Bloccato in casa dalla neve. Questa casa fortezza. Antica, ma calda per la prima volta dopo anni di abbandono. Consapevole di essere irrimediabilmente senza via di uscita. Qualunque cosa accada non posso uscire, non posso allontanarmi da qui. È una sensazione strana, quella di non avere scelta. Una sorta di lievissima ansia che pervade la parte bassa del ventre, mi sale fino al collo e mi lascia per un istante senza respiro. La mia mente corre a tutto ciò che deve essere rimandato e, dall’altra parte, a tutto quello che potrei fare in assenza di impegni esterni. Poi resto inaspettatamente al buio. Un lieve panico si aggiunge all’ansia. Ma poi cerco una candela e tutto sembra nuovo. La luce è soltanto quella del fuoco, la candela e il caminetto che arde scoppiettante. Mi ritrovo solo davanti alla finestra. Fuori non ci sono luci per chilometri, eppure quel bianco immenso sembra brillare di luce propria. Cosa vorrei ora? Il silenzio e il buio aprono una voragine immensa dentro di me. Spegnendo le luci esterne, si accendono quelle nel mio cuore. E vedo tutto quello che sarei voluto essere. E osservo tutta la vita che non ho mai vissuto e che non vivrò più. Piango lacrime di cristallo che riflettono sia il rosso del fuoco che il bianco della neve. La primavera è lontanissima, non è nemmeno intuibile. Sepolta dal bianco che sta coprendo il mondo. “Staring out your winter window at a silver sky, you know you've been to, in a kiss upon a day before a spring. Winter lady, cry those crystal tears. He won't know what he's missed ‘til love's too late, you've changed your mind. And it's my turn to sing”.
Le parti in inglese sono tratte da “Winter lady” di Joni Mitchell
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