giovedì 21 giugno 2007

I watch me be this other thing

Ti ho chiamato quattordici volte inutilmente. Giorno dopo giorno, fin da quando la pioggia ha iniziato a parlarmi di te. E del tuo dolore infinito. Quattordici è un multiplo di sette. Sette come gli Angeli dell’Apocalisse. Sei due volte l’Apocalisse. Pur non avendo ancora capito se il tuo nome sia composto da due o tre sillabe, sono partito per cercarti. Un nuovo sole del tardo pomeriggio mi ha accompagnato. Come un segugio ho annusato la tua disperazione. “Just when you’ve escape, you have yourself to fear”. Ho guidato senza sosta, fin oltre le colline blu, dove più di una volta abbiamo parlato con le nuvole. Dici che io non ricordo più nulla ma sei tu ad avere dimenticato tutto, nel tuo impegno costante di rappresentare la vita, nel tuo correre dietro alle motivazioni, sempre più assenti. “It’s grim but never dubious as motives go. One thing she’ll always promises.. is a show”. Percepisco la tua presenza ma non ti vedo lungo queste vie sconosciute. Guardo i visi dei passanti e in ogni istante mi pare di intravedere la tua faccia apparire. Ma non ci sei. Dopo i mesi di interminabile assenza fisica. Dopo gli incendi che hanno sconvolto i nostri universi. Dopo la neve, la pioggia e il sole. Dopo che la musica si è spenta. Io sono ancora qui a cercarti, come se niente fosse cambiato. Come se le parole acide dell’inverno non avessero lacerato per sempre il filo che ci teneva legati indissolubilmente. “The lily white matricide from vicious words, it doesn’t leave a scratch so therefore, no one’s hurt”. La tua assenza inizia a diventare epica. Così come la tua presenza è un tarlo che rosica la mia anima. La tua figura da ingombrante è divenuta fatiscente. Davanti a questo fallimento sono costretto ad ammettermi che non so più chi tu davvero sia. Forse non fai più parte del mio mondo. Sei altro da me, altro da noi: razzismo inconsapevole dell’anima. Ti cerco in un’altra dimensione ma non ti trovo. “I watch me be this other thing and never know, if I’m marooned or where the Purple People go”. Non so se sia tu o se sono io ad essere altro da se stessi. (14 giugno 2007).

PS. Le parti in inglese sono tratte da "Purple people" by T. Amos

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