È proprio vero che è più semplice finire dove tutto è iniziato. È naturale chiudere un cerchio. Quello della vita. E dove è stato aperto è più facile chiuderlo. Qui tutto coincide, tutto ritorna. Sono mio figlio e mia madre. Nessun altro sa far scivolare la lama dentro di me come so fare io. “I'm my mother I'm my son. Nobody else is slipping the blade in easy”. Ci sono diari di 35 anni fa colmi di paure mai bruciate. Oggetti di persone dimenticate ma tatuate sul mio cuore. E poi c'è tanta sacralità. Tanta purezza, ormai lurida. Tanti nomi e indirizzi di chi è stato importante ma poi è scomparso. E un calendario fermo a dicembre 2011. Quando sono fuggito convinto di spiccare il volo verso chissà quale futuro. Senza sapere che sarei lentamente ma inesorabilmente precipitato. Poi ci sono gli specchi che vedono riflesso un uomo vecchio e stanco, là dove prima c'era un ragazzo con le guance gonfie di sogni. E poi ci sono tutti gli angeli, i maghi e le candele. Tutti in bianco e nero perché i colori fanno troppo male. Mi sembra di sentirli e di toccarli. “All the angels all the wizards, black and white, are lighting candles in our hands. Can you feel them, yes, touching hands before our eyes”. E tante parole. Italiano, inglese, francese, ebraico. Parole di vita e di morte. Di disperazione e di estasi. Sono tornato con la mia bambola ormai girata dalla parte dell'ombra. Più vicina alla fine che all'inizio. Ache il velo con cui ho cercato di nascondermi sta diventando nulla e non ho più voglia di scappare e di apparire diverso dal mio totale fallimento, ciò che sono. “Your veil is quietly becoming none. Call the wanderer he has gone”. Vorrei dire a tutti coloro per cui è così facile, con le loro ali perfette e quegli occhi bellissimi, che non è lo stesso per tutti. Che non è facile vivere all'inferno tutti i giorni. “And all those up there are making it look so easy with your perfect wings”. Qui e ora, sarebbe così facile chiudere questo disastro di vita, sarebbe sufficiente lasciarmi scivolare giù. Da questo davanzale al secondo piano. Eppure una volta c'erano le rose.
Le parti in inglese sono tratte da “Sister Janet” di Tori Amos.
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