lunedì 31 marzo 2008

She would meet you there in the winter



Ci sono voluti alcuni giorni per riordinare i pensieri. Per assorbire le emozioni e permettere loro di divenire parole. Nel frattempo la Pasqua è passata.. e anche la domenica in Albis.. Nel frattempo l’inverno è finito.. e la primavera pare davvero essere arrivata. In fondo però è trascorsa poco più di una settimana, e sovente la mia mente torna ancora là, a quel venerdì. Santo. Quel giorno di passione e di ricordi riesumati, resuscitati come dei immortali. E mi ritrovo a rivivere quei momenti.. preziosi come il sangue caldo sul ghiaccio. Perché non ero sicuro di trovarti lassù … Anche se in fondo lo sapevo perfettamente.. sei stata tu a lanciarmi la corda per risalire la montagna e arrivare fin dove le acque si dividono.. e io l’ho seguita, scavalcando crinali nebbiosi e attraversando cieli grigi.. senza temere nulla, nemmeno la morte di Dio.. “I thought it was Easter time, the way the light rose, rose that morning. Lately you've been on my mind, you showed me the ropes, ropes to climb over mountains and to pull myself out of a landslide of a landslide”. Sono arrivato quando la pioggia aveva ormai lasciato il posto alla neve. Una vera bufera a salutare il primo giorno della primavera. Tu già ti eri avviata sotto il porticato che va al santuario. I capelli già bianchi di neve. “She with her honey hair. She would meet you there in the winter”. Io mi chiedevo cosa fossi venuto a fare fin quassù. L’ho capito quando ti ho vista sorridere incredula e quando siamo entrati nella Chiesa, fredda e buia. Solo qualche candela nella penombra. Io sapevo di essere venuto per piangere. E ho ottenuto quello che volevo. Pur non amando il racconto della Passione secondo Giovanni, così povero di particolari, così apparentemente gelido. Ma ecco apparire le lacrime millenarie sui nostri volti. Lacrime che conoscono l’immortalità del dolore. Poi ho tentato inutilmente di ripartire. Ma la neve ormai aveva coperto ogni cosa. E allora addio ai programmi per la serata e per il giorno dopo. E allora ho accettato la mia infinita impotenza di fronte alla forza immensa della Natura. Ho osservato i tuoi occhi brillare di gioia e ho capito per l’ennesima volta che certe cose devono accadere, inevitabilmente. Quella sera mi sono visto riflesso sul tuo volto: non accadeva da tempo. Quella sera abbiamo messo le nostre vite tra parentesi. Gli amori e la sofferenza degli anni. Le parole non dette e quelle ripetute troppe volte. La lontananza e l’abbandono. Come se nulla fosse importante. E siamo riusciti a ridere. Ci siamo beffati del mondo, lontano. In questo paradiso candido e puro. Una cena povera ma di una ricchezza ormai sconosciuta ai nostri cuori malati di inedia. Devo confessarti una cosa, ma vorrei la tenessi per te. Ogni volta che ti ho visto ridere ho sentito la voglia di ballare. E tra i pianti di morte dei fedeli abbiamo brindato alla vita, noi due, come non facevamo da secoli. “I raise a glass, make a toast, a toast in your honour I hear you laugh and beg me not to dance”. Dopo la cena siamo andati nelle stanze scure di legno antico e bianche per i riflessi delle finestre colme di neve. E abbiamo gustato le nostre solitudini appagate di emozioni. Avrei voluto scrivere, come certamente hai fatto tu nella stanza accanto. Ma non sono riuscito a mettere sul foglio una sola parola. Mi sono addormentato con la penna in mano. Come da ragazzino, quando sentivo l’ispirazione scorrermi nelle vene ma non avevo ancora avuto la forza di tagliarmi il cuore per lasciarla uscire. Tu sei stata la prima a dirmi che bisogna imparare a mescolare anche le fiamme. “The flames you stirred. Yes, you could stir”. La montagna mi ha tenuto con sé fino alla tarda mattinata. Siamo stati ad osservare la neve cadere dalle finestre, senza parlare. Quando il cielo ha smesso di sbriciolarsi sul mondo ho capito fosse il momento giusto. E tu mi hai guardato consapevole che sarei partito, di lì a poco. “…he's telling me it's time to let you go, let you go”. Qualcosa è cambiato. Ma non so che cosa. Ti ho salutato con lo sguardo, risalendo la strada a fatica e abbandonando questo nido miracoloso. “I thought I'd see you again, you said you might do, maybe in a carving, in a cathedral, somewhere…”

Le parti in inglese sono tratte da “Toast" by Tori Amos

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Si vivere di nuovo... Ma non ne ho alcuna voglia... Per nulla proprio! :P
'mazza, bella lettura di mezzanotte oh!
Un bacio.

Anonimo ha detto...

Hai creato una splendida ambientanzione, Daniele. Paganità e Cristianesimo si mescolano per evidenziare la tua "passione".
Il tocco anglosassone aumenta ulteriormente un voluto stacco che unisce tutte le lingue.
Bel pezzo, davvero. Un abbraccio

Donatella

digito ergo sum ha detto...

Credo che qualsiasi commento sia superfluo. Apprezzo tutto, anche Tori Amos...

Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Semplicemente meraviglioso...una colata di magma sul ghiaccio gelido.

Passione e grandezza sono tue caratteristiche,non mie...fidati.
La mia anima è piccola e angusta...ma si fa quel che si può.

Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Sei davvero sorprendente...Leggerti mi catapulta in un mondo parallelo. Non ti conosco, non ho ricordi dei tuoi luoghi, ma riesco ad immaginare tutto alla perfezione con la nitidezza che mi regalano le tue parole. Regali grandi emozioni, complimenti, sempre!
Baci

Fabioletterario ha detto...

Madonna, che sogno tutta quella neve! Lascio un invito ufficiale per un esperimento particolare... Ti aspetto da me, con qualche amico! :-)

Anonimo ha detto...

Le tue parole aiutano gli altri molto più di quanto tu non creda.
Sei prodigiosamente rasserenante.
Inchino,
Alisenzapiume

Anonimo ha detto...

beh si, ho aspettato di avere come al solito ,un po più di tempo per passare, e per i tuoi post me ne serve una lacrima in più...
pero, (oltre le scenario apocalittico,visto che bivacco 365 gg all'anno vicino al mare e al sud,e qua ci andrebbe un sorriso per la bellezza della natura che abbiamo intorno) non avrei che complimenti per l'ennesimo virtuosismo non ricercato e originale.

Anonimo ha detto...

Di struggente bellezza e trasporto…
Il messaggio più forte che leggo è il passaggio…
Dal gelo del tempo… alla passione incandescente del cuore…
Dal dolore immortale…. alla gioia pura dell’anima…
Dalle lacrime…. ai sorrisi…
Dalla solenne spiritualità… della cerimonia… al desiderio di ballare…. (che è preghiera espresssa col corpo)…
Dal mondo… al paradiso candido e puro…
… ancora più bello il passaggio tra voi due… la comunicazione autentica…
che bell’espressione “mi sono visto riflesso sul tuo volto”
è l’apoteosi… del passaggio… della comunicazione… dell’anima…

dall’eremo… al ritorno…
giammai uguali … il passaggio… il mutamento… è avvenuto…

Grazie per l’emozioni che hai saputo sapientemente restituire…
Ti abbraccio…
Fly

Anonimo ha detto...

Qualche minuto, rubato a questa vita che mi sta assorbendo, per leggerti e per allontanare, anche solo per poco questa mia realtà che. Neve e Fuoco, due elementi che conosco bene...Un abbraccio Daniel, grande, grande. Gas