domenica 29 giugno 2008

Impressioni


L’ultimo sole
riflessi di diamante
pensieri silenziosi
sopra le acque

Raccolgo voci
colori errabondi
e dolci impressioni
di semplicità

giovedì 26 giugno 2008

Looks like mornin' in your eyes


Ci siamo incontrati esattamente nello stesso luogo di due anni fa. Sul laghetto verde, nel cuore dei Giardini Margherita. Allora il primo tepore della primavera ci invogliava a camminare e a sorridere, come quando si crede di essere fuori da un brutto periodo. Ora invece l’estate è appena iniziata e l’afa inizia ad invadere Bologna con la sua immancabile presenza. E noi due siamo di nuovo qui. Diversi ma siamo qui. Ricordi cosa mi dicevi due anni fa? Mi parlavi di insicurezza e di indecisione. Avevi paura di innamorarti di nuovo per soffrire come già avevi patito. Ma mi parlavi di lui, della sua presenza così discreta ma così forte. E ne parlavi con occhi raggianti. E io che cercavo di immaginare come potesse essere un amore che ti dà certezze anziché paure. E tu che poco dopo quella passeggiata ti sei buttata nella tua nuova storia. E sei diventata sempre più sicura di lui. E di te. Ora che di tempo ne è passato, ma non poi così tanto se ci pensi, ti guardo nei tuoi occhi verdi e sei radiosa. Guardare il tuo viso sotto il sole di giugno mi commuove quasi quanto guardare lui, il tuo cucciolo, che vedo per la prima volta. Un cucciolo di sole due settimane che mi osserva con gli occhi socchiusi immerso fra i tessuti bianchi. Il tuo bambino. Che starebbe tutto sul mio avambraccio se superassi il timore che ho di prenderlo in braccio. Ma non lo faccio, non mi sento degno di farlo. Non in questo momento, in cui sono così bravo a mandare in pezzi tutto quello che c’è nella mia vita. Lascio che solamente tu e il sole possiate abbracciarlo. Solo voi due, che mi sembrate una cosa sola oggi pomeriggio. “Sunrise, sunrise, looks like mornin' in your eyes”. Eppure con il tatto mi piace percepirne la moribidezza della pelle.. e guarda, riesco a stringere tutto il suo braccino toccando l’indice col pollice. Sembra così immensamente indifeso, eppure sento già in lui la tua forza. E quella del tuo amore. La sento così forte dentro che quasi tremo. E tu te ne accorgi subito. E mi chiedi se mi sento bene. E mi dici che sono dimagrito ancora. Anche se è vero, oggi vorrei essere radioso anche io, in onore del tuo essere diventata mamma. E ti dico che sto benissimo e che sono davvero contento di vedervi e di conoscerlo. Sì. Davvero tanto. Non sai quanto. È una sorpresa sentire questa immensa esplosione di gioia dentro. E lo devo a voi sai? Ma tu mi guardi con una tranquillità che solo una madre può avere negli occhi. Solo avendo la consapevolezza di avere un ruolo nella vita e nel mondo si può avere quello sguardo. La vita non ti ha sorpreso, ti ha reso solo più consapevole. “Surprise, surprise. Couldn't find it in your eyes but I'm sure it's written all over my face. Surprise, surprise. Never something I could hide”. Mentre il pomeriggio avanza noi due camminiamo. E io sto dietro al tuo cucciolo e lo spingo come se fosse mio. È qualcosa che non ho mai fatto. E mi provoca una sensazione che non ho mai provato. Un indefinibile senso di lontananza dalla mia vita sterile. Come se non avesse senso struggersi per tutto quello che non va. Come se l’unica cosa importante fosse essere qui ora. Sorrido davvero e non ti accorgi che il mio sorriso è bagnato da una sola lacrima. Una lacrima di cui soltanto io conosco il significato. Usciamo dai Giardini e andiamo verso il centro. Lungo via San Felice la gente ci sorride senza ragione. E c’è anche chi vuole vedere il tuo cucciolo. Mi sento in un’altra dimensione. Mi chiedi di nuovo come sto e se sono uscito dal mio periodo nero. Non ha senso rispondere a una domanda così futile. Il tuo bambino ha fame, che dici forse dovresti allattarlo? Nn so come tu ti possa essere trasformata dalla mia compagna di disavventure in una mamma. È il mistero della vita. Un mistero arcano per me. Da cui mi sento escluso. Ma qui con te mi sembra di ricordare cosa è la vita e capisco che l’amore può portare anche ad essa. Vorrei provare a capire, vorrei tentare di entrare nel mistero con il tuo aiuto. Ma il cucciolo è stanco di girare Bologna con due pazzi come noi. “Couldn't tempt us if it tried 'cause the afternoon's already come and gone”.

Le parti in inglese sono tratte da “Sunrise” by Norah Jones

PS. Soltanto 2 giorni fa ho saputo che un’altra persona speciale diventerà mamma nel nuovo anno. E io dedico a lei queste parole e queste emozioni che mi hanno riempito di gioia…… sperando che passi di qua…. ;-)

martedì 24 giugno 2008

Radiohead, 18 giungo, Milano Arena Civica


Solo oggi ho un secondo per commentare il concerto stupendo a cui ho assistito mercoledì. Non avevo mai visto i Radiohead e devo dire che dal vivo sono impagabili. Arrivo in una Milano abbastanza torrida nel tardo pomeriggio. Era la mia prima volta all'Arena Civica e malauguratamente avevamo preso i biglietti per la tribuna: palco lontanissimo. Sbagliando si impara. A parte questo attendiamo nell’afa che il sole cali, ma ovviamente nel nostro punto dell’arena batte senza sosta, infilandosi fra le fessure dei palazzi fino all’evaporazione di gran parte dei nostri liquidi corporei. Per fortuna inizia la musica e ci distrae. Un gruppo veramente bravo che non conoscevo prima. Sono i Bat 4 Lashes, gruppo di Brighton di rock-pop-alternative. Niente male la voce della cantante che a mio parere ricorda Bjork ma, a detta di un amico che ha già visto l’eccentrica islandese dal vivo, con molta più voce di lei! Di solito vivo con un po’ di insofferenza l’esibizione dei gruppi spalla. Ma questa volta no! Poi arrivano loro, in perfetto orario. Uno dopo l’altro entrano sul palco. Per ultimo il buon Thom, maglia bianca, pantaloncini rossi: sembrava un hobbit uscito dal bosco. Bandiera del Tibet in bella vista! L’impatto iniziale è stato deprimente: visuale pessima (in realtà le persone sul palco erano puntini) e volume bassissimo (ma grazie a Dio abbastanza pulito) a causa dell’enorme distanza dal palco. Ma poi ci si abitua e la musica conquista anche da lontano. Si apre con Reckoner e poi 15 step. Già dall’inizio è chiaro che si tratta di una In rainbows gig! Ma del resto me lo aspettavo e la cosa non mi è dispiaciuta: amo moltissimo questo ultimo album. Ho apprezzato molto All I need perché è il mio pezzo preferito dell’album, anche se forse mi aspettavo che la versione live fosse più incisiva... il primo vero brivido emotivo mi prende con Nude. Pezzo stupendo cantato in modo superbo dalla voce di Thom Yorke che dal vivo regala atmosfere sublimi. Questo è certamente l’aspetto più gradevole del concerto: la sua voce. Dolce e sofferente allo stesso tempo. Chiara ma con una meravigliosa intonazione decadente che la rende inconfondibile in tutto il panorama musicale. Insomma: un orgasmo uditivo. Airbag è legata al mio passato in modo molto forte. Ascoltandola dal vivo mi rivedo in momenti diversi e mi sale un po’ di malinconia. Weird Wishes Arpeggi l’hanno fatta con le onde blu dietro, come fossero sul fondo del mare. L’impianto elettrico era effettivamente un po’ tamarro, ma tutto sommato gradevole… c’erano questi tubi di luce (ovviamente si è poi saputo che era tutto a basso consumo energetico) che cambiavano colore ad ogni pezzo… fino ad assumere, alla fine tutti i colori dell’arcobaleno… in rainbows! Se fossi stato vicino al palco in certi momenti forse mi sarei psicadelicamente stonato. Non mi aspettavo per niente A Wolf At The Door e mi attendevo invece pezzi che non ci sono stati (in primis Karma Police e No surprises che adoro) ma è andata benissimo così. Meravigliosa Idioteque. Videotape è stata parzialmente rovinata dal tentativo di alcuni soggetti sotto di me di invadere il prato dalle tribune, tentativo sgominato dai poliziotti in tenuta antisommossa……. grida e fischi a coprire l'intera canzone! Verso la fine ecco una canzone che non avevo riconosciuto ma che ho gradito molto e che poi ho scoperto essere Go slowly da In Rainbows 2, che evidentemente non ho ancora ascoltato bene. Se il concerto è stato tutto bello, il finale è stato meraviglioso: la chiusa con Paranoid Android è stata fenomenale… il pubblico adorante… un tripudio di emozione… insomma: un concerto in climax ascendente. Grandi mitici Thom e soci!
PS. riporto le osservazioni dell'amico che era con me al concerto, in aggiunta al mio punto di vista. - Citerei anche 2+2=5. (Mi è piaciuto che abbiano suonato la prima e l'ultima traccia da "Heal to the thief", anche se probabilmente di casualità si tratta). La meravigliosa Idioteque è spuntata dalle ceneri dell'appena finita "Everything in its right place", con la voce di Thom ancora in "loop". Anche questa cosa mi ha fatto impazzire - .

mercoledì 18 giugno 2008

Changed a little



The time is going since you treated me so bad
And in this trouble I have tried to change my head
‘cause I am always so fragile in front of all
As if my heart was just a sort of crystal ball

It’s not the tears what I have to avoid again
But just this feeling of being poor almost homeless
The path in front of me is still so extremely long
And there are still so many new names I will call

It’s another time to grow
Drying the ocean of loss
There is not a written code
Just mistakes to build new road

Yes I am changed a little yes I am changed a little
‘cause of you
But I am not a widow no I am not a widow
Without you

No matter if I am so far from every place
We used to beat during those evenings of games
I’ve in my sight the rainy English countryside
And an old gardeners who’s looking at the sky

Yes I am almost sure it’s time to push the gate
To esc from the part of my life under your shade
It’s my necessity of believing I am mine
A new prospective in this loneliness I’ll find

It’s another time to grow
Drying the ocean of loss
There is not a written code
Just mistakes to build new road

Yes I am changed a little yes I am changed a little
‘cause of you
But I am not a widow no I am not a widow
Without you

domenica 15 giugno 2008

Da quando ho smesso



Da quando ho smesso di cercare
le briciole dei nostri orgasmi
inevitabilmente sterili
Ho raccolto le mie ossa nere
nei campi tra l’erba pestata
appena prima dell’alba umida

Da quando ho smesso di amare
le tue falangi traditrici
e il loro correre su di me
Ho compreso il senso di un tempo
frigido di passioni inutili
e di estivi venti ammalianti

Da quando ho smesso d’infrangere
con i gomiti insanguinati
il mio specchio di vita torbido
Ho di nuovo alzato le braccia
verso questo cielo apatico
tentando di strapparne un lembo

Da quando ho smesso di ridere
per questa giovinezza incompiuta
estinta su lenzuola impolverate
Ho creduto inverosimilmente
alle mille altre vite future
misere di mancanze d’assoluto

sabato 14 giugno 2008

Just a feather



Here I am trying to sing
My hands cold as iced winds
I am just a feather the life is transporting
To a Land still unknown as the reason to be

Over there I see mountains
The bells ‘round are ringing
I have the headlights pointed at the dark skies
No friend can share moments of awful delights

And it’s not mysterious
Behind me reasons are burning
‘cause there's nothing here to understand

I mistrust my freedom
But the chains are broken down
Nothing but my soul on which to count

Gravity it’s all that
Keeps me here going on to bet
Myself it is just an uncompleted puzzle
The missing tag makes everything so damn absurd

Let me here married with silence
Fear it is now on fire
It’s all real even if it is a strange dimension
I steer my body where it needs to go

And it’s not mysterious
Behind me reasons are burning
‘cause there's nothing here to understand

I mistrust my freedom
But the chains are broken down
Nothing but my soul on which to count

giovedì 12 giugno 2008

One Year among the brambles



Piove a dirotto. Da questa grande finestra vedo i vetri piangere litri di acqua. E penso che vorrei essere altrove. Ma oggi è una giornata in cui vorrei stare in piedi per abbracciare tutti voi con le braccia spalancate. Per ringraziarvi. Sì cari miei perché oggi è un anno che sono tra questi rovi. Un anno esatto dall’apertura di questo blog. E sì che ho giocato a nascondino,ma tanti di voi mi hanno anche scovato tra un rovo e l’altro! È banale da dire ma sono molto contento di avere aperto questo blog. Io scrivo da sempre e un po’ di tutto. Ma prima di nascondermi fra questi rovi non avevo mai condiviso la maggior parte dei miei scritti. E, rispetto alla paura iniziale, devo dire di avere trovato sulla mia strada di blogger, piacevoli sorprese e persone di grande sensibilità. E sono entrato nei loro mondi scoprendo anime splendide. E ne sono felice. È passato tanto tempo da quando i primi commenti mi hanno fatto intuire che forse potevo anche essere letto da qualcuno. E che c’erano persone in grado di leggere davvero tra le righe. Ricordo ancora che piacere immenso mi aveva fatto leggere il primissimo intervento di Miss Gas! Che poi non si scrive per essere letti, io scrivevo anche prima nello stesso modo, ma certe parole e certe condivisioni fanno bene, inutile negarlo. Quindi grazie per avermi fatto compagnia fra i rovi per questo primo anno! Grazie davvero. Daniel.

martedì 10 giugno 2008

Her face was just a smear on the pane



Ho compreso il significato della parola ADDIO in una squallida stanza di Carmarthen, sulla Priory Road, uno di quei luoghi dove il Galles sembra solo un’ombra colorata dell’Inghilterra industriale. Ho lasciato il rumore assordante dei pubs colmi dal bank holiday e sono ritornato solo nella mia STANZA PROVVISORIA per cercare nel sonno l’illusione atavica di fermare i pensieri. Ho scavalcato le scale scricchiolanti e ho raggiunto il mio loculo di moquette ocra e viola. Dentro, la luce dei lampioni e le gocce scintillanti sul vetro della finestra, mi hanno fatto pensare alla cuccetta di un treno. Mi sono spogliato e disteso sul letto. Nessun rumore tranne quello della pioggia. Nel momento in cui il mio corpo ha toccato le lenzuola ho sentito una devastante sensazione di FREDDO e ti ho visto. Ho scorto il tuo viso allontanarsi. Ho sentito le tue mani staccarsi dalla mia schiena. Ho avvertito il calore del tuo corpo abbandonarmi definitivamente. E ogni cellula del mio essere ha sperimentato il gelido soffio dell’ABBANDONO. Ho pensato fosse il momento giusto per piangere ma i miei occhi chiusi non hanno lasciato passare nemmeno un lacrima. Cosa potrà giustificare il dolore immenso che provo? Cosa ci sarà da raccontare di questo squallore interiore in cui sono immerso? Soltanto l’idea ancestrale che alla morte segua sempre una nuova vita, esattamente come all’inverno segue l’estate. Fa sempre più freddo in questa camera. E sembra la pioggia voglia affogare definitivamente questa terra di eroi. Sono scappato a migliaia di CHILOMETRI da casa e ti ritrovo qui. Ma per l’ultima volta. Perché io non sono capace di voltare pagina. Ma di strapparla sì. Questo sei: una PAGINA STRAPPATA, lasciata sotto la pioggia battente, lungo una strada anonima del Carmarthenshire. “She caught the bus "Oh I'll go anywhere" She caught the bus, her face was just a smear on the pane”.

Le parti in inglese sono tratte da “The Chalet line” by Belle&Sebastian

domenica 8 giugno 2008

A child, honestly



Crazy I’ve been a little time
Waiting the falling of the sky
Lately you’ve been into my mind
Fading then as I call your rhyme

Tell me if one day I’ll be fine
As if some true love I will find
The streams are strong for the springtime
I need a prayer of a new kind

There is no choice I can avoid
But I can’t chose always alone
The future is a little boring
If you want to programme all

I breath answer in the wind
I feel a child honestly

Bitter is the taste of my life
Cinder is what I hold sometimes
But I play cards against the clouds
If I will win the sun comes out

Singing the pleasure of my soul
Victim of my own absurd hope
I cry while I am smiling too
And I am everything I could

There is no choice I can avoid
But I can’t chose always alone
The future is a little boring
If you want to programme all

I breath answer in the wind
I feel a child honestly

sabato 7 giugno 2008

Isobel Campbell & Mark Lanegan, 31 maggio, Bologna (Estragon)



È parecchio tempo che non scrivo di musica. Why? Per il semplice motivo che da tempo non assisto a concerti. Nell’ultimo mese ho persino pensato di stare allontanandomi dalla Musica e la cosa ha fatto tremare la mia anima fin nel profondo. Perché senza Musica io non sono nulla. Per ricominciare ho avuto la fortuna di assistere a un bellissimo concerto, esattamente una settimana fa. Loro sono la algida Isobel Campbell e il truce Mark Lanegan. Lei, già ex Belle&Seabastian (e questo è già sufficiente per essere amati alla follia dal sottoscritto) ha una voce che è una carezza per l’anima.. delicata, sottile, pura come il cielo di una mattina serena di inverno. Lui è Mark Lanegan (già cantante degli Screaming Trees, band della west coast che faceva una sorta di hard-rock psichedelico) voce bassa bassissima e calda come il deserto dell’Arizona.. lui l’anima te la grattugia per bene graffiandola dalle profondità abissali di tonalità irraggiungibili per molti uomini (io personalmente me lo sogno di arrivare così in basso con la voce). Ecco che questi due esseri con le voci opposte… assieme compiono un miracolo, a mio parere. Le due voci si fondono in modo straordinario. Dando veramente la percezione di un tutto assolutamente completo. Il concerto si apre con la voce di Mark che canta sopra a qualche nota di chitarra “I have travelled the world around..”..l’inizio di “Seafaring song”, il primo pezzo del nuovo album dei due (il secondo) “Sunday at devil dirt”. Già da qui si capisce benissimo quale sarà l’atmosfera (magica) di tutto il concerto. Sono cascate di emozioni liquide quelle che si riversano sull’anima. Il duetto tra i due raggiunge secondo me il suo apice con “Who built the road” che dà veramente l’idea di stare assistendo a un qualcosa di speciale. Poi “Salvation” con quel suo tono così immensamente consolatorio che quasi mi porta alle lacrime.. e “The Raven” che sembra un requiem.. e “Keep me in mind sweetheart” che è un pezzo di quelli che sembrano purificare l’anima… Dal primo album, mi ha emozionato “Ballad of the broken seas” (che per altro dà il nome all’album) in cui il folk diviene poesia, come da migliore tradizione neo bardica. E poi fantastico il pezzo di Isobel sola “Saturday’s gone” che è un velo di seta disteso sul cuore. Isobel, oltre a cantare, ha suonato qualsiasi strumento.. dal contrabbasso al piano… dalla chitarra alle piccole percussioni… ecc. Isobel è anche autrice dei pezzi.. e direttrice generale di tutti i musicisti che osservano ogni suo cenno e indicazione! Insomma un gran concerto nel complesso! Ma come sempre qualche appunto devo farlo eh! Insomma, va bene essere truci e cupi (…io dovrei tacere in proposito) ma Mark ha un po’esagerato: non un saluto, non un sorriso, non un “thank you”, non un piccolo cenno rivolto a un pubblico in delirio… va bene tutto ma un minimo gesto di umanità io lo avrei gradito. Ok che sei sul palco per cantare (e lo fai divinamente) ma… Anche la bellissima Isobel non si è sprecata.. ma almeno un paio di grazie accennati e qualche bel sorriso al pubblico, ci sono stati. Ritengo che però in questa poca empatia col pubblico, abbia avuto un ruolo importante l’azione di disturbo della “musica” del vicinissimo luna park, piazzato appena fuori dall’Estragon. Sono rimasto sconvolto dal fatto che, tra un pezzo e l’altro, si sentisse dentro il locale il “tunz tunz” delle giostre. E anche Isobel ha chiaramente fatto intendere di non gradire. Questa cosa è per me scandalosa e non ci sono parole. A parte queste puntualizzazioni… grandi Isobel e Mark!

mercoledì 4 giugno 2008

Your eyes, they turn me


Per prima cosa mi ha colpito la dolcezza dei tuoi occhi, raccolta come un fiore d’inverno , tra il verde del giardino e la facciata del palazzo in decadenza. Consapevole della grandezza della tua anima, ho interpretato quella dolcezza come la conferma che la complessità e la semplicità possono davvero coesistere. Il tuo sorriso mi risponde con grazia alla domanda inconscia sul perché mi trovo in questo luogo. "Your eyes, they turn me. Why should I stay here? Why should I stay?". Poi ti seguo perché sento che è la cosa giusta da fare. E ci aggiriamo fra i corridoi in cui spazio e tempo si popolano degli spicchi delle nostre anime. E raccogliamo risposte tra la gente distratta e negli angoli più improbabili. "I'd be crazy not to follow , follow where you lead". Ho l’impressione fondata che la nostra percezione del mondo sia quanto mai simile e che sia allo stesso tempo diversa da quella delle persone che ci circondano. Mi sembra di intravederci dall’alto, come due puntini colorati in mezzo a una folla in bianco e nero. Ci muoviamo all’unisono. Mi accorgo che forse non c’è bisogno di parlare. Leggiamo il mandala che emerge come per incanto dalla sabbia e ci sorprendiamo stupiti di fronte a verità conosciute. Poi sorridiamo di fronte ai miei meridiani in equilibrio precario e alla tua profonda idratazione. Le parole emergono in modo più immediato ogni ora che passa, come insetti ronzanti che sentono il tepore della bella stagione. E così iniziamo a parlare di voglie di fuga e di nodi millenari da sciogliere. E ci rendiamo conto di quanta similitudine ci può essere in vite così diverse e distanti. Il sole del primo pomeriggio ci sussurra di provare qualcosa di nuovo. Qualcosa che possa alleggerire le nostre menti appesantite dal quotidiano. Sdraiati su due lettini paralleli lasciamo che mani esperte prendano possesso dei nostri visi tesi e li trasformino in morbido cotone in fiore sotto il sole. Riesco a entrare in una dimensione a me sconosciuta. Vedo il mio mondo con tutte le sue atroci asperità e non ne ho più paura. Tutto mi sembra affrontabile e risolvibile con un semplice ma immense respiro. Non ho più paura di cadere, né di camminare fino al confine del mondo, immerso nel miele di questa consapevolezza. È la mia possibilità per rinascere per l’ennesima volta? “I follow to the edge of the earth and fall off. Everybody leaves if they get the chance and this is my chance”. Il ritorno alla realtà è un trauma che solo la tua presenza vicina riesce a mitigare. Ci guardiamo con complice incredulità. Fuggiamo! Ti parlo di un nuovo mondo che ho sfiorato per un lasso di tempo indefinito e che mi ha lasciato addosso un senso di leggerezza e di apertura verso il futuro. Mi parli di un baratro che avresti voluto esplorare ma che ti sei accontentata di osservare dall’alto temendo la mancanza di braccia forti per sorreggerti. La mia mente torna lentamente nella realtà e noi due ci mettiamo a passeggiare, peripatetici come i filosofi. Ma non è filosofia la nostra, solo la vita che ci racconta dei sui infiniti ma apparenti misteri. E l’acqua culla i nostri ultimi pensieri condivisi. Ultimi, ma solo per questa giornata. Uno giorno di luce, dopo tante notti interminabili. Just saying thank you with this rose.

Le parti in inglese sono tratte da “Weird Fishes/Arpeggi” by Radiohead