giovedì 13 settembre 2007

Franco Battiato, 7 settembre, Reggio Emilia



Pur adorando all’inverosimile alcuni suoi testi e la sua straordinaria capacità di innovarsi rimanendo sempre se stesso, non avevo mai visto Franco Battiato in concerto. Così, quando un amico mi ha chiesto di andare con lui, ho accettato di buon grado. Sono molto contento di averlo visto, mi ha emozionato e questo è l’importante: tuttavia non posso dire sia stato, a mio modesto parere, un concerto senza pecche. L’inizio è stato favoloso. Davanti ad un’arena della Festa dell’Unità colma di gente (ok: per Battiato avrei preferito un teatro, lo ammetto), è uscito da solo ed ha cantato da seduto alcuni pezzi eccezionali. Ad ogni pezzo si scopriva un tendone dietro di lui e apparivano alcuni dei musicisti. All’inizio è stato essenziale: quasi soltanto la sua voce e gli archi. “Povera Patria” è stato un tonfo al cuore: applauso generale della folla durante la frase “Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni..”. Quello che amo di lui e che sa essere sempre attuale nei suoi testi….. talora è quasi profetico. Dopo un po’ però sono entrare le ragazze di un gruppo che, a quanto pare, lo sta seguendo nel suo “Vuoto” tour… tali MAB. Ora: non dico che le ragazze non abbiano grandi potenzialità (ho apprezzato soprattutto la vocalità della cantante, davvero notevole!) e non siano brave.. però purtroppo non le vedo ben associate a Battiato e al suo repertorio. Loro fanno un punk estremo.. che non ha a che fare molto con il Battiato che piace a me (ok: verso di lui sono un po’ tradizionalista). Certi pezzi sono diventati troppo rumorosi e hanno così perso la loro magia. In alcuni casi la voce di Franco non arrivava nitida come certi testi richiedono. Ho appena letto che Battiato ha detto delle MAB: “Loro mi piacciono perché sono estreme”; capisco bene cosa intende ma secondo me l’alchimia non ha funzionato. Anche l’apparizione di Sgalambro non mi ha lasciato il segno che speravo: ha letto alcuni testi con sottofondo musicale ma, contrariamente a come spesso mi accade, le sue parole non mi hanno affatto sfiorato in profondità (vedi “L’ombrello e la macchina da cucire”, album a mio parere straordinario, i cui testi sono del filosofo). Insomma, alcune cose non mi sono piaciute, tuttavia non sono mancate le perle. Interpretazioni splendide di pezzi che adoro, come “Sesso e castità”, “E ti vengo a cercare” e “La cura”, mi hanno comunque fatto cantare e urlare “Grande Franco!”. Al prossimo concerto però lo vorrei più mistico e meno rumoroso!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Come sempre preciso e attento, il tuo resoconto. Credo tu abbia ragione, non sempre, pur attraendosi, mischiando due "estremi" si ha un buon risultato, soprattutto quando a perderci è una certa concentrazione interiore. Buon giovedi Dan. Gas