puzzle of my world
My creation, is full of great misunderstood
Situation, has to change of this I am sure

‘cause there’s no time to lose
Into this maze of truths
I’ve no similitude
Able to explain my mood


Watching at the moon
While August is full
I can have a sip
Of the divine absolute

And I change my face
In this night so strange
31’s my age
The eleventh prime number

Realization, it is what I am missing more
The information, to complete the puzzle of my world
My creation, is full of great misunderstood
Situation, has to change of this I am sure

‘cause there’s no time to lose
Into this maze of truths
I’ve no similitude
Able to explain my mood


19th August 2011 – my 31st Birthday

mercoledì 17 agosto 2011

Phoenix flight












Too much light, too much light
I see here, over me
And the sky seems to oblige
Me to feel a new beat

‘cause what I need is to revive in the light
The summer is my own phoenix flight

Need of rain, need to cry
Sun is drying the Land
Affiliation to life
Is what we need to have

I’m blazing brightly just ‘cause I’m alive
There’s no necessity to keep the fight

So stop to the autumn
Already behind
The shadows of the trees that are long and tight

The inner devotion
Has to find the time
To conquer the power to transform my life

‘cause now I’m the miniature of my old light

Say what is that you see
Watching your hands so clean
Everything that you leave
Is lost possibility

And God is not a time machine to arrive
In all the moments you thought it was right

So stop to the autumn
Already behind
The shadows of the trees that are long and tight

The inner devotion
Has to find the time
To conquer the power to transform my life

‘cause now I’m the miniature of my old light

Too much light, too much light
But it’s right, yes it’s right

giovedì 11 agosto 2011

A falling star








Solo una stella. Un piccolo apostrofo di luce nel cielo del nord. Un istante decimale nell’eterno moto dell’universo. Io e te sdraiati sotto il campanile bruno. Sulla cima di questa collina obliqua. Quasi capovolti. E in attesa. Non ti pare di essere qui da sempre? Come se tu non fossi mai andata via. E io non fossi arrivato soltanto ora. In dieci anni le nostre vite sono cambiate così tanto. I nostri visi non sono più gli stessi, ma i nostri occhi non sono mutati. E siamo ancora insieme, ogni anno in modo differente. Ma sempre noi. Mi dispiace tu non abbia visto quell’unica striminzita stella solcare qualche grado dell’infinito cielo. Ma so quale desiderio avresti espresso. Ho chiesto anche per te la stessa cosa. Una stella può valere per due persone? “They tried to catch a falling star, thinking that she had gone too far. She did but kept it hidden well until she cracked and then she fell”.

San Lorenzo 2011
Le parti in inglese sono tratte da "Northern Star" di Melanie Jayne Chisholm

mercoledì 10 agosto 2011

Lùgh












Nel punto in cui il sole trabocca
e il cielo diluisce la terra
la luce santa del futuro tocca
la mia mente che nello spazio erra.
Lùgh splendente sussurra con la bocca
il segreto che nella mano serra:
nel nuovo raccolto il senso nuovo
del divenire ogni giorno uomo.

E dentro l’acqua immergo la vita
per plasmare la preghiera più pura
che col coraggio sostiene la sfida,
che ogni giorno appaga l’arsura
nata da questa continua salita
verso una meta d’incerta natura:
ecco il destino dei discendenti
di antichi dei e di combattenti.

Saggio dei frutti il nuovo sapore
dalla vetta incantata del mondo
e nel respiro ricerco l’ardore
che in questo fascio di grano biondo
canta con forza la virtù del sole
l’eternità in un solo secondo:
e se sottoterra tumulo fiori
sento nel vento d’autunno gl’odori.

* Il Dio celtico del sole da cui prende il nome la festa celtica del raccolto “Lughnasadh”(1° agosto).
Nell’immagine la spettacolare “Man an Toll” (pietra perforata) a Morvah (ovest Cornovaglia).

giovedì 4 agosto 2011

Franco Battiato, 28 Luglio 2011, Piazza Roma – Modena











Un Battiato straordinario ha illuminato di arte una Piazza Roma stracolma a Modena il 28 luglio. È la terza volta che vedo il grande poeta e cantautore dal vivo, ma certamente è stata la volta che ho apprezzato di più. Perché il maestro ha mostrato davvero tutte le sue vocazioni e sfaccettature: da quella danzereccia e giovanile, a quella meditativa e filosofica; da quella ironica e ardita, a quella emotiva e trasognante… il tutto con una qualità musicale altissima, classica e sperimentale allo stesso tempo. Iniziamo con la splendida scaletta: 29 pezzi per 2 ore di musica eccezionale:

 
1. Up patriots to arms
2. Auto Da Fé
3. No time no space
4. Un’altra vita
5. Tra sesso e castità
6. Il cammino interminabile
7. Il Ballo Del Potere
8. Shock in my town
9. Inneres Auge
10. Gli uccelli
11. Segnali di vita
12. J’entends siffler le train
13. La canzone dei vecchi amanti (la chanson des amants)
14. Povera patria
15. Prospettiva Nevsky
16. Le aquile
17. La cura
18. I treni di Tozeur
19. La stagione dell’amore
20. L’era del cinghiale bianco
21. Voglio vederti danzare
22. Summer On A Solitary Beach
23. Cuccurucucu
24. Magic Shop

1’st encore
25. L’animale
26. E ti vengo a cercare

2’nd encore
27. L’addio
28. Stranizza D'Amuri
29. Centro di gravità permanente

Il maestro ha attaccato con il pezzo che dà il nome al tour “Up patriot sto arms”: un pezzo non recente ma assolutamente attuale a mio parere, che ha subito dato la parola chiave per interpretare tutto il concerto: rock! Dietro un Battiato assolutamente disinvolto, musicisti davvero dotati: pianoforte, tastiera e suoni, basso, chitarra, batteria e quartetto d’archi (3 violini e una viola). Già al secondo pezzo “Auto Da Fè” il pubblico era pronto a ballare. Va detto che la partecipazione del pubblico è stata straordinaria durante tutto il concerto. Poi pezzi splendidi uno dopo l’altro: la raffinata e affascinante “No time no space” da “Mondi lontanissimi” che trasmette un’idea splendidamente eterea della realtà; “Un’altra vita” che partendo dall’intimo racconto del quotidiano insegna come a volte si deve davvero cambiare la propria vita per stare davvero meglio; “Tra sesso e castità”, un pezzo che ho sempre adorato: parla di rimpianti e dell’eterna lotta fra la purezza mistica e il bisogno umano di piacere emotivo e sessuale; “Il cammino interminabile” in cui si affronta l’innegabile rapporto che lega corpo, mente e spirito in tutto il percorso umano… Osservare Battiato sul palco è straordinario perché oltre a cantare, fa contemporaneamente il “direttore d’orchestra” dei suoi musicisti, agitando le mani e facendo segni sfuggenti. Poi “Shock in my town” che ha sempre una potenza incredibile con i suoi suoni potenti e decisi! Per questo tour è stata scelta una coreografia molto semplice ma efficace: 8 specchi opachi posti dietro il palco su cui si riflettono i diversi colori delle luci. Momento topico con “Inneres Auge” in cui Battiato osa criticare le opinabili pratiche della classe politica dirigente attuale, ottenendo una vera propria ovazione! Dopo la filosofia pura di “segnali di vita” (il tempo cambia molte cose nella vita…), ecco uno dei momenti più intimi del concerto: la raffinata canzone francese “J’entends siffler le train”seguita da “La canzone dei vecchi amanti” (cantata metà in francese e metà in italiano). E poi “Povera patria” che per me rimane uno dei pezzi più belli mai scritti sul nostro paese perché, pur nella sua amarezza estrema, dà ancora una sottile speranza per cui vale la pena lottare: nei 150 anni dall’Unità, questo pezzo ha ancora più valore e penso che il pubblico di Modena abbia ben compreso ciò. Un breve appunto sul look del maestro: è sempre uguale ma sempre elegante ed attuale; sul palco lui mi ricorda un viaggiatore inglese in giro per le colonie britanniche dell’India a inizio ‘900, con doppiopetto e camicia appena visibile sotto la giacca. “Prospettiva Nevsky” è uno dei miei pezzi preferiti: mi ha sempre dato un grande calore, proprio quello che serve per sopravvivere al gelido inverno russo! Poi con “La Cura” ha esordito con un’ironica benedizione a tutto il pubblico, senza paura di scandalizzare qualche ben pensante. E dopo “I treni di Tozeur” non è mancata un’ilare ma sottile polemica sulla gestione della tv pubblica, attraverso il racconto di un vecchio aneddoto. Il concerto si è chiuso con i pezzi più “danzerecci” che hanno portato gran parte del pubblico ad alzarsi in piedi e a correre sotto il palco ballando: “La stagione dell’amore”, “Voglio vederti danzare” e “Cuccurucucu”. E il maestro con “Magic shop” è stato anche in grado di prendersi in giro “C'è chi parte con un raga della sera e finisce per cantare la Paloma…”. Poi Battiato e i musicisti sono usciti, ma gli applausi scroscianti e i richiami di ogni tipo (una ragazza dietro di me ha urlato “Dai Franco esci, ci vai dopo a meditare!!”….) hanno “costretto” il maestro a ben 2 encores. Nel primo ci ha donato “E ti vengo a cercare”. Nel secondo una splendida recente ma ben poco conosciuta canzone “L’addio”: la forza nostalgica di questo pezzo poetico è straordinaria. Il tutto si è chiuso con “Centro di gravità permanente”. E io credo che il centro di gravità permanente della musica italiana sia proprio Franco Battiato con la sua arte assoluta!

sabato 23 luglio 2011

I go back to black






















Solo un pensiero per Amy. Solo poche parole bagnate in questa pioggia notturna: il cielo sembra piangere l’ennesima morte di un talento straordinario. La fragilità e la debolezza dell’animo umano, così come il dolore insito nella nostra precaria condizione, non possono essere cancellati nemmeno dalla poesia di una voce meravigliosa come quella di Amy. Dalla forza evidente dei suoi testi. Dalla bellezza umana del suo genio. Quanta sofferenza Amy in quell’esile corpo sotto la montagna dei tuoi capelli! Ho sempre pensato che avresti potuto farcela, contro tutto e tutti, semplicemente grazie all’enorme dono che Dio ti aveva fatto. Purtroppo mi sono sbagliato. Ancora una volta la vita ci insegna che l’arte e l’ispirazione non salvano dal male di vivere. E allora spero che nella tua oscurità, in cui ci avevi detto che saresti ritornata, ci sia la pace che non hai trovato fra noi. Prego che tu possa trovare riposo nel tuo Sheòl*. “And I go back to black, black, black, black, black, black, black..”. Addio Amy.

Amy Winehouse è stata trovata morta nella sua casa di Camden, Londra, oggi pomeriggio.
Le parti in inglese sono tratte da “Back to black” di Amy Winehouse.
* Sheòl è il luogo dei morti nella tradizione ebraica, collocato negli abissi del sottosuolo. Amy era di famiglia ebrea: all'età di soli dieci anni cominciò a cantare e venne descritta come "the little white Jewish Salt 'n' Pepa” (la piccola ebrea bianca che canta come una grande cantante nera).

mercoledì 20 luglio 2011

Qol demamah daqqa *












Elia hai percorso secoli
di buio e di luce sparsi
mentre il futuro predetto
s’avvera nel dolore puro
del figlio deluso dell'uomo.

Sulla luna che cresce lenta
nel cielo plumbeo del nord est
scorgo ancora i tuoi occhi
dischiusi in meditazione:
voce di silenzio svuotato.

Tu che sei asceso nel sole
fra nubi infuocate di Dio
rammenta al mondo dormiente
la potenza creatrice
dell’abbandono ascetico.

20 luglio - Sant'Elia Profeta – Elia, il cui nome significa "Jhwh è Dio" è il più grande profeta dell’antico testamento.
* in ebraico "voce di silenzio svuotato"; bellissima espressione per indicare la profonda esperienza di estasi mistica vissuta da Elia sul Monte Oreb.
Nella foto: grotta naturale sulle rive nord del Lago di Tiberiade, in Galilea.

lunedì 18 luglio 2011

Irony











What is the irony?
My face on the mirror
Oh it seems just smiling
But I’m almost crying

The secret of irony
Is to change everything
Even a nightmare
Can become a sweet dream

Looking at the sky
Through the branches of trees

Stopping to analyze
I am starting to think

That if some god exists
It has to be a jester
And this life is a trick
Made to mock the universe

So let’s us laughing
Over the dying
Over the sleepless
Nights we are living

So believe nothing
Can destroy irony
Or we are all puppets
In the hands of destiny

Looking at the sky
Through the branches of trees
Stopping to analyze
I am starting to think

That if some god exists
It has to be a jester
And this life is a trick
Made to mock the universe

giovedì 14 luglio 2011

Ghiùr *
















Gli anni non modificano
la perfezione del tuo viso
né il desiderio porpora
di raggiungerti un istante
di assomigliarti ancora
d’intravedere i tuoi occhi
nel blu profondo dello specchio.

In queste notti immobili
dal cielo di ambra fossile
sul crinale sottilissimo
che slega un giorno dall’altro
i miei sogni si smarriscono
nel labirinto di smeraldo
dei tuoi sguardi enigmatici.

E tra i prati onirici
intuisco la tua essenza:
la bellezza inconsolata
non conosce alcuna pace
né redenzione secolare.
(Nessuna nuova conversione
t’attende nel mondo futuro).

* Ghiùr = “conversione” in ebraico; nell’uso comune del termine il ghiùr sarebbe la procedura al termine della quale un non ebreo diventa ebreo. Al convertito non è chiesto di sapere tutto, ma semplicemente di non rifiutare nulla. Secondo la Mishnà ebraica "Ciascun membro di Israel ha parte nel mondo futuro": ciò significa che Israel è colui per il quale la parte presente proviene da un mondo ancora a venire. Non è il passato che ci crea, bensì il futuro (è questa l'eternità di Israel). Chi dimentica ciò è perduto. / Nell’immagine “Uomo allo specchio” di Magritte.

sabato 9 luglio 2011

Bahàl *


In queste notti in cui la luna
abbandona il cielo d’avorio
prima che arrivi mezzanotte
dileguandosi a sud ovest

non ci rimane che appendere
la nostra giovinezza stanca
ai fari fiochi delle auto
e alle lunghe ore orfane

per scorrazzare senza meta
tra i meandri profumati
di questa pianura sconfinata
innamorata dell’estate.

(E l’amore è dappertutto
nei corpi di seta delle ragazze
e negli occhi muti dei ragazzi
tra i campi immersi nelle stelle)

* “Smarrirsi” in ebraico
Nella foto: Reggio Emilia by night

domenica 3 luglio 2011

With the feet put into the waters


This is what I need to know
All the prophets are singing the same song
Is there something else to call?
Over the lake silence is total
And I can only pray

What about these ancient words
From Jerusalem or anywhere else
No I can’t understand all
But I am along the path of wisdom
And I can only walk

Yes I’ve got the fire
A flame from my ancient soul
‘cause I am a creature
And a creator too

But it is so hard
In the ordinary life
To put wisdom higher
Than everything else

So we read this sacred book
With the feet put into the waters
We don’t know if it’s all true
But it seems so pleasant and correct
To share these precious thoughts

And please tell me what you will
Do in front of that situation
No reaction has to be
But something to reach new kind of action
And to keep the control

Yes I’ve got the fire
A flame from my ancient soul
‘cause I am a creature
And a creator too

But it is so hard
In the ordinary life
To put wisdom higher
Than everything else

Lago di Garlate (Lc) - 1° Luglio 2011

martedì 28 giugno 2011

Sacàr *

Ogni cosa si paga
ogni piccolo gesto
ogni sorriso ingenuo
ogni serata leggera di vento
ogni carezza del cielo sull'anima.

Il ciclo cieco del tempo
non bada ai cuori tristi
né alle squallide vite
degli umani impauriti
dalla speranza inconfessata
di un Dio incombente.

Solo la ricerca spietata
dell'equilibrio nascosto
è argine verso il nulla:
il sacro bilanciamento
dello spreco con la gnosi
del debito con la ricompensa
del pianto con la consolazione.

Il candeliere antico
della mia colonna vertebrale
si muove all'unisono
con l'asse terrestre
la mia mente come fiamma accesa
che punta al centro del cosmo.

* In ebraico “ricompensa”

sabato 25 giugno 2011

Ahàv *


A voi che piantate questa vigna dolce
sul pendio scosceso del futuro
e guardate il sole negli occhi
come il cielo impavido di giugno

Per voi ch’avete saputo attendere
che il grano divenisse oro
sciogliendo i chicchi di grandine
col calore delle mani strette

A voi ch’avete impiegato i giorni
come un telaio pitagorico
per trasformare sogni iridescenti
in sorrisi di occhi e di labbra

In voi la coerenza prospettica
del futuro prossimo atteso
che vi guida come stella polare
nel naufragio perenne della vita

In voi la forza benedetta
del quotidiano ritrovarsi
nel nido del vostro abbraccio
come rondini tornate in Africa
fuggite dal cieco inverno russo.

* In ebraico “Amare”.
25 giugno 2011
Auguri a Marco ed Emanuela per il loro matrimonio.

martedì 21 giugno 2011

Ka'eetz *













Mi abbraccerai ancora
con le tue nuvole sante
gomitoli arrotolati sul sole
incandescente per la vita
resuscitata?

Mi asciugherai ancora
col vento tuo aromatico
che fugge dalla morte fredda
e incontra i miei occhi bui
ancora umidi?

Mi proteggerai ancora
dalle bombe rampicanti
che strozzano i miei sogni
distesi su campi appuntiti
di paglia gialla?

* “Estate" in ebraico
Buona nuova estate

domenica 19 giugno 2011

Invent a prayer


I really don’t know what
Is going on to fall
From the sky of the summer

My life seems a sad plot
Am I becoming old?
Will I lose all my power?

The wind is knocking weaker
Than the years before
It doesn’t lift a feather
Against my sacred door

Why not to try
To keep the silence of the soul?
Burning the time
Inside bonfires lit by ghosts?

‘cause there’s no true reason to cry
‘cause there’s a million ways to play
To invent a prayer

Love me only if you want
We don’t need any word
It is enough the fire

Don’t be a slave of God
But be its bitter son
That speaks only with the breath

‘Cause there’s no biggest strength
Than the life itself
From the birth to the end
We can be who we bet

Why not to try
To keep the silence of the soul?
Burning the time
Inside bonfires lit by ghosts?

‘cause there’s no true reason to cry
‘cause there’s a million ways to play
To invent a prayer

venerdì 17 giugno 2011

Mosa *


In questa pianura belga
ondulata di luci
e di ombre umide
la babele delle parole
confonde il mio giorno

La luce non sembra cedere
il tempo alla notte
che si raggomitola timida
nel più remoto angolo
dei miei sogni stanchi

E stendo la mia pelle
sul bordo della Mosa
le acque scure cingono
il mio futuro incerto
e lo conducono solo
verso un nord muto

* Il fiume che attraversa la citta’ di Liège in Belgio
Liège, Belgio, 16 Giugno 2011

sabato 11 giugno 2011

Out of the depths


I tuoi ultimi anni sono state come le schegge della Croce Santa nelle tue mani stanche: ti ho immaginato tentare di risalirne il tronco principale, nel tentativo di raggiungere una cima ideale, sperata, dove porre fine al tuo immenso dolore e alla sconfinata solitudine. Eppure mi ricordo con gioia immensa le estati belle trascorse sulla panchina di quercia, accanto alla tua casa sul limitare del bosco. Sento ancora il palpitare del mio cuore adolescente e il crepitio del sale sulla mia mente vergine, ansiosa di apprendere ogni cosa su quelle valli che mi apparivano fatate. Ricordo ancora la tua voce e i tuoi racconti: spero di non perderli mai nei labirinti grigi della memoria e spero arriverà il giorno in cui potrò donarli anche io. Ma ora rimbalzo nei ricordi e nel dolore: il tuo dolore, quello della solitudine e della paura del futuro; quello della ferita incolmabile per non essere mai stata mamma come avresti tanto voluto. Il dolore è stata sempre la tua ombra, anche sotto il sole più alto. Io pensavo di capirti e forse è stato davvero così. Poi sono cresciuto e il dolore ha colpito con forza anche la mia vita. E non ti ho sentito vicina in quei momenti neri di ossidiana. Così è iniziato il distacco degli ultimi anni. La decadenza e la lontananza. Che ora vivo con tutto l’umano rimorso di cui un uomo può essere capace. Avrei voluto esserci ma qualcosa mi teneva lontano. Sapevo che la tua sofferenza stava diventando più grande del cielo e che te ne oscurava la vista. Sapevo che il dolore stava intaccando anche il tuo corpo non più giovane. E tentai di allungarti una mano. Ma già mi pareva si fosse innalzato un muro fra di noi. Di cui non comprendevo l’origine. E mi sono sentito abbandonato. E ti ho abbandonato. Ho seguito il declino costante delle tua vita da lontano. Come una vedetta su un faro che osserva da riva il naufragio di una nave. Senza fare nulla. Mi chiedo se tu abbia pensato, negli ultimi mesi, a me. Se tu abbia vissuto con dolore il mio abbandono. Se ti sia chiesta il perché o se tu abbia avuto ben presente il motivo. Io ho cercato di seppellire il rimorso fino alla fine. Finché ho saputo che ce l’avevi fatta. Il dolore era finalmente finito. E il mio rimorso è esploso nel dolore acuto della perdita. Ora che ti ho visto addormentata nel tuo ultimo sonno e mi sei sembrata così serena sul tuo volto diamantino, voglio credere che abbia trovato la tua dimensione. Voglio credere tu abbia raggiunto uno Sheòl * di pace e di spiriti buoni. Voglio credere che questa tua morte sia riemergere dalle profondità del dolore. A me non rimane che lasciarmi morire in bocca una preghiera e augurarti un buon viaggio. “Out of the depths I cry to you oh Lord, don’t let my cries for mercy be ignored.. And I’m wondering will you ever get yourself free. Is it bad to think you might like help from me?”. Se mai potrai perdonare la mia assenza, vorrei che tu sapessi che tutto quello che mi hai lasciato nel cuore e nella mente, non sarà solamente spreco sotto il sole. Se il salario dei morti è il ricordo dei vivi **, tu sarai ricompensata. Addio Vilma. (7 giugno 2011).

* Sheòl in ebraico è “Il luogo dei morti”, collocato negli abissi del sottosuolo. La stessa parola, con la medesima grafia, in gaelico significa “Navigare/Veleggiare”.
** “Kohèlet” 9.5
Le parti in inglese sono tratte da “Out of the depths” di Sinead O’Connor.

venerdì 27 maggio 2011

Amàl



Al di là del nulla
scorgo il profilo
del mio viso inerme
invecchiato e caduco
come l’autunno
di fine novembre.

Questa corsa cieca
è lotta inutile:
la vita come vento
scivola fra le dita strette
delle mani stanche
di restare chiuse.

* In ebraico “affanno”(ma in arabo, senza l’accento sulla seconda a, vuol dire “speranza”!): è la dissipazione dell’energia impiegata in un’opera, che lascia con il fiato corto. Quasi sempre questa energia altro non è che “Hèvel” (spreco).

giovedì 19 maggio 2011

Nèfel *


In questa notte di luna colma
di miracoli inespressi
le nuvole sono i miei sogni
evaporati e tristi
come suore gravide
in attesa di aborto.

17 Maggio 2011

* “ Nèfel” = aborto, dal verbo “nafàl” = cadere. È ciò che cade ancora informe dal grembo, come un frutto staccatosi verde.

lunedì 16 maggio 2011

My bread



I can sit
Here on the water
Like the sun
Before going

Then come back
As a father
To create
A new tomorrow

And no matter if I have used
Myself to arrive this point

So I will throw away my bread
On the surface of the waters
Knowing that first or then
It will be back *

I don’t know what I deserve
Or what it is right to lose
Everything that I’ll accept
Can become gold


I can teach
Here by the seaside
A new beat
To my mind

It’s the real
Sacred rhythm
Of something
Not yet learned

We can wait for the mermaids
Starting to cry by midnight

So I will throw away my bread
On the surface of the waters
Knowing that first or then
It will be back *

I don’t know what I deserve
Or what it is right to lose
Everything that I’ll accept
Can become gold


Isola d’Elba – 14 Maggio 2011
* “Khoèlet” 11.1