domenica 12 settembre 2010

Rosh ha-Shannà


E così siamo nel nuovo anno, secondo la tradizione ebraica. Soltanto qualche giorno fa, luna nuova di settembre, era l’inizio del Rosh ha-Shannà, due giorni di preghiera intesa, al culmine della quale viene suonato lo shofar, il corno d’ariete il cui suono segnala i momenti-picco della vita. E mi interrogo su questa necessità umana impellente di trovare punti di inizio e di fine. Per rivalutare tutto da capo, continuamente. Una necessità che sento forte dentro di me, anche se non mi è chiara la sua origine. È come un processo continuo di autovalutazione in cui si cerca di trovare una spiegazione al cambiamento e di potere individuare cosa sia effettivamente cambiato in noi. Per dirlo secondo la tradizione cabalistica, che affonda le sue profonde radici nell’ebraismo, si cerca di unire Conoscenza e Vita per risolvere la dualità da cui l’umanità è perseguitata: comprendere come trovare Vita nella Conoscenza e Conoscenza nella Vita. Eppure in tutti i momenti di passaggio mi sento sempre così imperfetto e lontanissimo da questo equilibrio che penso possibile ma altrettanto inaccessibile alla mia persona. Come se mi mancasse la lezione fondamentale per capire. “Lesson in survival spinning out on turns that gets you tough, Guru books-the Bible only a reminder that you're just not good enough”. E penso a tutte le certezze perse lungo la strada e a come esse sbiadiscano dinnanzi a questo sole d’autunno così ferocemente delicato e malinconico. “You need to believe in something once I could in our love, black road, double yellow line. friends and kin, campers in the kitchen. That's fine sometimes but I know my needs my sweet tumbleweed, I need more quiet times by a river flowing…and the sun going down”. E penso che forse questa ricerca di sacro che attanaglia il mio presente e il mio passato, altro non sia che la ricerca di una dimensione perduta e mai più raggiunta. Forse occorre solo lasciarsi andare lungo questo fiume del tempo che ci scorre davanti e verso cui opponiamo inutilmente resistenza. Accettare la vita senza pretendere di conoscerla. E raccogliere i frutti dolci della nostra assoluta imperfezione. In ogni caso “Shannà tovà” (buon anno) a tutti.
Le parti in inglese sono tratte da “Lesson in survival” by Joni Mitchell

12 commenti:

Freya ha detto...

Non sono mai stata una persona molto spirituale però mi incuriosisce e attrae molto questa ricerca del Sacro così diffusa e primordiale nell'uomo, forse proprio perchè è un qualcosa che non mi appartiene....
Ti auguro una buona serata.....
Grazie del tuo passaggio....
Ciao

Sonia Ognibene ha detto...

Sì, hai detto bene, "forse occorre solo lasciarsi andare lungo questo fiume del tempo che ci scorre davanti e verso cui opponiamo inutilmente resistenza. Accettare la vita senza pretendere di conoscerla".
Ti abbraccio.

Jessica Moh ha detto...

Serena settimana

Daniel ha detto...

Per Freya
Ciò che ci incuriosce e ci attrae alla fine ci appartiene sempre un po'! Grazie, un saluto

Per Sonia
Grazie, credo sia davvero l'unica strategia da mettere in atto all'interno della situazione umana.
Un abbraccio

Per Jessica
Serena settimana a te!

Anonimo ha detto...

Caro,ti pensavo stamattina.
Io...sto.Male,tendenzialmente.
Di nuovo,tendenzialmente.

Divorata e rigurgitata dal questo eterno ritorno di dolore.
Sono stanca,fragile,materialista.

E non ho più niente da aspettare.
So che capirai cosa intendo.

Un abbraccio

Isotta

riri ha detto...

Ciao Daniel, anch'io penso che sia necessario lasciarsi andare, certo non sempre è possibile, ci sono momenti in cui si torna indietro, molto indietro, allora vien voglia di ritornare nel dolce tepore/involucro che ci conteneva prima di vedere "la luce".
Eppure anche questo malinconico sole pallido ci parla ed è la vita stessa che va, nonostante tutto e tutti.
Un abbraccio giovane Poeta ed un grazie dal cuore.
ps. qui da te c'è sempre da imparare :-)

Cielo ha detto...

Caro Dani, sto benone, nonstante al centro di un uragano.. Non tutte le tempeste sono distruttrici però.. Ti abbraccio forte forte.

Daniel ha detto...

Per Isotta
Mia cara..ti capisco fin troppo bene. La fragilità e il materialismo corrodono la mia anima ogni giorno..nella disillusione costante che caratterizza il tempo che passa.
hope something may change
embraces

Per Riri
Commentando hai scritto quasi una poesia prosastica. Grazia cara per la tua dolce saggezza di donna.
un abbraccio

Per Cielo
Sono contento di rileggerti tra i rovi e soprattutto di sapere che stai bene! Attenta a stare sempre nell'occhio del ciclone, poi ti stanchi eh! ;-)
Un abbraccio forte

Fly ha detto...

Se fossimo in perfetto equilibrio avremmo raggiunto il nirvana... purtroppo la lotta tra gli opposti imperversa ogni giorno della nostra vita... ora prevale uno... ora l'altro... l'unica cosa che possimao fare dal punto di vista terreno è considerare entrambi gli aspetti contemporaneamente anzichè prendere in considerazione solo uno con il giudizio...
baci...
Fly

Daniel ha detto...

Mia cara,
hai proprio ragione... la dualità non va neppure pensata... siamo unici e unitari..
un abbraccio
D

Anonimo ha detto...

Caro Daniele,
trovo giustissima la frase nell'ultima parte del pezzo. Credo anch'io che sia necessario non pensarci troppo su certe cose e lasciare che la vita scorra, insomma accettare che non vuol dire però sottomettersi ad essa. Un pò come per la concezione nipponica nei confronti dei disastri, accadono e basta, non ci puoi far nulla....

un abbraccio forte

p.s. Grazie ancora per gli auguri :)

Daniel ha detto...

Per Elyse
Mia cara, sono molto affascinato dalla concezione nipponica del mondo.. anche se la conosco solo un po' attraverso la letteratura e non bene dal punto di vista sociologico e - soprattutto - mistico.. ma prima o poi vorrei addentrarmi anche in essa... per ora esploro l'ebraismo..
un abbraccio
D